Qualche tempo fa abbiamo visto il futuro secondo la visione di Jacques Attali (e se non avete tempo di rileggervi il post, era un futuro abbastanza orrendo, e che purtroppo si sta avverando). Parliamo adesso di Wolgang Streeck e delle sue riflessioni sul capitalismo.
La crisi del 2008 ha segnato un punto di non ritorno, dove l'economia è stata definitivamente ammazzata da un parassita, il capitalismo finanziario, che è troppo forte per essere corretto da altre forze sociali in una normale dialettica economica e politica, e troppo amorale per riconoscere i suoi errori e fare un passo indietro. Di fatto però, con una economia che non si riprende e che viene drogata di sussidi dalle banche centrali, è evidente che il giocattolo è rotto.
Nel suo Come Finirà il Capitalismo? il professore Wolfgang Streeck (sociologo ed economista) si interroga sulle prospettiva future del nostro sistema socio economico ponendosi soprattutto la domanda se il capitalismo sia arrivato alla fine, e cosa lo eliminerà definitivamente.
Tra i fattori più evidenti del declino del capitalismo sono il rallentamento della crescita economica (voluto anche da un capitale che non ha più bisogno di far nulla per aumentare, visto che il migliore modo di fare i soldi è manipolare i medesimi), un livello di indebitamento crescente nel mondo avanzato, che cerca di mantenere il proprio tenore di vita, e una crescente disuguaglianza fra i cittadini. Questo significa che proprio quei vantaggi che in sostanza garantivano la possibilità per il capitalismo di presentarsi come la migliore soluzione per tutti, ora vengono a mancare. E sono fattori che si influenzano a vicenda. Con la disuguaglianza molte persone guadagnano poco, e questo influenza la crescita, senza crescita il governo è costretto ad aumentare le tasse e quindi la collettività è sempre più indebitata, e così via.
Anche la democrazia sta male, con la crisi del comunismo. Con il dopoguerra e la rapida crescita economica era stato possibile raccontarci che le masse lavoratrici e i capitalisti potessero allinearsi tutto sommato sugli stessi valori. Addirittura si è inteso che la libertà di mercato e le libertà democratiche fossero valori inseparabili. Ora non è più così, e la gente comune si sente sempre più lontana da un ceto politico corrotto ed egoista, uniforme nell'affermare che non c'è alternativa alle proprie politiche inefficaci. Nel mentre i livelli di tassazione, soprattutto per i più abbienti, si sono ristretti, e la mano pubblica, indebitata e inefficace, è sempre più incapace di intervenire a raddrizzare i torti dovuti alle storture del sistema.
Pertanto la democrazia è sempre più una paratia di cartapesta, un teatrino che copre la realtà di una plutocrazia sempre più autoritaria. Per Streeck non possiamo sapere quando il capitalismo finirà, perché non c'è all'orizzonte una idea, di destra o di sinistra, che davvero possa imporsi a sostituirlo. Quindi le disfunzioni del sistema diventeranno sempre più gravi, con un susseguirsi di disastri sociali.
L'opposizione (politica, sindacale) che paradossalmente aveva mantenuto sano il sistema sta morendo, e dovremo quindi rassegnarci a vedere morire il capitalismo, rimanendo però con il suo cadavere fra i piedi ancora per un sacco di tempo.
Questo in breve (molto breve, ma non posso riassumere qui un libro complesso) dice l'autore. Staremo a vedere se ha ragione.
Consiglio questo libro ma, per quanto ne so io, non è disponibile in italiano.
6 commenti:
Sono convinto già da anni che costui abbia ragione e che questa crisi sia destinata a esaurirsi solo insieme al capitalismo, oggi allo stadio di malato terminale. Quanto ci metterà a morire e se sarà facile o meno sbarazzarsi del cadavere non saprei dire, ma quando il tanfo sarà davvero insopportabile sicuramente il modo di seppellirlo sarà trovato.
La situazione politico-sociale mi sembra cattiva ovunque, dagli USA all'Italia, passando per il Giappone. Tutti si lamentano della disuguagliaza e del cattivo stato del bilancio statale. Ma proprio per questo non credo che sia dovuto a scelte delle elite o ad una corruzione della democrazia o del capitalismo. Questi, di per sé, funzionano come dovrebbero.
Il problema sono i popoli, ovvero la caduta demografica, che ha alterato le basi di questi sistemi. Perché investire in Italia, se il numero di consumatori rimane lo stesso? Al limite investi in Cina o in Africa, perlomeno per ora. Perché cambiare le istituzioni, se il cambiamento costa sempre e la maggioranza della gente non è interessanta al futuro (cioé sono anziani)?
La democrazia riflette il volere della maggioranza della popolazione. Solo che la popolazione è anziana e quindi preferisce non rischiare un cambiamento che potrebbe danneggiarla. Il mercato funziona come prima, solo che non ci sono nuovi consumatori e quindi ci si concentra su quelli ad alto valore.
La crescita degli anni '70-'90 è stata, perlomeno in parte, parassitica: si sono portate (alcune) donne al lavoro, mentre (tutti) hanno smesso di far figli. Non si è investito nel creare nuovi cittadini/consumatori con il risultato che la crescita era drogata e si è mangiata quella di adesso. Abbiamo barattato un consumatore, di allora, invece di avere due nuovi consumatori, oggi. Tanti esperti parlano di immigrazione come soluzione a questo problema, ma anche le persone sono limitate. Anche se volessimo rubare cittadini agli stati africani, una volta che questi hanno raggiunto un certo benessere, da chi li prendiamo i nuovi cittadini/consumatori?
@ gabriele: Oh, ma i cittadini che "rubiamo" agli stati africani non vengono in Italia per farli diventare (perché qualcuno voglia farli diventare) ricchi consumatori da spennare. Qualcuno magari lo spera, qualcuno magari lo diventerà, ma in genere avverrà il contrario.
@ Ivano Landi: io vorrei vederlo morto sapendolo sostituito da qualcosa di meglio, chissà se il futuro mi concederà questo.
(Temo di no).
Come finirà il capitalismo? Male (e se lo sarà andato a cercare).
Sperando che le conseguenze non siano pesanti per i poveri Cristi...
Purtroppo, temo che pagherà come sempre chi non ha colpa, mentre chi ha creato il problema riuscirà a cavarsela.
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