Uno dei sogni della fantascienza, la creazione dell’intelligenza
artificiale, sembrava sempre più vicino, visti i recenti sviluppi, tra
supercomputer e studi neurologici.
Invece uno degli esponenti più in vista della neuroscienza, Miguel
Nicolelis, dice di no. Il cervello non è replicabile in forma digitale, perché
funziona diversamente. Quindi la “singolarità” tecnologica, ovvero il momento
in cui l’intelligenza artificiale supererà quella umana creando un progresso
che non potremo più comprendere pienamente, non si verificherà mai.
Il motivo risiede nel modello di funzionamento del cervello:
incredibilmente complesso, basato sulla connessione tra un enorme numero di
cellule e sulla loro interazione non lineare, quindi non digitale e non
riproducibile con una macchina, per quanto complicata e per quanto pensata il
più possibile simile nel funzionamento.
Peraltro per lo stesso motivo non sarebbe possibile
riprodurre la consapevolezza. L’idea di “scaricare” in un computer la propria
personalità rimarrà un sogno. (Incidentalmente, un’altra insidia sarebbe quella
di una “falsa consapevolezza,” di una macchina che all’osservatore potrebbe
sembrare un esatto duplicato della persona, ma che in realtà non è
autoconsapevole, e quindi rimane “morta”).
Nicolelis invece è un pioniere di tutt’altra scienza: quella
di potenziare il cervello con il collegamento alla macchina, tramite interfacce
che potrebbero permetterci di avere una enorme memoria, sensi che al momento ci
sono preclusi, e un sacco di altre belle opportunità. Ad esempio, far
funzionare remotamente delle macchine “sentendole” come parti del proprio corpo
e percependo la realtà tramite i loro sensori, oppure vedere a raggi X, ecc…
In un certo senso mi rassicurano queste affermazioni, perché mi fanno immaginare un futuro in cui le macchine potrebbero dare all'umanità un'enorme estensione delle sue possibilità ma senza poterla soppiantare (che è poi la possibile estrema conseguenza del postumanesimo).
Tuttavia mi resta il dubbio: perché i limiti a cui Nicolelis si riferisce sono quelli dei computer di oggi…
Domani chissà.
8 commenti:
Interessante, sebbene si tratti più di una conferma che di una scoperta.
L’idea di “scaricare” in un computer la propria personalità rimarrà un sogno... In un computer probabilmente sì, ma chissà che non potremo scaricarla in un altro cervello. Magari costruito artificialmente, clonato... Io credo che quello potrebbe essere il futuro: l'uso misto di componenti biologici e macchine.
In effetti l'articolo dice proprio questo... io preferisco pensare a un futuro dove l'uomo rimanga sempre al centro, almeno come personalità, perché un domani in cui avessimo definitivamente "superato" l'umano mi è o spaventoso, o quantomeno incomprensibile.
Condivido la tua posizione. Non credo plausibile un futuro con l'uomo non al centro.
Letto adesso l'articolo (mi ero limitato a leggere il tuo post). Molto interessante. Alcune questioni (quasi filosofiche) riguardanti i sistemi complessi mi hanno sempre affascinato (la mia tesi di laurea alla fine era proprio sui sistemi complessi, sebbene molto teorica). Tra l'altro proprio in questi giorni sto cercando di strutturare un'idea di realtà virtuale basata sull'uso di un cervello ausiliario...
@ Francesco Barbi: un cervello che "crea" la realtà per un altro?
Più o meno. L'idea di base potrebbe essere questa: il cervello ausiliario ha "vissuto" e "registrato" quella data realtà e la ripropone, almeno nelle strutture portanti, al secondo cervello, che è in grado di farla tornare viva costruendo e ricostruendo continuamente sulla base delle informazioni fornite dal primo cervello...
Allora dovresti vedere Paprika, un anime dove alcuni vivono nei sogni di altri (finché il sogno non tracima nella realtà).
Grazie del suggerimento. Magari uno dei prossimi giorni lo guarderò. Intendi il film raggiungibile cliccando sul link qui sotto, vero?
http://www.veoh.com/watch/v10229340XQG9R7Nt?h1=Paprika%2C+Sognando+Un+Sogno
E' quello (non sapevo che fosse disponibile in rete!)
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