Colgo l'occasione di un articolo interessante (vecchio, ma l'argomento può essere attuale) per portare la vostra attenzione sulla rivista in inglese Locus (dove era stato pubblicato) e sull'ottima pagina Magrathea (valido portale sul fantastico, in italiano) dove l'ho trovato tradotto.
L'articolo, di Gabe Chouinard, opinionista a me sconosciuto, afferma praticamente che nessun autore di fantasy epico ha saputo far di meglio che: o imitare Tolkien, o cercare una via diversa, ma facendo peggio di Tolkien e fallendo nel tentativo di creare una comparabile grandiosità.
Ognuno può pensarla come vuole; io non sono d'accordo. Trovo anche che sia un buon esempio di come usare troppe categorie possa confondere una riflessione.
Ho avuto l'occasione di avere uno scambio di opinioni sulla questione. Segnalo il tutto a questo indirizzo.
7 commenti:
Non ho letto l’articolo e non conosco il sito ma sono d’accordo sul fatto che gli autori fantasy hanno imitato Tolkien (almeno la maggior parte, ma ciò ha una spiegazione). Tolkien si è ispirato (per non dire che quasi plagiato) alla mitologia scandinava e questa, come tutte le mitologie, parla della lotta fra il Bene e il Male in termini assoluti. Siccome Tolkien è considerato (erroneamente secondo me) il padre del fantasy è normale che si dica che gli altri hanno copiato la sua opera (si veda ad esempio Shannara), ma questa lotta fra le forze oscure e quelle di luce forma parte di una tradizione antichissima, è parte della nostra memoria collettiva, quindi è praticamente impossibile non “copiare”, ma non è che uno copia l’opera di Tolkien bensì si rifà ai racconti antichi. Tolkien (così come Shakesperare, solo per porre un altro esempio) non si è inventato nulla, di conseguenza sarebbe più corretto dire che gli autori fantasy, o anche quelli che come te tentano di scrivere qualcosa, si sono ispirati a qualcosa di più vecchio, come l’eterna lotta fra il Bene e il Male (che non è un’invenzione di Tolkien per carità!).
Poi, per quanto riguarda quelli che “hanno fatto di peggio” penso che semplicemente non sono stati capaci di trasmettere il pathos che questa lotta porta con sé.
Adesso però qualcuno potrebbe obiettare dicendo che non tutti i racconti fantasy parlano della lotta fra il Bene e il Male assoluti, ma è solo un problema di “assolutezza” perché il bene e il male ci sono sempre eccome.
Nemmeno io sono d'accordo con le conclusioni di questo saggista ( sconosciuto anche a me ma non faccio statistica)
Affermare che coloro che hanno scritto epic fantasy abbiano copiato Tolkien peggiorandolo andando poi a citare il solito Brooks ma dimenticandosi di Moorcock, e il più recente Erikson, mi dà l'impressione che Chouinard abbia quache limite con il genere.
Prima afferma di amare alcuni scrittori i quali però non scrivono epic fantasy bensì una "percezione di epic fantasy"...e già qui.
Poi anche lui tira per la giacchetta China Miéville; e una volta è Weird Fantasy, e un’altra è SteamPunk, e un’altra ancora è Fantascienza (eggià) e ora è pure Epic Fantasy.
Cominciano ad esserci un po' troppe etichette appioppate al fantasy e sembra quasi che siano diventate più importanti dei contenuti.
@ Klytia: infatti nei miei commenti (all'articolo) dicevo più o meno le stesse cose. Non si può ad esempio escludere Moorcock dal discorso giocherellando sulle "categorie".
@ Lucia: ovviamente Tolkien NON è il padre del fantasy. E il fantasy era più variegato prima di lui (ma non gli faccio una colpa, la colpa è dei troppi che lo hanno imitato).
Sono d'accordo che rifarsi a certi topoi epici non voglia dire copiare Tolkien, ma ovviamente l'aderenza al modello di certi imitatori va molto al di là di questo.
Comunque esiste un fantasy dove non si parla del bene e del male, e Conan ne è un esempio. Se poi vogliamo discutere sul fatto che c'è sempre un cattivo, qualcuno che è contro "il nostro eroe", e un "buono" per cui fare il tifo, allora forse c'è, c'è quasi sempre... ma è un altro discorso.
Non sono per niente d'accordo con questa persona o con quelli che ritengono esistano vari meta generi letterari...
Oltretutto parlare del genere fantasy va bene, iniziare a creare dei sottogeneri tipo fantasy epico mi sembra ridicolo, epico in questo caso è solo un aggettivo, non carichiamo le opere fantastiche con inutili nomignoli, non ce n'è proprio bisogno, in quanto sono facilmente localizzabili in opere fantastiche punto.
Tutto parte dagli archetipi, ogni persona può plasmare la storia che vuole, fino ad ottenere un'opera più o meno originale, però dire che Tolkien sia stato un maestro che ha spinto tutti gli altri a plagiarlo è troppo... Dire invece che prima di lui vi era il nulla non è neanche vero, l'unica quasi verità è che tutti copiano da tutti.
Siamo umani quindi limitati, noi ci limitiamo a ripetere ciò che vediamo intorno, leggende e resoconti di fatti veramente accaduti in tutto il mondo, questi sono stati riadattati da autori che ne hanno trovato, fonte ispiratrice.
Oltretutto dovrebbe essere d'obbligo per un autore, creare un racconto ambientato in un mondo credibile e variegato, se poi si parla di un mondo alternativo tanto meglio, quindi non vedo perché scomodare opere fantascientifiche buttandole nel discorso solo per avere ragione.
I romanzi di Tolkien sono pesanti e noiosi, il caro Gabe Chouinard nel 2002 doveva sapere che tutte le opere da lui citate non lo sono per niente se non in pochi casi, dal discorso che ne esce fuori ad oggi, alla fine è proprio Tolkien che ne esce semi sconfitto...
Spero che Gabe nel frattempo abbia cambiato posizione, perché quella che sostiene fa acqua da tutte le parti...
TsE PFUI! :D
Ciao.
Sono Andrea, gestore di Magrathea.it. Avevo scritto un lungo commento, ma blogger se lo deve essere mangiato. Ne scriverò uno corto :)
Chouinard sostiene che chi ha scritto fantasy epico dopo Tolkien ha sprecato un'occasione. Anziché creare un mondo alternativo, originale e pieno di spessore come la Terra di Mezzo ed esplorarla, gli epigoni hanno tratto da Tolkien gli aspetti superficiali: una variante dell'Europa medievale, un'oscura minaccia, la necessità di un viaggio e una missione.
Secondo me ci sono degli errori.
Il primo è attaccarsi troppo ai generi e alle categorie. Come dice giustamente Bruno nei suoi commenti, così facendo si lascia fuori dal discorso un autore come Moorcock, che potrebbe non scrivere fantasy epico, ma va sicuramente elencato tra i creatori di ambientazioni originali.
Il secondo è considerare un fallimento l'opera di Brooks (chiamato in casua perché ha iniziato lui l'"invasione dei tolkienoidi") e altri. Se non ci fossero stati loro a soddisfare la domanda del pubblico, oggi lo scenario della narrativa fantasy sarebbe diverso. E poi, un genere nasce quando più autori riprendono determinate caratteristiche tipiche e le utilizzano nelle loro storie. Quando Tolkien ha scritto Il Signore degli Anelli voleva creare un'opera nuova, una epica originale in lingua inglese. Ma non intendeva creare un nuovo genere letterario. E' l'adozione dei suoi topoi da parte dei successori che ha dato vita al genere. Se quelle che Chouinard considera caratteristiche superficiali sono quelle che sono state riprese dagli autori e apprezzate dai lettori, allora quelli sono gli elementi che caratterizzano il fantasy epico, non ciò che pensa lui.
Io non sono d'accordo con le tesi di Chouinard, le trovo estreme e troppo rigide. Ma penso che il suo articolo sia comunque una lettura interessante, perché è un buono stimolo per una riflessione.
Spero di continuare la discussione qui o su magrathea.
Ciao!
Andrea
Mi dispiace per i problemi che blogger sta creando. Non è la proma volta purtroppo.
Devo dire che gli interventi precedenti hanno espresso in buona parte anche il mio pensiero. Non ero uno che dava troppa importanza alle categorie prima, e Chouinard non mi ha certo fatto cambiare idea.
d
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