venerdì 10 luglio 2020

Gabriel

Vi capita mai di ritrovare un DVD incellofanato in casa, roba che indubbiamente avete comprato voi, ma che non ricordate di aver comprato, né il perché dell'acquisto? Be', io mi sono ritrovato in casa questo film australiano del 2007, Gabriel, che in italiano è stato tradotto come Gabriel, La Furia degli Angeli. Titolo penosissimo, anche se gli angeli c'entrano, come ho constatato guardandomi il film. Premetto che le storie di angeli e demoni mi acchiappano abbastanza poco perché i miei gusti nel fantasy non includono la presenza della chiesa o della religione, cristiana o meno, salvo che sia proprio necessaria alla storia. Qui la religione è invece al centro della storia, perché la trama è ambientata in purgatorio, e la sfida è tra angeli e demoni.

Il purgatorio di Gabriel sembra un po' una città malfamata, con le sue periferie, i suoi locali e i suoi bordelli. È diventata così perché gli angeli caduti, ovvero i demoni, hanno a quanto pare vinto la sfida contro gli angeli inviati a lottare per il controllo del purgatorio: la tenzone prevedeva sette campioni per parte, che avrebbero dovuto entrare nella lotta in periodi diversi.

Gabriel, il protagonista, è l'ultimo degli angeli e, a quanto pare, arriva a cose fatte, perché la città è piombata in una oscurità quasi totale, a segnare la vittoria dei cattivi. E gli altri sei angeli? Inizialmente introvabili.



Gabriel non si dispera. Cerca i suoi alleati, sperando di formare una squadra che possa capovolgere la partita. Invece i cattivi hanno percepito la sua presenza, e agiscono per primi: uno dei demoni attacca Gabriel per eliminarlo. Ma stavolta è l'angelo ad averla vita. Gabriel trova quindi Uriel, uno dei suoi colleghi, ora ridotto ad alcolizzato. Uriel vive in un autobus abbandonato alla periferia del purgatorio, e lo fa, spiega, perché stando lontano dal centro, ed evitando di usare i suoi poteri rimasti, spera di non venire localizzato.

Inutile dire che Gabriel è indignato per questa remissività che non si aspettava di trovare in un angelo. Ma Uriel gli spiega che tutti gli altri, in un modo o nell'altro, sono stati sconfitti: di alcuni conosce la sorte, di altri no. Comunque queste informazioni sono l'inizio da cui Gabriel inizierà la sua riconquista del purgatorio, sperando di farvi alla fine tornare la luce.

Nel film vediamo un po' di combattimenti, a volte con qualche effetto speciale, a volte molto semplici. Del resto il purgatorio è un luogo molto più fisico di quanto si potrebbe supporre. Angeli e demoni hanno dei poteri ma possono essere uccisi come una qualsiasi persona (non esattamente, ma è così una volta esauriti i trucchi magici per rimediare ai danni fisici). Una volta morti, anche la loro anima è annientata, il che rende questa battaglia per il purgatorio qualcosa di molto spiacevole per coloro che devono combatterla.
La spiegazione di poteri dei personaggi e caratteristiche del luogo è un po' da videogioco, ma l'ho trovata un punto interessante del film, anche se poi la faccenda si risolverà con altre sorprese che non sto ad anticipare.

Va detto che quanto a spettacolarità qui siamo messi male, il film è stato prodotto con un budget estremamente limitato, sperando di sfruttare il filone e fare comunque dei bei soldi. Secondo Wikipedia un sacco di gente vi ha lavorato dietro promessa di un pagamento quando Gabriel avesse incassato qualcosa. Anche gli attori, scelti localmente, erano sconosciuti, ma selezionati per dare l'impressione che Gabriel fosse una costosa produzione internazionale. Andy Whitfield, che interpreta l'angelo protagonista, fa un lavoro più che discreto; l'attore purtroppo è venuto a mancare per un male incurabile pochi anni dopo questo film.

Di fatto il film usa l'oscurità e toni di colore molto smorzati per creare un'atmosfera lugubre e spettrale, mostrando il meno possibile, e in questo mi ha ricordato un po' Sin City, ma è un Sin City da poveri. Ma va anche detto che Gabriel è "tanta roba" per essere costato così poco. Tutto sommato il regista Shane Abbess, che ha messo di tasca sua per raggranellare il poco denaro del budget e s'è poi ingegnato per farselo bastare, ha creato un lavoro abbastanza credibile, che mi sento di criticare solo perché mette insieme elementi già visti in altre pellicole (Constantine?), senza innovare sensibilmente il tema che si è scelto. Gabriel rimane tuttavia uno spettacolo vivace, tutto sommato godibile.

Nessun commento: