martedì 3 dicembre 2019

The Irishman


Qualche breve osservazione (con alcune rivelazioni sulla trama) su The Irishman, ultima fatica e forse testamento artistico di Martin Scorsese, che recentemente è stato al centro di una polemica per le sue opinioni poco lusinghiere sul cinema della Marvel-Disney.

Il film, che ho visto in due sessioni su Netflix, dura tre ore e mezza. È senz'altro opera che necessita di un largo respiro perché racconta tutta la vita di un individuo (un criminale) e allo stesso tempo cerca di ricostruire la storia della mafia italo-americana e delle sue relazioni con il mondo degli affari e della politica, su cui avrebbe avuto una pesante influenza.



Non posso però fare a meno di pensare che almeno un'oretta ce la si potesse risparmiare, anche perché c'è un certo tipo di gigioneggiare (già visto in altri film di Scorsese) con scene ridondanti e ripetitive che m'hanno dato un po' sui nervi.


Ad esempio, mentre tre personaggi vanno a commettere un crimine, c'è questa conversazione riguardante un sedile di auto che è bagnato perché il guidatore ha dovuto consegnare un pesce.
"Che tipo di pesce?" domanda uno dei mafiosi a bordo.
"Cosa?" risponde il guidatore.
"Che tipo di pesce?"
"Non lo so, il genere che si mangia. Un pesce."
"Non sai di che tipo?"
"No, non lo so."
"Dove lo hai preso?"
"Cazzo ne so, un posto di pesce."
"Cosa, vai semplicemente lì e gli dici: dammi un pesce?"
"Più o meno. Sì."
"Non dici voglio un salmone, voglio un eglefino(*), voglio... un fottuto merluzzo?"
Il guidatore a questo punto s'arrabbia: "Che cazzo importa quale pesce era?" E via così per un altro po'. Non sono un fine critico dell'arte cinematografica, non ho colto l'importanza della scena, pertanto a un certo punto non ne potevo più.

Un'altra cosa che stona è per me la tematica. Sono passati 40 anni e passa dai tempi di film storici come Il Padrino o Mean Streets; secondo me i film sui mafiosi italo-americani dei tempi d'oro hanno fatto il loro tempo, come i western. Sebbene ci sia la mano di un grande regista in questo The Irishman, l'argomento è troppo vecchio e sfruttato.

Tuttavia questa lunga pellicola sulla vita di uno spietato killer si riscatta nel finale, se ci si arriva svegli. Scorsese ci propone con bravura (e, attenzione, col punto di vista di un uomo anziano) il declino e la fine di un uomo che non ha mai messo in dubbio il sistema mostruoso in cui ha lavorato, ma che allo stesso tempo si vede tutto sfuggire fra le dita. È svanito il potere, ma anche i compari di quei tempi non ci sono più. Chi è finito in galera (come lo stesso protagonista), chi è caduto durante le lunghe faide di mafia.

Un importante amico il protagonista lo ha fatto fuori con le proprie mani, per obbedire agli ordini. E non c'è più nemmeno la famiglia: una delle figlie non vuole più nemmeno vedere il padre, un'altra gli confessa di aver sempre saputo, e avuto il terrore delle cose tremende che lui faceva. E così a lui resta solo il rimpianto per le scelte del passato e il timore della fine.

Il film si segnala infine per l'uso di una tecnologia che ha permesso di ringiovanire i volti dei principali protagonisti, interpretati da Robert de Niro (L'Irlandese del titolo), Joe Pesci (un boss importante) e Al Pacino (Jimmy Hoffa, famoso sindacalista dei trasportatori noto per fare uso di sistemi mafiosi). Funziona così così e l'effetto è un po' inquietante. Mi fa pensare che fra qualche anno, forse, gli attori di Hollywood diventeranno eterni. Basterà un altro po' di tecnologia.


Nota (*): si tratta di un tipo di merluzzo, a quanto pare. Nell'audio italiano è una sogliola...

3 commenti:

Babol ha detto...

Il dialogo del pesce per me serviva a sottolineare la natura clueless del figliastro di Hoffa, che nemmeno sa di essere al mondo.
Quanto al fatto che i film sulla mafia sono ormai stati sfruttati fino all'osso... non lo credo. O, meglio, quello di Scorsese è un altro punto di vista, come ben hai detto, filtrato dagli occhi di un vecchio. Io l'ho trovato il C'era una volta in America di un'ideale trilogia mafiosa di Scorsese. Finito il glamour violentissimo di Quei bravi ragazzi e Casinò, ecco arrivare The Irishman col suo brusco, ragionato ritorno alla realtà.

Bruno ha detto...

Hai ragione ma in questo caso mi sembrava già molto chiaro (l'attore del resto è bravo a interpretare personaggi... stolidi; già visto Black Mirror, Breaking Bad ecc...), comunque non è il solo punto di The Irishman in cui questo avviene, è una cosa che Scorsese fa spesso e non solo in questo film. Poi magari è così, spesso, che le conversazioni sono veramente....

Comunque Scorsese aveva già detto moltissimo di quello che c'era da dire (sempre IMHO) in Mean Streets, altro film magari non facilissimo ma un capolavoro. Se ce la farà a dirigere ancora, spero tanto che non sia un film di gangster.

Bruno ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.