Gli editori italiani sembrano voler rinunciare al DRM, e sto parlando di quelli grossi, che lo avevano difeso a spada tratta contro le piccolissime case editrice "guerrigliere" che avevano visto nell'ebook senza protezione una strada per poter strappare una nicchia di utenza.
Questo almeno ciò che leggo sui giornali riguardo alle novità al Salone del Libro di Torino. Le grandi case editrici non sono diventate improvvisamente generose, certamente si tratta di un calcolo tattico. Il problema è che la "rivoluzione digitale" ora come ora non sembra così aggressiva, il digitale ha in mano una percentuale ridicola del mercato, ma il cambiamento arriverà anche da noi e sembra tutto in mano a colossi dell'hardware stranieri. Apple, Amazon, Google, e tra un po' forse Microsoft. Le grandi case editrici italiane scoprono improvvisamente di non essere giganti ma nanerottoli. In bilico il mercato, persa la distribuzione, perso il ruolo di grandi decisori di chi dev'essere pubblicato e chi no: gli autori disintermediano e arrivano direttamente al pubblico (se, beninteso, riescono a farsi vedere). Quindi le case editrici italiane, che si credevano giganteschi Golia, diventano piccoli guerriglieri del DRM-free, dei Davide contro le macchine mostruose americane.
Le piccole case editrici, e lo dico con dispiacere, a questo punto sono formiche. Anche se mi auguro che le formiche nel loro piccolo siano in grado di fare cose sorprendenti.
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