C'è un tipo di letteratura statunitense (attenzione: non americana) che crea miti più o meno di cartapesta a disposizione di chi voglia farsene ispirare. Lunghe strade polverose e motel. Gente che ottiene l'illuminazione zen facendo viaggi in autostop da costa a costa. Paesini di mille anime persi nel nulla. Personaggi equivoci incontrati "on the road." Alcune di queste mitizzazioni hanno anche un motivo di esistere, come la Route 66 che vide un sacco di gente spostarsi verso ovest in epoca di grande crisi, altre fanno parte di quella gran collezione di miti di plastica che ci viene offerta dagli Stati Uniti in pompa magna e con gran retorica.
American Gods è uno stranissimo incrocio tra questo tipo di mitologia e la mitologia dei popoli europei e mediterranei, giustificato da Neil Gaiman col fatto che, con l'attraversare l'oceano, le persone hanno portato i propri dèi con sé e gli hanno dato sul nuovo continente una vita differente da quella che avevano, diciamo, in patria. Non si può dire molto su questo libro senza anticipare la trama perciò siete avvertiti.
Si tratta di divinità malinconiche e scalcagnate perché ormai quasi completamente prive di poteri, nessuno crede più in loro, la gente le ha "esportate" e fatte nascere sul continente americano ma poi le ha dimenticate, passando a nuovi dèi e nuovi miti: la macchina, le carte di credito, i mass media, il denaro e via dicendo. Queste nuove divinità sono ricche e opulente, le vecchie vivono di espedienti o di stenti.
Tra le due categorie sta, sembra, per arrivare una catastrofica resa dei conti. Il protagonista, un tizio che tutti chiamano Shadow e che è il personaggio classico da romanzo hardboiled, con tanto di trascorsi nelle patrie galere ma in realtà dotato di una sua integrità, viene cercato da un tizio che scopriremo essere una di queste divinità, e che vuole prenderlo al proprio servizio. Shadow non ne vuole sapere perché ha una moglie e un lavoro che lo aspettano, ma quando arriva a casa scopre che le cose stanno molto diversamente e si imbarca col misterioso personaggio in una lunga serie di avventure che gli permetteranno di scoprire anche qualcosa su se stesso.
Colpo di scena sul finale, neanche malaccio secondo me, e alcuni momenti belli in un libro che fondamentalmente si fa leggere. E poi Gaiman sa il mestiere. Ma questo non è il suo libro meglio riuscito e a peggiorare le cose viene il fatto che è, purtroppo, anche molto lungo. Vedete voi.
9 commenti:
lo lessi qualche anno fa e mi piacque molto. anche la sottotrama del lago ghiacciato. Shadow invece come personaggio non mi piace perché di fatto è una telecamera sugli eventi ma mi risulta piuttosto piatto, anche se la scelta penso sia voluta, altrimenti perché chiamarlo Shadow...non il miglior Gaiman, hai ragione, ma un libro devoto. Come idea ha delle similitudini con Nostra Signora delle Tenebre, per il discorso dei nuovi dei, non trovi?
Non posso fare paragoni perché non ho letto Nostra Signora delle Tenebre... Quanto a Shadow è un personaggio di un certo tipo, grande grosso e un po' cretino ma fondamentalmente un bravo ragazzo disponibile al sacrificio e leale. Non è che mi sia dispiaciuto, sono tante altre cose che mi hanno annoiato.
l'ho letto ma l'ho trovato un po' contorto proprio nella scrittura
Anche lì è un certo tipo di stile... frasi brevi ed espressioni crude. Stereotipato secondo me.
Letto molto tempo fa, il mio primo Gaiman, mi piace moltissimo :D
Mi è piaciucchiato, anche a me ha dato fastidio l'inespressività di Shadow, simile a una telecamera sugli eventi. Si facesse una domanda che fosse una in tutto il libro!... In sè comunque non è male, anche se ci sono pochi momenti degni di nota. Alcune idee poi le ho davvero apprezzate tanto, soprattutto per quanto riguarda gli dei moderni. ;)
Io ho apprezzato il colpo di scena ovvero la vera idea che c'è dietro tutto il trafficare di Wednesday...
Ce l'ho lì, da parecchio, ma non l'ho ancora letto.
Prima o poi mi deciderò, così saprò dirti cosa ne penso davvero. ;)
Buona lettura...
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