martedì 28 agosto 2018
47 metri
Un film thriller-horror del 2017 che è stato ridicolizzato da una parte dei critici ma ha goduto di un certo riscontro presso il pubblico, 47 Metri era inevitabilmente nel mio destino, poiché l'orrore per l'abisso mi porta sempre a guardare questo genere di cose con profondità, immensità marine e squali (tipo Open Water, film di qualche tempo fa). Quindi per prima cosa diciamo che è un film mediocre, dopo di che passiamo a parlarne un po' (anticipando elementi della trama quindi SPOILER! correte via se volete vedere questo film).
L'idea prevede che tutto ruoti intorno a un'unica situazione: l'imprevisto imprigionamento sott'acqua, e i disperati tentativi di salvarsi. Non ci sono attori che possano vantare grandi performance qui (nel senso che, comunque sia, la storia non offre grandissime possibilità) ma l'australiana Claire Holt e la statunitense Mandy Moore hanno entrambe qualche film alle spalle e quindi dispongono di professionalità più che sufficiente per questa pellicola. Nel film le due sono sorelle: rispettivamente Kate e Lisa, la prima avventurosa e pronta a qualsiasi impresa, la seconda più regolare e tranquilla. Lisa ha "una cosa in più" rispetto a Kate, però: una relazione importante con un buon fidanzato, che però guarda caso non è in vacanza con le due sorelle.
Si scopre presto che in effetti Lisa è stata lasciata, in quanto persona troppo noiosa. Quando Kate propone di andare a compiere una delle sue prodezze, ovvero filmare gli squali dalla sicurezza di una gabbia metallica, Lisa si oppone ma Kate ha buon gioco a dire che almeno, quando potrà mostrare le foto, nessuno le dirà che è una persona noiosa. E la convince.
Questa premessa è di spessore pari alla carta velina, e certo farà innervosire le femministe. Inoltre m'ha lasciato perplesso nella sua logica (se il fidanzato sta già traslocando, a che serve ormai dimostrare "di non essere noiosa?"). Ma così va il film, le due sorelle partono all'avventura. Si affidano a dei messicani conosciuti da poco che le portano su una barca malconcia proprietà di un certo Taylor, dove la famosa gabbia metallica è visibile in tutto il suo rugginoso splendore. Alla vista della povertà di mezzi Lisa sta quasi per rinunciare, ma alla fine le due donzelle si muniscono di bombole, entrano nella gabbia protettrice e vengono calate di pochi metri per osservare i feroci predatori acquatici, che non mancano di farsi vedere. Quindi l'azione si trasferisce sott'acqua e vi resta fino alla fine, o quasi.
Ovviamente qualcosa andrà storto, e le due resteranno sole sott'acqua, anzi cadranno sul fondo, con circa un'ora di aria nelle bombole. Da quello che avevo letto in giro, pensavo che fossero imprigionate nella gabbia di metallo ma non è così: possono muoversi, e risalire di qualche metro per permettere il contatto radio con gli uomini sulla barca, quindi resta anche una voce dal mondo esterno. Ma risalire velocemente vorrebbe dire esporsi all'embolia, perciò una decompressione di cinque minuti è necessaria. Con gli squali in giro però risulta improponibile salvo che manchi qualsiasi altra alternativa.
Nel timore di morire per mancanza di ossigeno e di essere abbandonate, le due sorelle avranno lunghi minuti da trascorrere sul fondale; in effetti non sono abbandonate, e uno degli uomini che le hanno portate a quella pericolosa avventura morirà per cercare di dare aiuto, e ci saranno varie peripezie. Si salveranno alla fine le due sventurate? Lascio aperta la domanda, e concludo con un invito a vedere questo film, se siete appassionati del genere, poiché nonostante la prevedibilità riesce a creare una certa tensione. Se invece non siete soliti interessarvi alle pericolose storie del profondo del mare, evitate 47 Metri come la peste, perché qui c'è ben poco di altro.
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