Torniamo alle vicende di Jean Autier, manager francese fin troppo affermato e impegnato che, dopo la morte per infarto, scopre un aldilà bizzarro e imprevedibile. Nel precedente Caverne, libro di esordio di Stefano Bianchi, il nostro dirigente non fa in tempo ad ambientarsi veramene in questo mondo che si trova già coinvolto in una lotta serrata con una specie di usurpatore.
Questo si spiega con la peculiare struttura di Panta Rei, ovvero l'aldilà immaginato in questa ambientazione. Esiste un direttorio, una struttura chiamata Corpus, particolarmente enigmatica e avara di spiegazioni per il povero Jean, ma anche ben poveramente organizzata. Vlad Tepes, ovvero il conte Dracula, sembra avere vita facile nel sobillare l'organizzazione di Caverne, nel primo libro: torna ancora nel seguito, intitolato Urbe: un nuovo livello di questo purgatorio (o inferno?) dove Jean ha accesso proprio perché si è dimostrato abile nel contrastare l'avanzata di Vlad.
I personaggi all'inizio sono tutti già conosciuti: Jean, il cavernicolo Deepak con cui ha fatto amicizia, Il supervisore del Corpus Morgan, e la bella Giada, un interesse sentimentale per Jean che non dimentica tuttavia di aver abbandonato sulla terra la sua amata Caroline e le figlie. Caroline, rimasta vedova, viene mostrata in alcune scene dove un nuovo pretendente si fa avanti nella speranza di prendere il posto del marito scomparso.
Allo stesso tempo, per Jean continuano a sorgere i dubbi sulla natura del luogo in cui è capitato. Ad esempio, che senso ha la vita in Panta Rei? cosa succede a chi muore una seconda volta? Tuttavia le risposte tarderanno ad arrivare, e i colpi di scena sono destinati a provenire, più che altro, dalla guerra di Vlad Tepes contro il Corpus. Guerra in cui Jean cerca alleati e trova personaggi quanto mai assortiti: il senatore Quinto Fabio Massimo (il temporaggiatore che non voleva affrontare direttamente Annibale), il Maresciallo Emmanuel de Grouchy (quello che non si presentò sul campo di battaglia di Waterloo privando Napoleone di buona parte delle truppe), il terribile Solimano (che portò l'impero turco all'apogeo).
Diversamente dal primo libro, Vlad Tepes trova il modo di contattare il protagonista e di cercare di instillargli dei dubbi. Si dimostra un cattivo meno stereotipato di come sembrava in Caverne.
Lo stile di Bianchi è migliorato rispetto all'esordio, e le schermaglie diplomatiche e personali di Jean tengono il campo tra battute umoristiche, irruzione di personaggi stravaganti e situazioni un po' surreali, il tutto accompagnato da qualche momento drammatico.
D'altra parte, tutte le domande che il lettore si è posto fin dall'inizio del primo libro restano fondamentalmente ancora senza risposta. Su questo punto, probabilmente avremo dei progressi... nel libro successivo della serie.
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