sabato 14 febbraio 2009

Cosa sarà della carta stampata


Bazzicando per i siti dove si parla di lettori di ebook, spero sempre di trovare qualche novità piacevole. Invece no, i prezzi restano alti, qualche funzionalità si aggiunge, ma questi arnesi rimangono costosi, scomodi per molti aspetti, dotati di poche funzionalità. Alcune cose che possono fare non le fanno qui in Italia (comprare e scaricare libri direttamente). Altre limitazioni sono dovute al desiderio di monopolio dei fabbricanti (come Amazon e i formati di ebook proprietari per il suo lettore Kindle: Amazon mi stava sullo stomaco già prima, ora ho semplicemente un motivo di più).

Con l'esplosione dei notebook e di dispositivi sempre più piccoli per la connettività, ci sarà chi comincerà a chiedersi se i lettori facciano troppo poco e chi pretenderà che siano invece limitati ma perfetti nel fare quello che devono fare; chi si ritroverà disilluso dai troppi formati incompatibili e dalla lentezza delle operazioni.
I cataloghi delle librerie che offrono gli ebook recano sconti che sono nulla, in confronto con l'abbattimento di costi che comporta evitare di produrre e distribuire fisicamente il libro: caspita, pare che non ci vogliano credere nemmeno i distributori (che sono quelli che intascano la maggior parte del costo di un libro, e forse il motivo è proprio questo, non possono credere che un giorno potrebbero essere costretti a rinunciarvi). Insomma il libro di carta costa meno e hai meno paura di rovinarlo (e nessuna paura che te lo rubino, praticamente). Il lettore di ebook ha ancora degli standard incerti, funziona così così, costa parecchio e ti dà due belle preoccupazioni, quella di romperlo o fartelo rubare e quella che diventi rapidamente obsoleto.

Insomma senza inoltrarmi in tecnicismi penso che sia ancora prematuro sborsare cifre pesanti (mai sotto i 200 euro) per un lettore di ebook.
Tuttavia anche se questi apparecchi segnano il passo da molto tempo (e c'è chi li definisce già un clamoroso flop, ed è la rivista Computer World, insomma mica pizza e fichi...) penso che debba arrivare prima o poi la loro ora. Non sono certo in grado di prevederne i tempi io, ma avverrà che raggiungano (prima all'estero che da noi) una massa critica e diventino comuni e diffusi, insomma ce ne vorrà ancora ma probabilmente si verificherà una rivoluzione nel mondo dell'editoria. In attesa dei lettori di ebook, questo rivolgimento ha avuto qualche anticipo da un altro mondo, quello del print-on-demand, considerato da noi l'ultima spiaggia degli incapaci (a torto o a ragione), ma da cui effettivamente esce qualche libro degno di essere letto, e anche dei veri successi (questo però all'estero, non qui da noi).

Un altro terremoto, venuto dalla rete, ormai scuote già la libreria intesa come luogo fisico: ed era ora. Per adesso la libreria è ancora il venditore dominante, ma è un ruolo messo in discussione (mi sono preso la briga di fare la domanda su Anobii, il risultato è questo, ovviamente presso un campione di persone informatizzate, ma probabilmente buona parte dei lettori lo sono). La libreria, anche se enorme, non può offrire tutta la scelta, e quello che è esposto al pubblico (ovvero quello che alla fine verrà comprato) è soggetto a mille manipolazioni dove la mano del più forte ovviamente guadagna le posizioni più favorevoli e il libro della casa minore è spinto negli angoli bui e nascosti. Piano piano i lettori si sono accorti che una carta di credito ricaricabile è alla portata di tutti, e comprare online è comodo e facile. Anche in un paese disastrato come il nostro, i libri acquistati online di solito arrivano a destinazione. Tramite la rete è anche molto più facile sapere cosa c'è di nuovo e di interessante in giro. Insomma, farsi imporre dal libraio cosa comprare non è più una necessità, è un atto di masochismo cui non siamo più costretti.

C'è qualcuno che si rode dalla voglia di vedere editor e altri personaggi influenti delle case editrici ridotti alle pezze, girare per le strade con la tazzina per chiedere la carità. Io ho sempre pensato che, nella mia carriera (?) di aspirante autore, il passaggio per la casa editrice fosse obbligatorio. Se non si riesce a piacere a chi seleziona per professione, ha poco senso pubblicare.
Mettere un PDF in un sito internet l'ho sempre visto come buttare il frutto del mio lavoro. Nell'indistinto, indifferente, enorme contenitore della rete, dove tutto dev'essere gratis e poiché è gratis non vale più una cicca, dove difficilmente puoi trovare interesse o riconoscimenti ma intanto il tuo lavoro si brucia. Eppure forse questo cambierà.

Pubblicare per mezzo della "vanity press" lo credo in linea di massima una scorciatoia da vanagloriosi che non sanno accettare il verdetto degli esperti: ovvero che non meritano di essere pubblicati.
Vero però che gli "esperti" spesso sbagliano, o non valutano neanche la marea di manoscritti che gli arrivano. Si ha una manciata di secondi per essere valutati, forse meno. Vero che le Case Editrici fanno in nome del profitto delle scelte esecrabili, pubblicando per la massa del largo consumo del vero letame (e se qui posso sembrare altezzoso nei confronti del pubblico di bocca buona, così sia, ma almeno nei settori che seguo maggiormente ritengo di avere l'esperienza per fare qualche valutazione, e non disprezzo uno perché è giovane o non se ne intende: anche io ho amato a diciassette o diciotto anni delle opere di ben scarsa qualità, prima di sapermi fare un quadro della situazione).

Insomma, se mi fa un po' senso l'idea che il lettore sia un giorno esposto a un'immensa offerta indistinta, una libertà senza qualità in cui chiunque, senza mediazioni di alcun genere, dovrà proporre il suo lavoro per un acquisto (elettronico) diretto, è anche vero che il passaggio dalle mani degli "esperti" mi sembra tutt'altro che una griglia di selezione ineccepibile.

Quando tutti saranno ad un click dal pubblico, quando tutti i libri saranno elettronici, senza più il vincolo della distribuzione e dell'esposizione in libreria, come sarà? Gli editor professionisti saranno ancora consultati? Per un certo aspetto mi auguro di sì, perché una revisione professionale mi sembra ancora importante allo scopo di portare al pubblico un prodotto leggibile. Ma forse vedremo, e stiamo già vedendo, delle cose inquietanti.

Romanzi scritti sul cellulare, romanzi pubblicati tramite Facebook. Sembra che sia diventato più importante presentarsi in un modo originale e bizzarro che produrre un lavoro di qualità. E sembra che il pubblico decreti successi senza alcun riguardo per aspetti fondamentali come la sintassi, lo stile e la coerenza.
E' la democrazia. Sì? Come sarà, gongoleremo per la morte del collo di bottiglia rappresentato dalle grandi case? godremo di capolavori che in passato qualche editor accidioso ci avrebbe negato? o invece annegheremo in un mare di robaccia rimpiangendo i bei tempi andati?

Per gli esordienti ci saranno vantaggi o svantaggi? L'apparente posizionamento a pari livello di tutti i libri (tutti accessibili tramite la rete) sarebbe un reale vantaggio? Senza pubblicità, segnalazioni di voci autorevoli ecc... e in mezzo a un'offerta vastissima (vedi la marea di libri - scritti generalmente malissimo - che potete già oggi scaricare o comprare su lulu.com) il povero esordiente come farebbe a guadagnare più di due o tre lettori capitati per caso? La sua posizione di invisibilità (nel confronto con i nomi famosi o pubblicizzati) cambierebbe di qualcosa?

Cosa dovrà fare uno scrittore? Se non si sforzerà di inseguire ancor più disperatamente di oggi le mode, sarà possibile avere un pubblico? Dovrà inventare qualche novità a tutti i costi, come aver scritto un romanzo stando seduto sul cesso?
Tutti gli autori si ridurranno a spammer e rompiscatole, cercando di guadagnarsi un pubblico tramite il cosiddetto marketing virale? Con il copyright come si metterà? Tramite il peer-to-peer è un po' laborioso scaricare un MP3 o un film dalla rete, ma per un testo è questione di attimi... quando tutti avranno un valido lettore di ebook in casa l'acquisto potrebbe diventare un evento più unico che raro. Si dovrà rinunciare a chiedere un pagamento per il proprio lavoro? C'è chi ipotizza che se ci fosse un sistema affidabile, il guadagno per lo scrittore potrebbe arrivare tramite le donazioni. Da una parte potrebbe anche piacermi se funzionasse: renderebbe più difficili (forse...) i fenomeni montati ad arte, meno redditizi i battage pubblicitari che creano i libri da milioni di copie vendute, spesso senza merito. Ma funzionerà? Ci saranno dunque milioni di libri gratuiti che aspetteranno le gentili offerte di chi si sente un "mecenate elettronico?" In tempo di crisi, (e di generale impoverimento della popolazione, al di là del fenomeno transitorio della crisi) quante ne vedremo di queste offerte?

Cosa faranno le grandi case per sopravvivere? Collegheranno altri contenuti (multimediali?) ai libri per renderli più accattivanti e avere in catalogo un prodotto che non può essere emulato da chiunque?
Forti della loro visibilità, avranno certamente ancora un ruolo di bussola per dare consigli per gli acquisti. Questa visibilità però sarà ben poca cosa riguardo all'avere la quasi assoluta padronanza del mercato del libro di carta. O no?

Può darsi che diventeranno importanti i recensori o i siti che aggregheranno recensioni e pareri individuali per creare delle indicazioni mirate. Sarebbe un passo avanti, visto che adesso probabilmente la copertina è l'elemento che guida all'acquisto di una gran parte dei libri. Sarà anche una lotta all'ultimo sangue per conquistare la visibilità come fornitori di opinioni qualificate?

Insomma, siamo in un mondo in trasformazione. Si trasformasse mai in qualcosa di meglio, fatemi sapere...

Il sito di Simplicissimus, autorità sugli ebook di casa nostra.

9 commenti:

Nick Truth ha detto...

Io son di quelle che aspettano che questo lettore di ebook diventi qualcosa di competitivo, non tanto perchè voglio una rivoluzione editoriale, ma perchè voglio leggere gratuitamente i libri che non trovo in biblioteca. Si, per scaricarli. Se devo spendere soldi pretendo di avere in cambio un prodotto che posso tenere in mano, che diventi parte di una collezione che posso toccare, guardare ecc..

Al momento i prezzi di questi lettori sono altissimi, anzi, sono ridicoli, almeno per quel che mi riguarda. In più ci si mettono pure i formati particolari che l'unica cosa che fanno è scoraggiare la gente ad acquistare una cosa che già è l'ultimo degli acquisti per la maggior parte delle persone.

il discorso sul futuro dell'editoria è complicato. Cosa faranno le case editrici? Davvero non ci sarà più nessuno che esamini il lavoro e distingua le cose buone dalle schifezze (per schifezze intendo molti romanzi che circolano in rete e che sono palesemente impubblicabili).

Non credo. Non credo neppure che l'oggetto libro possa essere rimpiazzato da qualcosa che non si tocca. Per l'essere umano possedere è importante. Forse il mercato editoriale subirà un calo, una crisi. Però non credo che morirà.

Se anche la carta stampata scomparisse non significa comunque che il mercato muoia. Se il prezzo di un libro di nuova uscita è non più alto di 3 euro (di più è un furto), può essere che la gente lo compri. Perchè no? Certo, non dico che tutti lo compreranno, ma la maggior parte della gente si.

Sul discorso dei romanzi gratuiti su internet, non son del tutto d'accordo che sia come buttare il proprio lavoro. è una scelta secondo me molto più intelligente che affidarsi alle case editrici a pagamento. Dipende dallo spirito con cui si fa la cosa. Se lo si fa per gioco, con umiltà non ci vedo niente di male.
Se lo si fa perchè si spera che la gente rimanga impressionata da un così bel romanzo al punto da portare lo scrittore alla fama... beh, allora si è semplicemente ridicoli.

Ciao,
scusa il commentone ma la sintesi non è proprio un mio dono :)

Anonimo ha detto...

A parte che dubito i libri scompariranno (inizialmente si diceva sarebbero scomparsi i giornali, sono ancora lì. Poi i libri, ma per ora non cedono minimamente il passo), alla peggio le case editrici si convertirebbero al digitale.

Un conto è pubblicare un libro in pdf da soli.
Altro conto con la casa editrice, che lo publicizzerà sui siti tematici, tramite mailing list, tramite il suo sito... l'editor si spera controlli il testo sistemando gli eventuali errori, sarà curata la grafica, la copertina...

Finirà tutto come è ora.

Chi ce la fa, a pubblicare con le case editrici (pubblicità, visibilità, bel prodotto).
Chi non ce la fa pubblica da solo (senza spese ora, al contrario degli editori a pagamento di adesso) ma senza visibilità, e dovrà farsi il mazzo per riuscire a spacciare qualche copia del libro.

Più si cambia, più tutto resta uguale ;)

Bruno ha detto...

Per rispondere a entrambi gli interventi: sì, per adesso siamo ancora lontani non dico dalla convenienza, ma anche solo da una minima praticità di questi lettori, anche se la durata delle batterie è un po' migliorata. Tuttavia nel mercato di lingua inglese, cioè nell'unico che conti, cominciano a vendersene un po'. Quando il prezzo sarà abbastanza conveniente (e cominceranno anche a girare gli usati a costo inferiore) le cose cambieranno: la carta stampata non scomparirà ma potrebbe diventare minoritaria (con quello che costano i libri!) visto che il formato elettronico sarà a più basso costo. Con i suoi formati proprietari e l'abbinamento obbligato il mio sito di vendita - il mio lettore (Kindle) Amazon si sta già attrezzando per imporre una posizione dominante in questo mercato.
@Nick Truth: in futuro cambierò anche idea, ma da quello che scrive chi lo fa (es. il blog di Simone Navarra), mettere in rete il proprio libro fa guadagnare un certo numero di scaricamenti ma poi di gente che davvero legge e commenta se ne sente ancora poca. Un caso di successo è il libro di Valenza (Geshwa Olers) che da e-book, pubblicizzato in tutti i modi possibili dall'autore, è arrivato alla pubblicazione: la carta stampata però è sempre l'obiettivo finale. Comunque è probabile che qualcosa di mio compaia in PDF quest'anno...

@Tanabrus: certo, la casa editrice si converte al digitale, e mantiene la sua visibilità maggiore di quella del pinco pallino che si muove da solo o con l'aiuto di una piccola casa "elettronica". Io credo che un minimo di intermediazione rimarrebbe perché l'editing professionale è necessario. Ma il collo di bottiglia della distribuzione, che taglia le gambe al piccolo editore e permette alla grande casa di vendere il proprio prodotto di massa, magari in negozi che recano il proprio marchio, verrebbe aggirato da internet. Va bene la pubblicità e la visibilità, quelli sono problemi che ci sono già adesso, ma oggi il piccolo non arriva nemmeno allo scaffale e domani invece non gli si potrà negare l'accesso allo spazio vendita (perché sarebbe la rete). Credo che sia una grossa differenza, e positiva.

Una conseguenza fortemente apprezzabile di tutto questo: un drastico calo del business delle case editrici che si occupano principalmente di pubblicare a pagamento. Chi non proporrà qualche servizio editoriale vero al di là della stamperia (almeno controllare i testi, e alla meglio pubblicizzarli) passerà dalla serie B alla serie C.

Anonimo ha detto...

ciao Bruno, grazie mille, ho gia aggiunto il tuo blog al mio... vedo che condividiamo l'antipatia per il topo! ;-)
a presto e buona settimana

Anonimo ha detto...

Si, ma il problema della visibilità del piccolo rimarrà, non cambierà quasi nulla per lui.

Adesso non arriva in libreria, e se ci arriva è relegato in un angolo seminascosto.
Con gli e-book invece sarà uno delle migliaia di titoli, tra i quali risalteranno quelli sponsorizzati dai grandi editori. Il piccolo e-book invece finirà inosservato in mezzo a tutti gli altri piccoli e-book.

Perchè devi considerare che a quel punto ci saranno centinaia, migliaia di titoli digitali.
Sarà come essere in un'enorme libreria con, in un angolo, una copia di ogni libro. E poi, con visibilità maggiore a seconda di quanto è grande l'editore, i libri delle major.
Certo, arriverebbero tutti sullo scaffale, ma se finiscono in un punto dove non sono visti serve a tanto...

Finirebbero col fare come fanno ora: pubblicizzarsi da soli tramite blog o forum, tramite recensioni e passaparola...

Anonimo ha detto...

Disamina interessante che apre a prospettive di difficile inquadramento.

L'idea di by-passare le pastoie imposte al mercato dai grandi editori è certo intrigante. Lo dico in parte contro i miei interessi, visto che sono pubblicato da un editore che, pur non egemonico, è più che dignitoso (e visto che, in tutta onestà, non disdegnerei domani di salire la scala di qualche gradino). Ciononostante, quel che avviene oggi nel mercato editoriale mi fa storcere il naso, da lettore prima che da scrittore. La maggior parte del business fluisce attraverso le grandi catene librarie, dove conta solo e soltanto l'influenza dell'editore che determina presenza, collocazione, evidenza. Un libro mediocre impilato a decine d'unità grazie alle proprie risorse di marketing strozza l'offerta di titoli magari migliori.

E' altrettanto vero che il consenso e il lavoro degli editor non è (più?) garanzia di qualità. Altrimenti Mondadori ed RCS dovrebbero pubblicare solo e soltanto eccellenza e sappiamo che non è vero.

Non possiamo però negare come un romanzo pubblicato offra, in media, molte più garanzie di tutto quel che si trova liberamente in rete, senza filtri né editing. Per non parlare di quanto proposto dagli editori (???) a pagamento, che non fanno altro che accogliere le pulsioni di chi ha soldi da spendere e tradurle in carta. Ci trovi di tutto (anche di buono, per carità, ma a quel punto tanto vale davvero passare per la rete). Anche io, come Bruno, ho pensato che se un editore vero mi accettava allora forse valevo qualcosa, altrimenti amen. Non è sempre vero ma è più vero del contrario.

Cosa accadrebbe in un ipotetico futuro avulso dal cartaceo e dagli scaffali delle librerie? Io immagino uno scenario simile a quello dipinto da Tanabrus. Tutto cambierebbe per non cambiare. Esisterebbero sempre spazi a disposizione e mezzi per conquistarne più del concorrente. Volendo usare la metafora del Risiko, Mondadori giocherà sempre con più carrarmati degli altri e dunque gli sarà più facile occupare territori.

Infine, voglio citare un dato a supporto di quanto discusso. Oggi in Italia i libri acquistati on-line non raggiungono il 5% della cifra globale. E' una dato in crescita rispetto agli ultimi anni, ma comunque esiguo, che non invita a investirci sopra. Non ancora e, a voler proporre un pronostico spiccio, non nel prossimo futuro.

Vi saluto tutti,
Marco.

Bruno ha detto...

@Tanabrus: la situazione della enorme quantità di titoli non è molto lontana da quello che già esiste. Come dicevo, la scomparsa dello scaffale (tramite rete + ebook) toglie un limite, non tutti i limiti: però basterebbe a mio parere a cambiare le regole del gioco: tanto o poco, ma non credo nel non cambierebbe nulla. In rete i piccoli riescono talvolta a guadagnarsi l'attenzione: nel bene e nel male... non è necessariamente qualcosa da guardare come una liberazione. Una lotta a botte di spam e clamore "mediatico" per avere autorità e/o visibilità a tutti i costi potrebbe costringerci a vedere dei penosi show da buffoni (o, per chi vuole essere letto, a prendervi obbligatoriamente parte!). E poi può darsi (anzi è probabile) che il declino della carta stampata sarebbe graduale e il mercato avrebbe tempo di adattarsi: non mi stupirei se le major finissero per cooptare tutti quanti in massa! Beninteso ben separati in gironi di serie A, B, C eccetera.

@Lothar Basler: Sono sostanzialmente d'accordo. Chiaramente tu da "quasi fortunato" la vedi come una situazione in cui potresti trovare sia da perdere che da guadagnare... e in effetti sarebbe una situazione strana. A mio parere bisogna augurarsi che si mantenga una distinzione tra chi si è dato la briga di un minimo di editing e chi è andato proprio allo sbaraglio.
Però il dato indiscutibile delle vendite online non significa che il futuro rimanga così: non mi aspetto un repentino scomparire della carta stampata ma se la convenienza economica passasse a favorire l'uso dei lettori di ebook (a patto che siano un po' più validi, e meno costosi) le cose potrebbero cambiare alla svelta, almeno presso i "forti" lettori. La domandina che ho fatto su Anobii mi ha rivelato che la gente preferisce la libreria ma conosce gli altri canali. Negli scaffali di Feltrinelli o Mondadori potrebbero rimanere i libri destinati a quel pubblico che compra un libro ogni tanto per sbaglio (barzellette di Totti ecc...) o a chi è troppo vetusto per qualsiasi scatto tecnologico.

Anonimo ha detto...

E se invece andassimo verso la fine dei bestseller da milioni di copie? Libreria non più significativa, rete uguale per tutti, tutti affogati in una offerta gigantesca difficile da valutare.
Fine degli scrittori miliardari e forse è un bene.

Bruno ha detto...

@ Anonimo: per me sarebbe un bene ma se uno merita, per carità, può fare anche i miliardi...
Bello l'articolo su Wired, quello in inglese, che parla di Kindle2, qui: http://www.wired.com/reviews/product/kindle2
cito brevemente: "L'evoluzione verso strumenti di lettura elettronici che s'impongano come i mezzi predominanti di lettura dei libri sarà un affare lungo e complicato, richiederà schermi con una tecnologia poco dispendiosa che comprenda colore ad alta risoluzione, schermi sensibili al tocco e flessibili" (chiedo scusa per la traduzione rapida e sicuramente strafalciosa). Insomma un affare che non si concluderà tra un anno o due. L'articolo evidenzia anche una cosa che modestamente avevo notato: la politica di prezzi dovrebbe finalmente riconoscere l'enorme risparmio in distribuzione. Ora come ora Amazon vende il libro elettronico a metà del prezzo del libro di carta: si tengono un margine enorme. Per questo a me sembra che ci credano a metà...