giovedì 10 novembre 2011

Ma guarda come parli...

Non disprezzo i libri e i corsi di scrittura creativa, ma tra le regole che si sentono spesso ribadire ce ne sono alcune che, col tempo, ho cominciato a mettere decisamente in dubbio.
Per citarne una: mi sono sentito a volte rimproverare dai miei lettori che i miei personaggi "parlano tutti nello stesso modo" ovvero che bisognerebbe caratterizzarli con un linguaggio ben diverso.
Per me, questo porta spesso e volentieri a risultati ridicoli. Non sto dicendo che non si debba provarci, però è necessaria prudenza, cose tipo avere un tizio che dice sempre "perbacco!" fanno ridere. Nella realtà, qualcuno ha un vocabolario più limitato di altri, qualcuno ama dire certe frasi che diventano particolarmente sue, ma le differenze sono spesso e volentieri modeste.
Anche mettere modi di parlare diversi quando ci sono personaggi che provengono da estrazioni sociali differenti, andrebbe fatto con attenzione, questa grande disparità, nella vita quotidiana, non la si vede sempre.
Tra i miei colleghi di lavoro, tra i miei amici, le differenze spesso sono difficili da mettere su... carta. Intonazioni, sfumature. Bisogna cercare di coglierle, di riprodurle, senza sprecarci troppe parole in descrizioni. Il tono, l'espressione del volto con cui una cosa viene detta è importante, e spesso nello scrivere ce ne si dimentica.

Va detto anche che non è nemmeno scontato che si debba inseguire il realismo al cento per cento. Il modo in cui la gente parla veramente è brutto, pieno di errori, spesso sgradevole; posso capire che uno scrittore voglia usare uno stile che non punti a un realismo completo nel modo di parlare.



2 commenti:

Uberto Ceretoli ha detto...

Nel Dracula, Stoker inserisce nella narrazione un guardiano dello zoo e, per farne capire la bassa estrazione sociale, lo fa parlare male: in inglese il trucco riesce perché si può scrivere una parola sbagliata che si pronuncia come la corretta ("little" e "lil", per esempio), la cosa è impossibile in italiano.
Io sono d'accordo con te, alcune regole lasciano il tempo che trovano.
Inoltre credo che lo spirito e l'iniziativa di critica di noi italiani sia esasperata. La presenza di personaggi piatti è incapacità dello scrittore di proporne di affascinanti oppure è la sua coerenza con una realtà che vuole rappresentare?
Io chiamo i miei amici per nome quando li saluto, però c'è chi critica le battute che contengono il nome di coloro cui sono rivolte.
Dai miei lettori, poi, le ho sentite tutte. Dici che un personaggio è biondo e trovi quello che si lamenta perché non hai specificato QUANTO è biondo e quello che si lamenta perché invece voleva immaginarselo moro.
Stare nel mezzo è difficile, un personaggio che parla in modo strano si può mettere, esistono, io ne ho conosciuti, da quello che chiama tutti, e sempre, "bello", a quello che inserisce l'inciso "di fatto" ogni volta che può, a quello che ha la fissa di "è impossibile!".
Mi sorge un dubbio: non è che per caso il lettore è fermo alla forma e non intende la sostanza? Voglio dire, non è che il lettore non ha capito che una racconto o un romanzo sono uno strumento usato per veicolare un messaggio e porre domande? Cioè, sono solo gli scrittori che devono imparare a scrivere oppure anche i lettori dovrebbero imparare a leggere?

Bruno ha detto...

Bella domanda, in un certo senso è vero, comunque i gusti sono tanti quante le persone: non avrai mai messo la "giusta" quantità di descrizioni per tutti.

Altra cosa su cui ci sarebbe da dire è l'infodump. Per non fare la figura del fesso lo scrittore è costretto a far sì che i personaggi si intendano con due monosillabi e un cenno del capo, salla fine ci ho fatto caso: in molte occasioni reali ho provato a stare attento, ho visto che in un gruppo di persone che vanno a fare cose banali, ma magari un minimo fuori dalla routine e richiedono un minimo di organizzazione, è tutto un parlare e riparlare di cosa si sta facendo e perchè :)
Il che comunque non giustifica fare la scena con i due delinquenti che spifferano tutto il piano per filo e per segno accanto al detective nascosto dietro la tenda...

Ad ogni modo per capire come mai tizio è diverso da caio, nella vita vera, devi conoscerlo un po' e vedere cosa fa, come si muove ecc... difficile conoscerlo da tre frasi che dice.