domenica 15 novembre 2009
Esordi, conferme e lupi mannari
La mia recensione di Caverne è comparsa su Fantasy Magazine e potete leggerla qui.
E' un libro di esordio piuttosto semplice, evita di impantanarsi nell'eccessiva complessità; ha qualche elemento stereotipato o qualche ingenuità, tuttavia parte da un'idea stimolante che da sola crea la voglia di approfondire. Rinnovo quindi i miei complimenti all'autore Stefano Bianchi con cui condivisi il corso di scrittura creativa ormai un anno e mezzo fa (come passa il tempo!).
Ho letto anche Werewolf di Francesca Angelinelli (bella la copertina di Francesca Resta). Mi ero fatto un po' l'abitudine di non leggere un secondo libro degli esordienti italiani, preferendo magari passare ogni volta a un autore nuovo: ho fatto un'eccezione in questo caso ma devo dire che è stata una lettura un po' inutile, e lo prevedevo.
Perché? Perché qui l'autrice ha scritto una storia molto convenzionale introducendosi in un filone che va alla grande: mossa di carriera del tutto legittima visto che per essere pubblicati bisogna scrivere quello che le case editrici vogliono pubblicare, ma che sospetto non essere delle più ispirate. Passiamo al motivo, con l'avvertenza di saltare al prossimo paragrafo se non volete che vi venga svelata la trama. Tra situazioni già viste e parecchio canoniche (un po' da storia dell'orrore e un po' da romanzo rosa) con un bello e impossibile che si è recluso nel maniero lugubre che cade a pezzi, e una protagonista che a ogni emozione si sente arrivare un colpo al cuore, non c'è praticamente nessun momento della storia che non sia previsto e scontato. Lui è un lupo mannaro fin dal cognome e quando finalmente si vede la trasformazione non c'è ovviamente una gran sorpresa. Quanto a lei, mentre non avevo apprezzato certi aspetti della protagonista ammazzasette di Chariza. Il soffio del Vento eravamo comunque di fronte a un personaggio vivo e vibrante, con Kateleen in Werewolf stavolta abbiamo la classica donna fragile o fragilissima, anche se sa dire le cose giuste al momento giusto e alla fine tutto finisce in gloria.
In definitiva rispetto l'esigenza di lavorare per la pubblicazione ma non posso che notare, in questa storia, l'adesione ai canoni di genere senza la presenza di una ispirazione o rivisitazione personale. Mi è parso un lavoro professionale, senza magari qualche strafalcione che c'era stato nel libro di esordio, ma temo che sia stato scritto "per dovere," con una certa freddezza.
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