venerdì 3 febbraio 2012

La Figlia della Ladra di Sogni

Ci ho messo un po' di anni a scavare nella mia lista di libri da leggere, anche perché spesso e volentieri facevo sì che qualcosa di nuovo e più moderno lo sorpassasse. Alla fine "per dovere" l'ho letto, ma con abbondanti preavvisi sulla tragica realtà: non è un bel libro. La Figlia della Ladra di Sogni è una delle continuazioni "post mortem" delle avventure di Elric di Melniboné, personaggio eccelso di Michael Moorcock: di entrambi ho parlato parecchio in questo blog.
Ceduta già la parte principale della suspence, dando al lettore la certezza che a me il libro non è piaciuto, ne parlerò anticipando la trama liberamente (il mio parere dev'essere particolarmente inutile in un caso come questo: se siete fanatici di Moorcock il libro lo leggerete ugualmente, anzi, lo avete probabilmente già letto; altrimenti non vi capiterà in mano se non per sbaglio).

In questo libro il protagonista è un nobile tedesco, un certo Ulric von Bek, membro di una famiglia nobile, che ha vantato nel tempo diversi personaggi eccentrici o misteriosi. Siamo negli anni immediatamente precedenti la Seconda Guerra Mondiale e il nostro nobile vede, con prevedibile sprezzo aristocratico, l'ascesa dei nazisti minacciare le sue stesse fortune. C'è infatti un suo cugino, Gaynor, finito nel partito nazista per opportunismo, che comincia a tormentarlo riguardo a un cimelio che tiene nella sua magione: guarda caso, si tratta di una spada (e guarda caso, Ulric è albino)...
Nella questione è coinvolto anche il Sacro Graal, che serve alla vittoria hitleriana: Gaynor lo chiede insistentemente ma von Bek pensa sinceramente che non abbia mai avuto a che fare con la sua famiglia. Comunque sia, i nazisti cominciano a braccare il nostro nobile tedesco, che si affida alla Rosa Bianca per fuggire (prima e non ultima forzatura storica: la Rosa Bianca viene presentata come una potente organizzazione che può organizzare la fuga di Bek all'estero: in effetti erano un gruppo di studenti che distribuivano volantini nella propria città).
Finalmente i soccorsi arrivano, salvano il nobile da un lager, e tra i resistenti si trova Oona, la figlia della ladra di sogni del titolo (la ladra di sogni è un personaggio di un precedente romanzo di Moorcock). La ragazza, che è figlia di Elric di Melniboné (quello vero), aiuta Ulric (un alter ego di Elric nel multiverso di Moorcock) a fuggire dai nazisti portandolo in una grotta da cui si accede a un mondo sotterraneo di acque luminose, stupende formazioni rocciose, e con un oceano. Eh già, il tutto sotto la Germania.

Ovviamente si tratta del multiverso di Moorcock, che in questo libro viene espresso in molti modi: a volte Elric è una specie di fantasma per Ulric, a volte sono la stessa persona, poi si separano, uno dei due è in uno stato semi onirico, ecc... Il multiverso stesso è come un intrico di sentieri e vie luminose, come un albero dai rami argentei che possono venir percorsi. Oona è una delle guide che sanno districarsi in queste dimensioni parallele. Io non ho mai trovato attraente questo espediente del multiverso, meno che mai in questo libro dove si entra nel dettaglio a spiegarne il perché e il percome. Sfiancante pretesto per permettere all'autore gli accostamenti più stridenti (ne La Figlia della Ladra di Sogni ce n'è diversi), tedioso quando il lettore percorre queste tappe sperando che finalmente si arrivi al dunque, debole come artificio letterario.

Tornando alla fuga di Ulric von Bek, il nazista Gaynor lo insegue anche sottoterra, assieme ai suoi bravacci in divisa (tra cui spicca l'assistente Klosterheim, che avrà l'onore di piantare due proiettili in corpo a Elric, prima di morire nel finale). Una razza di saggi, colti, equilibrati (ecc... ecc...) uomini sotterranei, gli Off-Moo, protegge i nostri fuggiaschi e Gaynor sembra fare la fine dello sciocco perché le sue armi vengono bloccate con facilità, e il drappello nazista non può né vincere la sfida né tornare indietro. In realtà non è così, perché Gaynor in realtà conosce la magia e si rivelerà un pericoloso avversario. Diciamo pure che è uno dei difetti del libro, descrivere i nazisti come deficienti e pavidi, e Gaynor in particolare come un illuso e un buffone, e poi renderli (quando fa comodo) avversari temibili e tenaci.

Per salvare il mondo gli eroi dovranno lottare parecchio: ricompare Tanelorn, la pacifica città che resiste sia alle divinità del Caos che a quelle della Legge, ritornano i draghi, che, ahimé, andranno ad abbattere gli Stukas nella battaglia d'Inghilterra, avremo duelli tra spade che divorano l'anima e nazisti con pistole mitragliatrici (roba da piangere). Compaiono anche divinità della Legge, il Duca infernale Arioch, gerarchi nazisti e via discorrendo. Il trio Oona, Ulric ed Elric qualche volta se la cava per un pelo, qualche volta si separa, spesso vince ma non riesce a chiudere la partita e deve zompare in un'altra dimensione per bloccare la prossima follia di Gaynor e Klosterheim, ma l'avventura non riesce a prendere il volo in nessun momento.
Io mi chiedo, dopo aver letto questo libro loffio e pesante, solo una cosa: Moorcock si è accorto che stava prendendo ormai per i fondelli se stesso e le cose buone che aveva fatto in passato?
Da non crederci. Per la miseria, che brutto libro.

(L'illustrazione si riferisce a una delle pubblicazioni del Gioco di Ruolo prodotto dalla Chaosium sul mondo di Elric)



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