giovedì 19 novembre 2015

Dragonfly

Se il fantasy di oggi si divide davvero tra i cloni di Tolkien e gli scrittori che parlano di mondi brutti e cattivi (Martin, Abercrombie), allora può essere benvenuta una storia che non ha niente a che vedere con entrambi questi filoni. Beninteso, sto esagerando nel definire il fantasy odierno come diviso in due "fronti contrapposti" e non voglio anzi impantanarmi in una polemica del genere, però è piacevole trovare un libro che ti spinge a esplorare un mondo la cui logica non è un riassunto di cose già viste e la cui ispirazione non è così immediata da cogliere. Il libro in questione è Dragonfly e l'autore Raphael Ordoñez: bella la copertina, strano il titolo (in italiano: libellula) che richiama la capacità di volare dello straordinario protagonista, un uomo che si sposta con un apparecchio straordinariamente lieve e robusto che gli consente il volo come se fosse un ultraleggero. C'è molta meraviglia e stranezza in questo e altri manufatti che compaiono nella storia; ancora più straordinaria è Enoch, la gigantesca città in cui si svolge la vicenda.

A quanto dice la recensione di Black Gate (blackgate.com) questo libro, il primo di quattro, è un'autoproduzione e anche la piacevole copertina è opera dell'autore. Inizialmente m'ero incuriosito ma ero trattenuto dal fatto che non vi fosse un'edizione digitale (come lamentava anche questa recensione, in inglese ma scritta da Davide Mana, blogger italico); adesso è disponibile a pochi euro in formato kindle. Problemino: si tratta di un testo in lingua straniera, con una certa quantità di parole inglesi antiche e desuete e strani termini scientifici (questi ultimi vi metterebbero probabilmente in difficoltà anche se il libro fosse tradotto in italiano). Tutto sommato ho trovato Dragonfly abbastanza leggibile e scorrevole, anche se l'inizio, con una specie di viaggio iniziatico del protagonista Keftu terminato in un triste ritorno al villaggio dove tutti sono morti, m'aveva lasciato un po' perplesso. La storia ci mette un pochino a ingranare e, di fronte all'immensa città di Enoch, l'ingenuità di Keftu e la sua ambizione di scalare fino al vertice della enorme struttura che dal centro della metropoli arriva fino allo spazio sembra un po' infantile.



Facciamo un passo indietro e parliamo dell'ambientazione: il mondo si chiama "Counter Earth" e quindi non è la terra ma ha una relazione con essa, che non comprendo. Ci sono molti aspetti fantascientifici ma anche elementi decisamente fantasy (spiriti e creature immateriali, sempre che non ci sia in seguito la spiegazione scientifica che sbuca fuori a sorpresa), e molto nell'atteggiamento mentale del protagonista, intraprendente, ambizioso e terribilmente in gamba, ma allo stesso tempo riflessivo e saggio quando necessario, mi ricorda il Severian di Gene Wolfe (la saga del Torturatore). Del resto la tematica che si assaporta in Dragonfly ricorda parecchio gli scrittori che hanno parlato della "terra morente," Wolfe, Jack Vance e C.A. Smith.

Il mondo conosce la tecnologia ma è crollato in una decadente semi-barbarie. Esistono la luce elettrica, le ferrovie, gli ascensori, le aeronavi e molto altre cose essenzialmente moderne, e specialisti che hanno una qualche cognizione del loro uso, ma questi elementi convivono con popoli selvaggi, strane creature, magia e superstizione. La metropoli è piena di macerie e quartieri deserti. Questa grande città, che si chiama Enoch, è guidata da un'entità, che immagino sia una intelligenza artificiale ma fa molto di più di quanto ci aspetteremmo, chiamata Cheiropt, la (traduco dall'inglese) "semi divina macchina sociale senza testa che governa tutta Enoch. Il suo centro è ovunque e da nessuna parte." Il popolo è diviso in una caste di poveracci (gli Helots, ovvero Iloti, se conoscete la storia dell'antica Sparta) e i Philytes, cittadini più sofisticati divisi in classi che a malapena riconoscono l'esistenza l'una dell'altra, anche se le persone si incontrano comunemente per strada. Questo bizzarro (e decadente) meccanismo retto dal misterioso Cheiropt ha soppiantato la civiltà degli Eldenes, antichi costruttori della grande torre che regge la misteriosa struttura sovrastante tutta Enoch, la cittadella affacciata sullo spazio esterno. Tale meta, in un mondo assai stratificato socialmente, è virtualmente irraggiungibile per un poveraccio come Keftu. Ma lui, che viene dal popolo estinto degli Arras e vorrebbe conquistare il segreto dell'immortalità, è pieno di fiducia e si illude di trovare quello che cerca in cima a questa struttura straordinaria.

All'inizio l'avventura del povero Keftu (che è un giovane proveniente da una tribù del deserto ma non ignorante del mondo tecnologico che lo circonda in Enoch) finisce in una trappola di malintenzionati che fanno di lui uno schiavo e un gladiatore, in seguito il giovanotto saprà destreggiarsi tra amici e nemici, belle donne e profeti intriganti, leader rivoluzionari e alleati non troppo affidabili, in una serie di avventure che purtroppo... sono assolutamente monche di un finale degno di questo nome. Ci sarà da leggere il secondo libro, quindi.

Libro complesso e a volte di difficile comprensione, un fantasy da leggere con attenzione, a tratti un po' pesante per chi, come me, di fronte agli autori ostici (vedasi ad esempio Erikson) talvolta perde la voglia e la pazienza. Questo primo libro della serie, Dragonfly, mi è piaciuto e spero di avervi incuriosito, ma è una lettura non facile e disponibile solo in inglese.



4 commenti:

M.T. ha detto...

Non so se può esserti utile a capire il termine Contro Terra (tradotto in italiano), ma in Adam Warlock, personaggio del mondo Marvel, esiste una Contro Terra, ovvero un pianeta uguale in tutto e per tutto alla Terra perché nata da un pezzo di essa, che si trova all'estremità del sistema solare. Naturalmente, anche se con le stesse caratteristiche, si sono sviluppate delle diversità.

Bruno ha detto...

Sì, il concetto di Contro Terra è stato sviluppato in un po' di modi (tra cui l'idea che sia un pianeta che condivide la medesima orbita, sostanzialmente uguale o assai simile alla nostra casa, ma posizionato in maniera che il sole impedisca sempre la visione reciproca tra la vera Terra e questo pianeta gemello). Quello che non si capisce in questa storia (che potrebbe essere benissimo ambientata sulla nostra Terra di un lontano futuro) è il ruolo della dualità dei mondi, se effettivamente esiste. Non mi pare ancora introdotta la necessità di una Terra alternativa.

Unknown ha detto...

Molto interessante. Me lo segno nei futuri acquisti. Grazie ;)La commistione di molti generi (tecnologia, creature magiche) la apprezzo se è ben miscelata. Quando lessi Perdido Street Station mi piacque molto, ma a volte tutti quegli elementi accostati mi sapevano molto da "mettiamoci qualcosa di tecnologico perché steampunk fa figo". Roba affastellata perché sì, non so se mi spiego.
Per l'inglese non è un problema, non lo mastico in maniera eccellente ma leggere libri in lingua è sempre un buon modo per allenarsi :D

Bruno ha detto...

Perdido Street Station mi aveva dato la stessa impressione. Non dico che sia brutto, a parte un buco logico piuttosto grande, ma è come se Miéville lo abbia scritto con la lista della spesa spuntando le cose che doveva metterci (più o meno tutta la magia possibile, e un bel po' della fantascienza). A un certo punto ci picchia dentro anche un mago alla D&D.

Qui abbiamo gente con strani costumi che però conosce la modernità e ha una idea abbastanza precisa di come funzionino le cose, una specie di decadenza per mancanza di organizzazione razionale (a parte il misterioso delirio del Cheiropt) o di energia, una specie di medioevo tecnologico. Perciò abbiamo le armi bianche assieme a pericolose armi a energia e lanciafiamme, per esempio. E una città dove funziona l'energia elettrica e si usa il gas, ma dove molti quartieri sono vuoti, abbandonati ai cittadini di serie b (Helots) o cadenti.
Molti aspetti mi ricordano, come ho accennato, il mondo della saga del Torturatore di Gene Wolfe. Il protagonista è una specie di Conan (ammazza i nemici quasi sempre con facilità estrema, ma lui è un guerriero alla vecchia maniera in mezzo a un mondo di gente che fa altro) e allo stesso tempo è anche depositario di una enciclopedia orale, tramandata dal suo popolo di cui è l'ultimo membro.

Consiglio di dare un'occhiata a questo libro. Con il lettore kindle avevo anche (non sempre ma spesso) l'aiuto del vocabolario per capire i termini desueti. E comunque è una spesa irrisoria (se letto in formato digitale).