sabato 12 settembre 2009

Pan



Libri italiani di argomento fantastico che abbiano avuto successo ce n'è decisamente pochi, e di solito sono libri per bambini o creati per assecondare i gusti di un pubblico di massa (beato chi sa farlo, per carità, ma a me non piacciono). L'unica eccezione alla regola in tempi recenti penso sia stato Pan, romanzo urban fantasy di Francesco Dimitri. Autore che con i miti, il paganesimo e il sovrannaturale bazzica parecchio, a giudicare dalla sua precedente produzione. Autore già affermato e uno dei pochissimi, o forse il solo, che gioca in "Serie A" nell'asfittico panorama del fantasy italiano per adulti.

Perciò non potevo esimermi dal leggerlo, anche se mi sono preso il mio tempo. Il libro è ambientato fondamentalmente in Italia (a Roma e dintorni), e riprende con originalità la storia del dio Pan contaminando elementi diversi quali la religiosità pagana (con le due facce di Apollo e Dioniso, razionalità e giocosità istintiva), lo sciamanesimo, il giocoso Peter Pan di James Barrie (da cui trae l'antagonista della storia, Capitan Uncino). Il tutto fa irruzione nella Roma contemporanea: Pan è tornato! E complimenti per aver creato questa atmosfera in una città che col suo cinismo solidificato nella pietra millenaria, reputo (nonostante tutti i suoi miti e misteri) l'ultimo dei luoghi dove riuscirei a immaginarmi l'arrivo del fantastico.
L'autore ha tenuto in buon equilibrio questi elementi diversi, e anche se (come è il mio pallino) si potrebbero trovare delle debolezze nelle giunture tra il fantastico e il quotidiano, non ci si fa assolutamente caso durante la lettura. Azzeccato (forse anche perché non c'è la pretesa di spiegarlo troppo) lo stratagemma di introdurre diversi aspetti della realtà (Carne, Incanto, Sogno), che introducono la possibilità di parecchi elementi indispensabili per lo sviluppo della storia (ad esempio, l'Isolachenonc'è). Ben congegnata la trama che introduce una famiglia all'inizio apparentemente normale ma che sarà in futuro al centro della disputa tra Pan e il suo rivale di sempre, Capitan Uncino. Rivale che prende le sembianze, all'inizio, di un noioso e fastidioso benestante romano, presentato subito come un personaggio influente.

Le nefandezze vengono compiute sia dai buoni che dai cattivi e se Pan in un dato momento si presenta con una lista di nemici da combattere (non molto dionisiaco, questo) generalmente rimane in carattere come un essere potente ma imprevedibile e caotico; è l'unica speranza di salvezza dalla minaccia di un mondo rigidamente regolato e controllato ma fa paura anche a quelli che si battono con lui. L'autore, va detto, si intromette continuamente nella storia con le sue opinioni e la sua morale. Scelta che dal mio punto di vista non funziona benissimo, per due motivi: innanzitutto perché si sovrappone a delle belle scene e a bei dialoghi sottraendo un po' di visibilità ai suoi personaggi, in secondo luogo perché trascina nella storia un punto di vista eccessivamente giudicante e intriso di ideologia, peraltro anche già abbastanza sentita e risentita.
Se posso muovere una critica alla trama, trovo (spoiler!) davvero poco credibile la scarsa attenzione e reazione dei ragazzi alla morte di Silvia: so benissimo che questo fatto è motivato nel libro, ma non mi convince lo stesso.

Il finale non lo dico, diciamo che si capisce solo in parte il mondo che ci sarà dopo, perché tra due aspetti estremi uno ha vinto, ma sono gli umani che infine hanno deciso e posto le loro condizioni.
Dopo tutta la carne che è stata messa al fuoco, è difficile mettere la parola fine in modo davvero soddisfacente, ma non importa. Questo libro sa trascinare e avvincere, e allo stesso tempo dimostra preparazione culturale, e una capacità nel gestire la complessità della trama davvero non comune. Vorrei vederlo sbarcare anche all'estero, lo meriterebbe.

4 commenti:

Tanabrus ha detto...

Io l'ho adorato!

E ora Dimitri sta lavorando su Alice (riscrittura di Alice nel paese delle meraviglie), non vedo l'ora!

p.s. se ti interessasse il personaggio di Dagon, è una figura fondamentale nel precedente romanzo di Dimitri, "La ragazza dei miei sogni". Sempre a Roma, sempre tra mito e realtà. Magia, crisi di un normale ragazzo, succubi... altro bel libro.

Bruno ha detto...

@ Tanabrus: sì, avevo notato come ci sia una preesistente ambientazione già sfruttata dall'autore. Che tra paganesimo, stregonerie, sciamani e via discorrendo ha decisamente una valida preparazione.

by Ax ha detto...

Terminato la scorsa settimana. Un libro che mi è piaciuto.
Come scrivi anche tu, Bruno, Dimitri mi è sembrato preparato sulla materia — o almeno, non essendolo io, su sciamani e paganesimo, mi ha dato l'impressione che lui conoscesse l'argomento senza risultare pedante — e ha costruito un meccanismo che a me ha affascinato. Per gusto personale, non ho molta affinità con ciò che viene chiamato urban fantasy, ma qui mi sono divertito tra le strade di Roma, con la fusione della realtà col sogno (tra l'altro ho appena terminato anche "Nessun Dove" di Gaiman e mi è piaciuto meno di Pan).

Anche l'inserire scene esplicite di sesso mi ha trovato d'accordo. A mio modo di vedere, l'autore ha capito che in un percorso 'eversivo', di rivoluzione comportamentale come quella presente nella trama, il sesso è un'esperienza come un'altra, quindi perfettamente inseribile. Tu che ne pensi?

Bruno ha detto...

Dunque, io non sono contro nessun tipo di contenuto quando uno è abbastanza adulto per fruirne, ho magari delle opinioni fuori moda su quello che dovrebbe fare la censura ma il discorso riguarda più la TV e il cinema che i libri (se ti interessa, clicca il link "crudeltà e violenza" qui a destra).

Se uno fa un discorso eversivo comunque è chiaro che la sessualità non ne rimane fuori. Ne ha parlato Orwell in 1984, e ovviamente una caterva di psicologi e psicanalisti del tempo che fu.

Il discorso di Dimitri parte da presupposti che ricordano ideologie anarcoidi o di estrema sinistra (e in quest'ottica non so quanto lo apprezzerei) ma in realtà è più sottile (e lo vedi anche in Alice): i portatori del disordine, dell'eversione e della "Vaporità" non sono degli stinchi di santo per quanto ogni tanto li vedi abbozzare qualche predicozzo, e non sono visti necesssariamente come i "buoni", ma portano il cambiamento in situazioni dove è visto come necessario.

Dimitri mi fa tornare alla mente un filosofo greco di cui sono rimasti solo frammenti, brevissimi ma folgoranti (magari sarebbe meno interessante se leggessimo le sue opere complete). Sto parlando di Eraclito, con la frase "La guerra è madre di tutte le cose," apparentemente contraddittoria e forse tremenda per chi vuole pensare all'esistenza come qualcosa che dev'essere più pacifica e produttiva possibile, ma è vero che il conflitto è motore della realtà.

Per quanto riguarda Nessun Dove di Gaiman, io l'ho apprezzato ma dico che Dimitri in Pan è altrettanto bravo, purtroppo non so se vedrà mai i quattrini che ha guadagnato Gaiman.

E per finire su paganesimo, magia ecc... se dai un'occhiata ai titoli dei libri meno conosciuti (e che io non ho ancora letto) ti renderai conto che Dimitri è praticamente un'autorità in materia.