lunedì 31 luglio 2017

USS Indianapolis

Dico subito che il faccione di Nicolas Cage che campeggia sul manifesto su questo film è stato un deterrente forte, ma ero curioso e quindi sono andato a vedermelo.
Il buon Cage prende i panni del comandante McVay, sopravvissuto a un tragico affondamento verso la fine della Seconda Guerra Mondiale, e poi tramutato in capro espiatorio per coprire i grossolani errori che comportarono un forte ritardo nei soccorsi. La nave è l'incrociatore Indianapolis del titolo, che fu impegnata in una missione segreta per trasportare alcuni componenti della bomba atomica, la prima, quella lanciata su Hiroshima.


Per parlare un po' del fatto storico: dopo l'importante consegna, la nave ritorna a compiere le sue ordinarie missioni che dovevano portarla prima a una base USA e poi di nuovo verso il fronte. Il film mette molta enfasi sul fatto che l'Indianapolis aveva navigato senza la scorta perché "in missione segreta" ma quando l'incrociatore fu affondato in effetti era tornato alla sua routine, e stava navigando verso le Filippine dove ci sarebbe stato un periodo di addestramento per le nuove leve che aveva imbarcato. La scorta non c'era per il semplice fatto che i Giapponesi in quella fase della guerra erano in grado di infliggere pochi danni.

Ovviamente le cose andarono male: il sommergibile I-58 era proprio in cerca di prede lungo il tragitto. Il comandante Hashimoto, uno che per la maggior parte della guerra aveva sguazzato in acque tranquille attorno al Giappone, non si era segnalato nemmeno in questa missione, finora. Aveva lanciato alcuni attacchi inefficaci altrove, usando anche i Kaiten, siluri guidati da piloti suicidi. Di fatto l'unica nave che riuscì ad affondare fu L'Indianapolis, che si presentò così a breve distanza che non c'era la possibilità di mancarla: pertanto Hashimoto la eliminò con una nutrita salva di siluri ordinari. Una serie di incredibili trascuratezze ed errori di comunicazione fece sì che passassero alcuni giorni prima che l'equipaggio dell'incrociatore venisse soccorso, per cui di 1.196 uomini alla fine solo 317 si salvarono (300 circa erano morti subito, nell'attacco del sommergibile giapponese).


Il capitano McVay fu processato, e il comandante dell'I-58 testimoniò a suo favore su una questione fondamentale, il fatto che l'Indianapolis non procedesse a zig-zag come avrebbe dovuto. Hashimoto dichiarò che il bersaglio era così facile che non ci sarebbe stato comunque scampo, parole che avrebbero dovuto salvare il comandante statunitense. Ma in effetti quello che la corte marziale voleva era un capro espiatorio che coprisse le responsabilità diffuse in tutto il sistema (un link in inglese per chi vuol saperne di più) e limitasse la pessima figura della marina, pertanto McVay non fu esonerato (e si sarebbe suicidato nel 1968). Per ironia della sorte, fatto non riportato nel film, la bomba atomica di Hiroshima annientò la famiglia di Hashimoto, che risiedeva proprio nella città scelta come obiettivo.

Per quanto riguarda il film, gli effetti speciali sono sotto il livello di guardia, sembrano da cartone animato, e certe scene ricordano quei filmati che vengono postati su YouTube riprendendo le immagini dei videogiochi. Non è molto meglio la recitazione di Nicolas Cage, perciò una storia che dovrebbe risultare estremamente drammatica, tra gente che impazzisce o muore divorata dai pescecani, e il dramma personale di McVay, risulta stranamente blanda, fiacca, poco emozionante. Le vicende collaterali che dovrebbero farci conoscere un po' di membri dell'equipaggio sono decisamente malriuscite anch'esse. Un cappellano coraggioso, due amici innamorati della stessa ragazza, neri che fanno a pugni coi bianchi per questioni razziali, un ufficiale autoritario e imbecille che tormenta gli uomini anche sulle zattere di salvataggio. La vicenda dei due innamorati è spudoratamente rubata dal film Pearl Harbour, compreso il fatto che uno dei due crescerà il bambino dell'altro, che non tornerà vivo. Perdonatemi l'anticipazione, e risparmiatevi di vedere il film.

Devo dire che per una volta tanto la verità storica, che di solito nei film USA viene violentata brutalmente e lasciata per morta sul ciglio della strada, stavolta è solo stata maltrattata un po', ma il film è riuscito male. Povero il budget, probabilmente, e scarsa l'ispirazione; si semplificano dettagli importanti sul come e perché questi uomini non furono soccorsi, e sui loro tormenti in acqua, mentre s'insiste in scene di risse o di vita a terra prima della partenza della nave... aggiungiamoci l'interpretazione non ispirata del protagonista... in conclusione da una storia assolutamente avvincente è nato un film che si guarda sbadigliando.



Una nota finale sulle unità di "attacco speciale" giapponesi. I piloti suicidi di aerei (impropriamente detti kamikaze) sono gli unici noti, ma le unità di attacco speciale comprendevano poveri cristi che si muovevano sott'acqua con cariche esplosive, motoscafi esplosivi che dovevano essere portati a impattare le navi nemiche, "mine umane" contro i carri armati, razzi con pilota (Ohka) e via dicendo. I kaiten erano siluri con un comparto dove faticosamente si poteva infilare un uomo, per guidarli servendosi di un periscopio. Collegati al sommergibile che li portava, ne limitavano la quota di immersione per via delle proprie caratterstiche, il che rendeva pericolosa la vita al sommergibile che ne era dotato. Il pilota una volta entrato non poteva uscire, e se mancava il bersaglio poteva (e doveva) farsi saltare. Purtroppo nel film, che è girato al risparmio, non si capiscono bene le caratteristiche di questi mezzi.
I kaiten affondarono qualche nave nemica, ma uccisero più giapponesi che statunitensi, poiché molti uomini morirono nei collaudi o in addestramento.

Ultimissima nota su un caso italico ancora più penoso. Mentre la tragedia dell'Indianapolis è stata dovuta a negligenza e incomprensioni, ma vi fu una piena mobilitazione a favore dei naufraghi quando si capì finalmente cosa stava succedendo, noterei che i naufraghi italiani della battaglia di Capo Matapan (tragedia che meriterebbe un film, ma sarebbe un film doloroso assai...) vennero soccorsi con forte ritardo poiché il comando della marina italiana mandò in aiuto solo una lenta nave ospedale, senza usare idrovolanti o altri mezzi veloci che pure si potevano trovare, e quindi lasciandoli a mollo a morire. Se centinaia di marinai statunitensi morirono perché per negligenza di alcuni si ignorava la tragedia, i comandi italiani erano invece stati avvisati dagli Inglesi stessi, vincitori della battaglia, che avevano mandato un messaggio radio non cifrato con le informazioni necessarie. Però si limitarono a inviare una bagnarola che, quando finalmente arrivò, trovò un'infinità di marinai italiani morti, ancora con il giubbotto salvagente addosso, e solo 160 superstiti da salvare (in totale morirono 2.331 italiani, secondo Wikipedia, notare che gli Inglesi salvarono dalle navi italiane affondate la ragguardevole cifra di un migliaio di uomini).



2 commenti:

M.T. ha detto...

La USS Indianapolis, oltre per il fatto storico, me la ricordo perché menzionata nel film Lo squalo: dalla tua recensione, è più avvincente il racconto che il cacciatore di squali fa nella pellicola di Spielberg che questo film.

L'Italia fa sempre le cose alla cavolo e poi pretende di far credere d'essere la migliore...

Bruno ha detto...


Sono uno dei tre che non hanno visto Lo Squalo e quindi non posso fare il paragone, giuro però che, anche se i pescioni si vedono, quella parte di USS Indinapolis è stranamente incapace di suscitare emozione. Diciamo che è un po' il problema di tutto il film.