martedì 25 aprile 2017

Tredici (13 Reasons why)

La famosa (o comunque molto pubblicizzata in questo periodo) serie di Netflix su una ragazza che si suicida e lascia una specie di diario-atto d'accusa da fare ascoltare (perché si tratta di vecchie cassette a nastro) ai presunti responsabili ha sollevato un certo rumore e avevo deciso assolutamente di verderla.
Ho cominciato, non so se e quando finirò perché per certi aspetti non è quello che mi sarebbe desiderato vedere. Ne parlerò un poco e dove ci saranno anticipazioni avvertirò in tempo.


Innanzitutto siamo ovviamente negli USA e nella solita città sfigata dove tutti vorrebbero andare via e che sta in mezzo al nulla (in Italia cosa dovremmo dire, ma vabbè...) o comunque non c'è nulla di interessante. Seguiamo la storia di Hannah (Katherine Langford, attrice australiana) che va in una scuola nuova, vive diverse situazioni di disagio e alla fine si uccide... questo non è uno "spoiler" perché è ben chiaro fin dalla prima puntata, o fin da quando avete sentito parlare di questa serie. I problemi di lei nascono molto dalle dinamiche che si instaurano nel suo liceo (traduco così high school che comunque indica le superiori). Voglia di seguire le dinamiche personali di questi ragazzi del liceo ne avrei anche avuta ma ci sono gli ovvi limiti... io sono troppo vecchio e quando avevo quell'età niente cellulari, niente chat, niente internet e insomma niente un sacco di cose belle e di str... (pardon) che ci sono oggi. E questo non toglie che fosse un mondo difficile anche allora ma la differenza di epoca mi impedisce ogni tentativo di immedesimazione e anche la differenza di società, perché il mondo USA, che conosciamo solo attraverso la TV, è molto diverso dal nostro.


Come mi è stato descritto da amici che hanno passato un po' di tempo là, il liceo negli USA è un mondo ancora peggiore di quanto sia da noi. Non per la difficoltà della scuola, anzi, i programmi sono, o almeno fino a qualche anno fa erano, molto all'acqua di rose rispetto a una scuola italiana seria (ma quello che io intendo per una scuola italiana seria magari sta diventando una rarità). I ragazzi che eccellono nello sport sono all'apice della scala sociale, e questo continua spesso anche nell'università, hanno un quasi illimitato diritto di vita e di morte su tutto e tutti e ovviamente le belle ragazze stravedono per loro (o comunque sono i tipi che vanno per la maggiore). Poi ci sono tutti gli altri, tra cui quelli bravi a scuola che più o meno, socialmente, non contano un accidente, e una certa quantità di esclusi, outsider per amore o per forza, ai margini della vita sociale scolastica (i due che hanno fatto il macello alla scuola di Columbine erano di questo tipo). I gruppi etnici sono una divisione forte, o abbastanza forte, non è che non possa esistere che il nero stia in mezzo al gruppo dei bianchi e non è che per forza i "latini" stiano solo tra loro ma dipende anche da dove ci si trova (quale città o stato). Una cosa che, pensando all'Italia, mi incuriosisce: da noi, adesso, gli immigrati si mescolano? Fanno gruppo a parte? Ho sentito storie discordanti. Ma passiamo alla storia.

Queste tazze le fanno a Deruta, vicino a dove sono nato io... come è finita questa qui nella serie?


Clay (Dylan Minnette), uno studente abbastanza riservato e "nerd," riceve un pacco con le cassette audio della ragazza che si è suicidata da poco. Non pensa di essere stato una delle cause anzi era un amico, a scuola e anche sul lavoro visto che i due erano anche colleghi di lavoro a un chiosco delle bibite (al locale cinema).
Ma a quanto pare la storia è lunga e complicata e Clay c'è dentro. Allora inizia ad ascoltare i nastri e il suo presente si mescola ai flashback di Hannah e del passato di lui (a volte i salti mi hanno un po' confuso ma devo dire che generalmente la regia di questa serie è ottima)

Hannah era una ragazza problematica, con poche amicizie, arrivata da fuori e inserita a fatica nella scuola. Con Clay avrebbe potuto stabilire un legame forte ma non è successo per colpa un po' di tutt'e due, e il suo gruppetto più intimo (un amico e un'amica appena arrivata come lei) non ha funzionato bene. I professori, il mondo degli adulti cerca di capire e di intervenire ma come al solito è inadeguato alla bisogna.

E fin qui sono arrivato io. Devo dire che per quello che ho visto [inizio spoiler!] non si capisce bene il disagio di Hannah. Con Clay ci sono dei momenti burrascosi, si capisce che forse potrebbero connettere ma non succede. Clay resta, per gli episodi che ho visto, solo un coglione (perdonate l'espressione) che sta in mezzo quando succedono le cose, il suo ascolto delle cassette sembra più un espediente narrativo. Hannah esce una sera con uno dei "jock," i ragazzi sportivi ammirati e prepotenti, e succede che questo le scatti una foto con le mutande a vista, e queste foto le vedano tutti (non è nemmeno colpa sua, ma poi non fa niente per disinnescare la situazione, anzi la peggiora perché in realtà fra i due non è successo niente ma lui fa girare delle vanterie). Quindi Hannah si trova addosso la fama della zoccola olttre alla difficoltà di inserirsi di cui soffriva già prima. Aggiungiamo la delusione per un'amica che si comporta da stronza, una lista fatta per gioco che gira fra gli studenti in cui Hannah viene apprezzata per il migliore fondoschiena, e una palpata che uno dei ragazzi dà al medesimo. Reazioni tragiche in serie, non dico che non sia successo niente ma finora nulla che sia da suicidio e la nostra protagonista appare anche una "drama queen," una che fa una tragedia di tutto. [fine spoiler]



Quello che mi delude di questa serie è che ci sia il giallo, il giallo vero e proprio. Al di là del fatto in sé. Il mistero da nascondere, gente che non vuole che certe cose si sappiano e gente che fa una investigazione e vuole sapere. Insomma, quello che avrei maggiormente apprezzato sarebbe stato se la serie, come un po' inizialmente credevo che fosse, fosse rimasta alla questione iniziale. Una persona si è suicidata, nessuno ha potuto impedirlo, adesso dobbiamo chiederci perché, scavare dentro, interrogare gli altri e noi stessi (*). Poi il focus è quasi esclusivamente sulle sofferenze di Hannah mentre delle situazioni in cui i personaggi maschili ne subirebbero di tutti i colori vengono minimizzate... un tipo piuttosto emo e alternativo è addirittura amico dei bulli anziché prendere pedate nel sedere dalla mattina alla sera, ecc... Per queste scelte devo dire che la serie mi sta annoiando un po' (anche se magari la vedrò fino in fondo).

Per quanto riguarda il messaggio... da una parte il bullismo andrebbe combattuto, mentre invece tutti si voltano dall'altra parte a cominciare dalla maggior parte dei professori e delle famiglie. Non capisco perché tante cose terribili, intimidazioni, pestaggi, persecuzioni sono derubricati a ragazzate e non puniti invece a norma di codice penale, vedreste che se fossero perseguiti sul serio finirebbero subito.

Aggiungiamo pure che il bullismo oggi vive anche di tecnologia e nessuno fa niente... nel caso di una ragazza italiana che si è suicidata (non scrivo il nome per scelta, non perché sono troppo pigro per andarmelo a cercare) un video compromettente non è mai stato rimosso da facebook nonostane fosse stata fatta richiesta. Il buon Zuckenberg fa soldi anche con le pagine di bullismo e di odio. E la legge non fa nulla: certe logiche non si fermano perché il dio progresso non vuole, in nome della condivisione istantanea di qualsiasi cosa.

Dall'altra parte le famiglie dovrebbero pensarci bene quando mettono uno smartphone con la macchina fotografica in mano a dei ragazzini, visto che molti scambiano foto intime senza pensare alle conseguenze. Si sente dire spesso che la gente va sensibilizzata ed educata. Certo, ma se questa è la scusa per non intervenire, con la legge e le punizioni, "sensibilizzare" non basterà mai.

Tuttavia il malessere di vivere sarà sempre con noi, nell'adolescenza e più tardi. Una persona soffre perché è esclusa, magari si suicida, magari no. Ci si può fare qualcosa? Quando qualcuno è tagliato fuori perché è brutto, non è simpatico, non è "popolare," non riesce a relazionare, nessuno sta commettendo un reato. Semplicemente non lo invitano a una festa, quando fanno conversazione non lo tirano dentro... Queste cose esisteranno sempre e tutti noi talvolta abbiamo subito una cattiveria, e magari qualche volta l'abbiamo fatta.

Giudizio finale sulla serie: mi riservo di esprimerlo, magari, in seguito.



(*) Nota, ma questa nota è uno spoiler quindi siete avvisati: il punto è che non si tratta di puro e semplice disagio esistenziale e di gente cattiva e insensibile. Hannah è vittima di uno stupro e quindi il suo suicidio ha una motivazione forte e indiscutibile, la serie verte in verità sul suo atto di accusa contro le persone che le hanno fatto del male e creato i presupposti o commesso il fatto. In questo senso, trovo la serie molto meno interessante di quello che avrebbe potuto essere, anche perché nella psiche di questa ragazza entriamo fino a un certo punto, tutto è imperniato molto più sui fatti.





2 commenti:

M.T. ha detto...

Serie di cui ho sentito parlare, ma che non ho visto (bellissima la tua frase "Innanzitutto siamo ovviamente negli USA e nella solita città sfigata dove tutti vorrebbero andare via e che sta in mezzo al nulla (in Italia cosa dovremmo dire, ma vabbè...)" :).
Condivido le osservazioni che fai sul messaggio che vuol dare la serie e le riflessioni su certi modi di fare.

Bruno ha detto...


Grazie per il complimento sulla frase bellissima.