Questione che ritengo noiosissima, in realtà. Perché se anche il fantasy conservatore lo fosse davvero, è un genere così vasto (e se inteso come fantastico in generale, anche
più vasto) che gli si può dare volta per volta il significato che si vuole.
E perché si confonde facilmente la volontà di alcune ideologie di
farlo proprio con la natura del fantasy in sé.
La questione si fa
ancora più noiosa quando la prendono in mano quelli che conoscono solo il fantasy medievaleggiante alla Tolkien e ritengono che da lì si possano trarre conclusioni su tutto quanto. Pensando che ci sia sempre una lotta del bene contro il male, che ci siano sempre forti valori di riferimento, grandi eroi, razze come quella degli elfi, portatrici di valori "inerentemente" positivi o al contrario gli orchi "cattivi" ecc...
Diciamo che se il fantasy coincidesse con l'immaginario di stile tolkieniano attribuirgli una natura conservatrice non sarebbe affatto fuori luogo. Facendo attenzione al significato che vogliamo dare a
conservatore. In Tolkien esiste un antimodernismo (piuttosto velleitario?) che a molti "conservatori" non piacerebbe affatto. Non mi va comunque di far coincidere il pensiero sul fantasy
che va per la maggiore con l'opinione su
tutto il genere. La troverei una semplificazione imbecille.
Così come si ragiona (?) in Italia, c'è poi il grosso pericolo che
conservatore diventi sinonimo per
merda, o qualcosa di simile. Non sono necessariamente d'accordo.
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Cerco di buttare lì una ipotesi. Che parte dall'osservazione delle... copertine dei libri. Nel fantasy ci sono generalmente
persone, in copertina. E ciò che fanno o decidono le persone nel fantasy ritorna ad essere la fabbrica del futuro e del destino. Anche se non sempre nel fantasy ci sono enormi destini in ballo, c'è sempre almeno quello del protagonista, lì, in bilico magari, ma che si può riprendere in mano.
Nel mondo moderno l'arte classica è stata violentemente ammazzata, non c'è più spazio per la grazia delle proporzioni e l'ammirazione della bellezza. Non c'è più spazio per gli eroi sul cavallo con la sciabola sguainata. E' arrivato un modo di esprimersi molto più astratto e ha spazzato via tutto quello che c'era prima. E la macchina può riprodurre in un secondo ciò che una volta richiedeva tempo, e una infinita bravura artigianale (vedi ad es. la fotografia). Nel mondo moderno, la figura umana non è più al centro della rappresentazione. E anche la decisione del destino diventa un fattore di masse e di processi sociali studiati scientificamente.
Addirittura con il pensiero psicanalitico l'uomo non è più nemmeno, come si diceva, padrone a casa propria. Scopre di agire in nome di pulsioni che non controlla e generalmente nemmeno conosce.
Fermo restando che è una generalizzazione anche questa, il mondo fantastico che mi presenta fin dalla copertina l'eroe con al spada in pugno o padrone di arcani poteri, torna a presentarmi la
persona al centro delle cose.
La persona che torna a battersi, ad essere protagonista, a plasmare il destino con le sue virtù individuali, a essere padrona di vivere di scelte nette.
Non vedo il punto nel cercare una
ideologia nel fantasy e nel fantastico, con la pretesa di appiopparla a tutto il genere. E trovo penosamente ridicolo il targarlo di destra o di sinistra. Ma nel ritorno del fantasy all'individuo mi sento di sospettare che ci sia un nucleo che accomuna, estremamente diffuso nel genere e difficilmente confutabile.
Un sentire non moderno, forse, ancora più che conservatore. Un volersi riprendere quello che la modernità e un mondo anonimo e senza più misteri ci hanno portato via.
Ma non so se questa sia una ulteriore, eccessiva semplificazione. Voi che ne pensate?