Torno a Ursula LeGuin per leggere un suo successo di (ormai) parecchi anni fa: La Mano Sinistra delle Tenebre è del 1969 (vinse i premi Hugo e Nebula) ed è un romanzo autoconclusivo anche se fa parte di un ciclo, il Ciclo Hainish, su cui l'autrice ha molto lavorato negli anni '60 e '70 ed è poi ritornata anche in periodi più recenti. L'elemento che contraddistingue il ciclo è il nuovo contatto tra le civiltà degli umani, che si sono diffusi su diversi pianeti in un'epoca lontana ma poi si sono isolati, come se fosse intervenuta una specie di Medioevo a far decadere una prima civiltà interstellare. Ora una comunità di pianeti riunisce le varie civiltà umane: è l'Ecumene, che cerca di ricucire una confederazione, tra mondi dove a volte l'umanità si è assai differenziata. Ma non ci sono astronavi capaci di volare a velocità e distanze fantastiche: i contatti sono lenti, le navi viaggiano a una velocità inferiore a quella della luce (ma c'è un modo per trasmettere l'informazione istantaneamente).
In questo libro un giovane inviato, Ai, entra in contatto con la civiltà di Gethen, dove l'umanità affronta condizioni estreme di temperature rigidissime e scarsa varietà di animali e piante per supportarsi dal punto di vista alimentare. La razza dei Getheniani è ermafrodita: assumono caratteristiche sessuali una volta al mese, quando si trasformano casualmente in maschi o femmine e vanno in calore come animali, sebbene siano in grado di tenere questi istinti sotto controllo, volendo. In questo ambiente esistono inoltre diverse civiltà: ne vediamo due, una è una specie di mondo feudale (per quanto non manchino la radio e i veicoli a motore) e l'altra è praticamente una versione appena un po' soft del comunismo di stampo sovietico.
L'inviato si trova costretto a manovrare in un mondo di intrighi e in due società nelle quali, per motivi differenti, sarà assai poco capace di districarsi. A parte le finezze psicologiche e politiche che si rivelano a volte troppo complesse per il nostro eroe, c'è anche la continua sorpresa di una razza che sembra fatta di eunuchi, ma non è così, però non sono neanche maschi, e nemmeno femmine... Centrale è il rapporto con un personaggio del posto, con cui Ai dovrà percorrere una difficile strada di conoscenza dell'altro, che non sarà mai completa. Allo stesso tempo gli toccherà un'altra odissea in un mondo di ghiaccio e di condizioni meteorologiche terribili, per poter varcare una frontiera che gli è diventata pericolosa.
Non voglio dire di più, ma raccomando questo libro che, sebbene non lughissimo (meno di 300 pagine nella versione tascabile della Tea) contiene una ricchezza di dettagli nell'ambientazione e un'abilità di caratterizzazione dei personaggi da avere del miracoloso. Qualcosa mi ha lasciato perplesso: ad esempio, il fatto che i Getheniani siano ermafroditi (e quindi in parte donne) è visto come possibile spiegazione della mancanza di guerre... direi un'idea molto discutibile, molto datata. Ma l'insieme è di una grande coerenza e credibilità. Ed è scritto magistralmente da una protagonista del fantastico.
2 commenti:
Un libro davvero bello!!
La Guin è un'autrice eccellente.
L'ho letto un paio di anni fa, prima di aprire il blog, altrimenti ne avrei parlato a suo tempo... era particolarmente bello il rapporto che si veniva a creare tra Ai e Estraven, sopratutto quando Ai comincia a comprendere un poco la mentalità degli abitanti di Inverno.
@ Tanabrus: sì, e in effetti Ai per essere uno che ricopre il ruolo ufficiale che ha, non è stato sveglissimo a capire certe situazioni in cui si è venuto a trovare... Ma evidentemente gli manca esperienza pratica.
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