Sulla stampa compaiono i numeri speciali dedicati a questo evento, e vista l'importanza della ricorrenza è giunto il tempo di ricordare il centenario dell'inizio del conflitto forse più rovinoso nella storia europea: la Prima Guerra Mondiale, scatenata da un assassinio che fu soltanto il detonatore di una situazione destinata ad esplodere.
La guerra, che iniziò il 28 luglio 1914, venne a chiudere un periodo straordinario della storia europea, un'epoca relativamente pacifica in cui il progresso scientifico veniva a cambiare - rapidamente! - l'aspetto del mondo con una serie di invenzioni (o perfezionamenti che rendevano pratiche e utli idee già sviluppate in passato) quali il motore a scoppio, l'aeroplano, il telefono, l'elettricità, la radio, e ovviamente lo sviluppo della navigazione a vapore e delle ferrovie. L'Europa era al centro del mondo e lo dominava: la maggior parte dei paesi asiatici e africani erano sotto il controllo diretto o indiretto di qualche potenza europea (soprattutto l'Impero Britannico). Le Americhe facevano parte a sé stante, dominate da una potenza ancora acerba le cui energie erano sconosciute ai più: gli Stati Uniti.
Era però anche l'epoca della nascita e del fiorire delle nazioni. E del nazionalismo più becero e sciovinista, a livelli che oggi potremmo ritenere impossibili. Chi era ancora dominato da altri scalpitava per diventare libero, e questo era vero, ad esempio, per le terre irredente italiane ma soprattutto per i popoli slavi soggetti all'Impero d'Austria - Ungheria, una complessa monarchia in cui si parlavano diverse lingue e che cominciava a diventare anacronistica nel suo sforzo di tenere insieme popoli che volevano andare per la propria strada.
D'altra parte il progresso tecnico aveva livellato molti vantaggi che il primo paese industriale, la Gran Bretagna, si era guadagnati a suo tempo. I Britannici avevano una posizione invidiabile ma il loro potenziale economico e militare non era più quello di una volta. Erano arrivate in gioco altre nazioni, soprattutto la Germania ma potremmo includere nel conto anche l'Italia, che essendosi unificate più tardi di altre si trovavano "chiuso" il percorso dell'espansionismo coloniale perché, in pratica, tutto quello che si poteva occupare era già stato occupato.
L'importanza delle colonie ai tempi forse era sopravvalutata. È necessario però notare che, se da una parte non tutte le colonie erano ricche di materie prime o risorse alimentari da sfruttare, avere un vasto retroterra coloniale in quell'epoca di mercati regolati da dazi significava un vantaggio economico (perché i popoli soggetti a un paese compravano merce da quel paese) e aveva delle ramificazioni strategiche importanti per questioni di materie prime e comunicazioni. Anche il ruolo delle flotte fu importante: durante il conflitto gli Imperi Centrali (Germania e Austria) si ritrovarono serrati in un efficace embargo che limitò le loro potenzialità e condannò alla fame i loro popoli.
Come abbiamo visto era un periodo di corsa agli armamenti, di rivalità e ostilità per nulla celate, di estrema fiducia nei propri mezzi (tutti erano convinti che in poco tempo avrebbero spazzato via i prorpi avversari). La guerra scoppiò semplicemente perché un po' tutti avevano voglia di farla, in una ubriacatura di potenza, una follia di cui si sarebbero resi conto abbastanza presto. Personalmente non credo molto ai tentativi di rifilare la colpa più grave a questa o quella nazione
In molti settori del fronte la guerra si impantanò nelle trincee, nella guerra di posizione. Se le stragi indiscriminate della Seconda Guerra Mondiale restano insuperate, il primo conflitto segna forse la "condizione estrema" dell'essere umano combattente, imprigionato da fango e filo spinato, sterminato da mitragliatrici e gas asfissianti.
Per quanto riguarda l'Italia, per una serie di valzer politici ottocenteschi si era trovata alleata agli Imperi Centrali (e quindi agli odiati Austriaci), ma si astenne dal dichiarare guerra al loro fianco perché l'alleanza era difensiva. L'Italia entrò nel conflitto dopo aver ricevuto consistenti promesse dagli Alleati Anglo-Francesi, promesse poi vanificate dall'entrata in guerra degli USA, che non avevano promesso nulla.
Alla fine, nessuno ci aveva guadagnato niente. Gli USA erano diventati la superpotenza dominante, anche se, nel loro isolazionismo, concessero agli Europei (Francesi e Inglesi) un altro ventennio in cui potevano far finta di essere ancora loro i padroni del mondo. In Russia si era affermato il comunismo, che avrebbe imposto la propria impronta di brutalità in giro per il mondo nel ventesimo secolo. Gli Italiani erano delusi per le aspettative tradite, spezzati economicamente e convinti che con le buone non sarebbero mai entrati nel salotto buono delle potenze europee. I Tedeschi, unico popolo a cui non vennero applicati i principi dell'autodeterminazione voluti dagli USA, si videro malamente puniti con la sottrazione di territori, e sommersi di debiti (le famose riparazioni di guerra a carico degli sconfitti). Tutt'altro che domati, cominciarono subito a pensare alla vendetta.
L'Europa aveva compiuto un mezzo suicidio, ma non era ancora finita! Nel giro di un'altra generazione i problemi rimasti irrisolti con la Prima Guerra Mondiale scatenarono un nuovo macello ancora più disastroso, determinando il crollo del continente europeo nell'irrilevanza.
6 commenti:
Ci ho provato, ma non sarei mai riuscito a sintetizzare così bene! Ultimamente ho letto e visto parecchio sulla Grande Guerra ma più di tutto ti faccio una domanda da giocatore: hai mai provato l'edizione di Axis and Allies del centenario?
Bel post. Poi ci penserà Hitler ad accelerare di un altro secolo il declino dell'Europa.
Ringrazio per i complimenti.
Quanto ad Axis and Allies, è la mia bestia nera, non so spiegarmelo del tutto ma non riesco a farmi paicere quel gioco (le prime esperienze molti anni fa, ma anche di recente cin una versione rimodernata non mi è piaciuto).
Per quanto riguarda Hitler, aveva diversi tratti poco piacevoli, ma anche per la Seconda Guerra Mondiale le responsabilità e la divisione sulla lavagna dei buoni e dei cattivi non sono così nette come ci fanno credere. Prima o poi tornerò in argomento...
Ottimo post. E lo spunto sugli Stati Uniti mi attira molto.
Grazie. A dire il vero una cosa ci sarebbe, da aggiungere: gli USA sono l'unica nazione che guadagnò qualcosa dal conflitto. Ma nessuno stato europeo ci guadagnò.
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