Già che si è parlato da poco di come si consumano rapidamente le impressioni lasciate dallo spettacolo televisivo o cinematografico, ho avuto una strana sensazione guardando la prima puntata di Stranger Things, seconda serie. Come immagino sappiano tutti (o quasi), la serie è intrisa di nostalgie e miti anni '80, e di atmosfere "alla Stephen King." E già qui ci sarebbe da fare un appunto... poiché ne parlo un mese abbondante dopo che è uscita, gli appassionati l'hanno già esaurita con un "binge watching" ovvero facendosi un'ammazzata di puntate una dietro l'altra, cosa che normalmente Netflix ti permette di fare. E quindi a costoro gliene fregherà pochissimo di una ennesima recensione perché probabilmente la serie è già consumata e digerita.
Comunque la mia la dico lo stesso, avverto che si tratta di una opinione poco condivisibile con i veri "fan."
Non ho la nostalgia degli anni '80, anzi per me questi discorsi sulle "epoche" non significano gran che. Abbiamo le nostre vite, scandite da eventi belli e brutti, e quindi ciascuno ha avuto i "propri" anni ottanta, novanta, settanta eccetera. Certo questo significa comunque un sacco di esperienze condivise da tutti, tipo che una volta telefonavi col gettone dalla cabina o, per chi c'era e se lo ricorda, che una volta la TV era in bianco e nero, hai visto i cartoni coi robottoni giapponesi oppure non li hai visti, eccetera. Ma... per me non costituisce un particolare significato, né lo costituisce il fatto che una certa musica ne abbia fatto da colonna sonora, magari anche perché cercavo di ascoltare "cose strane" che non fossero ascoltate da tutti, in quel periodo. Né trovo così importante che in un certo periodo della mia vita sia uscito un certo film (ovviamente al contrario per valutare un film è importante il periodo in cui si colloca, ma è un altro discorso).
Tolto il "mito," che non sento molto, Stranger Things mi si è rivelato come uno spettacolo abbastanza estraneo anche se realizzato con cura, il che non toglie che fosse piacevole. Ricordo che, guardando la prima serie, m'ero emozionato per alcune vicende, la ragazzina vittima degli esperimenti, o il ragazzo antipatico a tutti, cui il fidanzato di Nancy, sorella di uno dei protagonisti, rivolge delle minacce e spacca la macchina fotografica, salvo per fortuna (spoiler!!) pentirsi alla fine della storia di averlo fatto. Ma non mi è mai capitato di approcciarmi con così poca convinzione a una
seconda serie. I ragazzini con le biciclette che cercano di risolvere grandi misteri, schivando nel frattempo i bulli, mi hanno francamente rotto le palle. Dopo la prima serie di Stranger Things, e dopo aver visto It, che condivide parte dello stesso immaginario (...e però non m'è parso quel capolavoro), direi che basta così.
Premesso quindi che certi punti forza della prima serie mi hanno incuriosito ma ora non c'è più quell'effetto, e premesso che non ho un imprinting di influenze kinghiane, sono costretto a ribadire quello che ho (e forse avete) già sentito in giro: la prima puntata della seconda serie si limita a preparare il palcoscenico per i nuovi avvenimenti, ma non avvia ancora la trama, ed è pesantissima, roba da convincerti quasi a lasciare perdere.
Riferisco anche quello che ho sentito in giro ma non sperimentato, ovvero che nelle ultime puntate questa serie recupera alla grande... di modo che val la pena di arrivare fino a lì. Cercherò di impegnarmi e arrivarci? Vedremo. Dipende anche dai tantissimi spettacoli che sono lì che aspettano gli spettatori.
2 commenti:
Sicuramente verso la fine l'intreccio va alla stragrande, anche se ho apprezzato più le storie dei personaggi che quelle della trama in sé, che secondo me diventa più confusa e più sci-fi rispetto alla prima stagione... :)
Moz-
Se diventa più fantascienza e meno horror forse non è nemmeno cattiva cosa...
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