sabato 20 novembre 2010

Codice 46

Un film di fantascienza povero, fatto con mezzi ridotti alll'osso (salvo per le locazioni distanti fra loro in cui è situata l'azione): tutto sommato riesce ad essere abbastanza credibile perché parla di vite quotidiane e non ha nessun bisogno di far vedere allo spettatore una tecnologia strabiliante in azione.
Il film è di qualche anno fa, produzione inglese per la regia di Michael Winterbottom. In Codice 46 quella che viene esplorata è una relazione sentimentale tra William (interpretato da Tim Robbins) che è una specie di ispettore per una società privata, e Maria (Samantha Morton) che lavora in un laboratorio dove si producono certificati assicurativi (chiamati "copertura" o "papello" nella versione italiana del film) che fanno anche da visto e legittimano viaggi e trasferimenti delle persone in un mondo strettamente separato tra chi è "dentro" le aree urbanizzate e chi è condannato a stare all'esterno, escluso dall'economia e dalla società, sotto il sole che è diventato in qualche modo pericoloso (forse è scomparso lo strato di ozono dall'atmosfera?).
Maria produce dei falsi e fa sparire certificati veri per profitto, e in questa attività ha almeno un complice, a quanto si vede nel film. William si sente attratto da lei ed evita di denunciarla (fa finire un altro nei guai al suo posto). Però non può nascondere a dovere questa scelta poco ortodossa che viene smascherata facilmente, e peggiorerà la situazione avendo una relazione con la donna.

Oltre alla separazione delle persone in chi vive "al coperto" e chi è escluso, gli elementi fantascientifici non sono moltissimi ma ci sono. Il Codice 46 del titolo è una legge che proibisce i rapporti tra chi è anche lontanamente imparentato per somiglianza di codice genetico. La relazione tra i due protagonisti rompe questa legge ed è un altro strumento con cui il film mostra una società intrusiva nelle vite delle persone, ma non c'è spiegazione per il motivo che rende così severa l'applicazione del codice. Chi trasgredisce ha la memoria cancellata e non viene incarcerato. Anche il governo (che sembra uno per tutto il mondo e viene chiamato "la Sfinge") non ha molto approfondimento, così come il "virus dell'empatia" che William usa per avere le informazioni facendo parlare le persone anche di argomenti non collegati a ciò che gli interessa.

La gente è un po' di tutte le razze anche se l'azione è in posti ben precisi (Maria lavora a Shangai, William vive a Seattle dove ha moglie e figlio). Il linguaggio usa termini presi a prestito da diverse lingue. Quanto alle scenografie, la regia sfrutta abilmente inquadrature di luoghi esistenti, grattacieli come località esotiche, per creare un aspetto futuristico e strano, e dappertutto ci sono tornelli, posti di blocco con agenti ecc... Le automobili hanno un aspetto assai ordinario e contemporaneo (tranne una specie di Trabant che i protagonisti usano in uno sviluppo della storia) nonostante il mondo di cui si parla non può essere vicinissimo a noi come epoca.


L'effetto che questo film lascia è quello di un mondo malinconico e infelice, di una burocrazia superficialmente corretta, restia a mostrare un volto ferocemente autoritario, ma che in effetti entra di prepotenza anche nella vita privata, oltre a dividere la gente in cittadini e in paria (nel modo in cui William e Maria si muovono si vede però che esiste spazio per saltare le barriere, anche con corruzione e frode). Con il pretesto di una storia d'amore (extraconiugale, per William, ma c'è un elemento in più che non rivelo qui) viene mostrato il volto anonimo di un potere contro cui non sembra possibile fare niente.
A me ricorda molto il triste autunno delle società democratiche di oggi.

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