Un post di un autore autoprodotto (Alessandro Girola che, per inciso, è probabilmente lo scrittore indipendente migliore che io abbia letto) mi spinge a uscire dalla mia "comfort zone" per parlare di un argomento un po' complicato per me. Titolo del post: L'artista si deve schierare?
Oddio non so se sono un artista o un imbrattacarte (ormai carta virtuale, al giorno d'oggi), diciamo che cerco di intrattenere, ma la domanda me la sono posta tante volte e tante volte ho evitato di dare una risposta, anche se molto spesso ho scritto di politica su questo blog.
Innanzitutto: non sopporto i predicozzi politici, i discorsi didascalici dove la morale da insegnare finisce in primo piano (cose tipo i film di Nanni Moretti, tanto per intenderci). E non penso che sia necessario metterli nei libri, tutt'altro. Penso che una lettura che riesca a dare piacere non abbia necessariamente bisogno di alcuna giustificazione di altro tipo. Ho cercato sempre di scrivere per offrire un intrattenimento intelligente, magari con qualche spunto di riflessione sociale o politico, ma senza comunque mai disprezzare l'intrattenimento fine a se stesso.
E non è che eviti di schierarmi per fare il piacione e i il paraculo (se permettete il termine). Mi trovo in una situazione particolare, se parliamo di "schierarsi." Non ho una parte in cui schierarmi, e questo per via della mia storia personale, in cui ho speso il mio impegno prima nella destra e poi nella sinistra, a mio parere sbagliando entrambe le volte, dimostrando un perfetto intuito per mettermi dalla parte che in quel momento era perdente, e ricavandone alla fine un sano disincanto verso tutte le ideologie e correnti politiche.
Nel fare questo ho sviluppato una serie di opinioni mie che, come ho potuto verificare, riescono facilmente a farmi stare antipatico in tutti gli ambienti. Anche perché vengo automaticamente schedato dall'interlocutore come un appartenente del gruppo avverso, seguendo il dualismo buoni/cattivi che predomina oggi. Potrebbe anche starmi bene, nel senso che so di essere un "outsider" (isolato sul serio, non nel senso di appartenere a qualche gruppo di fighetti che si danno delle arie); però a questo punto non val nemmeno la pena di cercare di ragionare.
Soprattutto quando l'interlocutore ha idee decise da altri e non accetta mai di fare un ragionamento, sul serio un ragionamento. La maggior parte delle persone "aderisce" a un partito o una ideologia e di conseguenza spegne il senso critico e manda giù tutto il pacchetto, tutto il cucuzzaro di dogmi, ideologia e slogan. Molto conveniente, non c'è nemmeno bisogno di pensare, peccato che non ci sia la possibilità di discutere. Ma no, non mi sto dando arie di superiorità visto che certi errori li ho compiuti anch'io, a suo tempo.
Non mi astengo dal parlare di certi temi, comunque. Quando la tua presenza in rete è giustificata soprattutto dal fatto che scrivi, e cerchi di vendere (qualche volta semplicemente di regalare) quello che hai scritto, a volte di politica ti scappa di parlare sui social network e sul blog. Inevitabile. Perché "tutto è politica" e anche quando cerchi di immaginare nuovi mondi e inediti sviluppi sociali, anche quella può essere politica. E infatti la politica e i temi sociali spesso compaiono, nel (non molto) che ho scritto. Spesso problemi noti, presi magari, se ci riesco, da un punto di vista nuovo. Non cerco di vendere una verità al lettore, cerco di stimolare una riflessione, sperando di non essere troppo frainteso.
Da qui a sentirsi obbligati a prendere posizione sui fatti ce ne vuole. Anche perché non è semplice, con quello che sta succedendo oggi. Da una parte, se proprio volete saperlo, mi piace il fatto che la gente non creda più (non parlo semplicemente di Italia, ma a livello mondiale) alla trafila di menzogne che il potere economico (liberista, globalizzato, finto progressista) ci vuole rifilare, ma sono molto molto perplesso e anche un tantino preoccupato per come questa insoddisfazione si sta esprimendo, in termini pratici e in prospettiva politica (nuovi esagerati nazionalismi, pericolosi contrasti internazionali, improvvisi revival di idee decisamente reazionarie su aborto, omosessualità e via dicendo).
Da parte mia comunque ci vado assai piano con certi entusiasmi o allarmismi, che mi sembrano esagerati e a volte sono insinceri o isterici. Il putiferio che manipolatori professionisti stimolano sui social non vale il mio tempo, credeteci, e nemmeno il vostro. Se posso dare un consiglio: non arruolatevi in questa cazzata. Anzi, non arruolatevi da nessuna parte.
4 commenti:
Già, meglio non associarsi a un gruppo, anche se all'inizio può dare un senso di appartenenza e di conforto.
La mia sensazione è che non sia mai il caso di fidarsi troppo. Poi uno può fare quello che vuole ma il consenso dovrebbe essere critico e flessibile, ovvero revocabile in ogni momento.
Bruno, io sono d'accordo con quello che dici e sono diventata più moderata con vecch... ehm, maturità. Ma non pensi che ci sia il pericolo, alla fine, di trovarsi arrualati a forza da qualcuno che decide per te
Direi proprio di no. Non vedo personaggi con la capacità o la volontà di fare qualcosa di simile e, visto che l'Italia è rimasta un paese libero dopo gli anni '70, al paragone quello che succede oggi è uno scherzo. La rabbia politica del terzo millennio è più roba che ammorba... le tastiere dei computer.
Posta un commento