Questo libro fa parte di quel fortunato filone della denuncia all'italiana. Quel rumoroso e indignato puntare il dito che rimane un grande sport nazionale, una delle leve che portano in piazza migliaia di persone, rendono famosi i blog, fanno vendere i libri: basta strillare forte, insultare, credersi e farsi credere puri come Savonarola. E' un ottimo modo per passare il tempo, mettersi la coscienza a posto e sincerarsi che poi alla fine non cambi niente.
In questo caso si punta il dito contro il delirio della legge e della burocrazia italiana, che impediscono a un onesto povero cristo di trasformarsi in imprenditore. Sia detto per inciso, speravo di divertirmi anche se non apprezzo questo genere, e qualche risata in fondo l'ho fatta, ma questo libro vale ben poco.
In Volevo solo Vendere la Pizza (di Luigi Furini, edito da Garzanti) si racconta delle peripezie che toccano a chi cerca di avviare una piccola impresa, una pizzeria d'asporto: seguendo le regole e facendo i bravi. Come è facile prevedere, ci saranno enormi difficoltà a mettersi a posto con i vari uffici preposti a igiene e sicurezza, ad essere in regola con la legge 626 (quella che obbliga ad avere una formazione e qualche mezzo disponibile per emergenze sanitarie e antincendio), e presto cominceranno i guai con i sindacati, la legge e compagnia bella.
Certe difficoltà sono evidentemente una rottura di scatole gratuita dovuta ad una burocrazia disorganizzata che non ha saputo crescere ai ritmi di un paese moderno. Ma in altri casi, come nella scena in cui i poveri imprenditori che devono istruirsi sulla 626 si inferociscono di fronte alla tracotanza del docente che si è fatto pagare un pacco di soldi, o come quando il nostro imprenditore in erba si fa fregare dai suoi dipendenti che sfruttano ogni furbizia legale aiutati da sindacalisti pervertiti, il protagonista che da ex maoista ha voluto improvvisarsi commerciante mi sembra semplicemente quello che è: uno sprovveduto che ha cercato di mettere in piedi un qualcosa che in piedi semplicemente non può stare, un piccolo esercizio dove ti prendi il lusso di non esserci di persona. Stessa impressione me l'ha data un amico (imprenditore sul serio), a cui ho fatto leggere il libro. Così è: Volevo solo Vendere la Pizza è fondamentalmente un libro scorretto che adotta un punto di vista di comodo.
La prefazione di Marco Travaglio è illuminante:
Questo libro potrebbe intitolarsi tranquillamente, parafrasando Totò, "Poi dice che uno si butta a destra"
e in effetti il libro a destra ci si butta davvero parecchio, attaccando frontalmente welfare, diritti dei lavoratori, sindacato ecc... (non che siano senza peccato queste istituzioni, comunque). Il nostro Travaglio continua dicendo che:
E' capitato solo a lui oppure è così per tutti? Dall'INPS di Roma rispondono che nel 2003, su venti milioni di lavoratori assicurati, sono stati presentati dodici milioni di certificati medici per complessive sessanta milioni di giornate lavorative perdute. Non è sfiga, è il sistema.
Ricordiamoci che, nonostante abbia trovato il proprio pane quotidiano negli attacchi contro Berlusconi, Travaglio è di formazione liberista. Liberista spinta, sembrerebbe qui, con un disinvolto e scorretto uso della statistica.
Se a un tizio capita una normale influenza, di quelle che lo tengono a letto per una settimana, colleziona già cinque giornate di assenza, se ha la fortuna di non lavorare anche il sabato. Magari poi il datore di lavoro pretende che uno si presenti in ufficio con la febbre a 38, ma in una situazione in cui esistono dei diritti minimi è abbastanza normale che un lavoratore per nulla assenteista o cialtrone faccia 5 giorni di assenza in un anno, visto che l'influenza è un male stagionale che mette a letto la maggior parte delle persone. Senza contare che esistono anche altre malattie che portano a compilare questi milioni di certificati medici.
Pertanto se i dati statistici allegramente sbattuti in faccia così, contando sullo shock dei numeri grossi e tirando fuori una parolona come il sistema, fossero dati reali, bisognerebbe riconoscere che con sole tre giornate di assenza media a testa (60 milioni di giornate diviso 20 milioni di soggetti) i lavoratori italiani sono un popolo di coscienziosi stakanovisti. Altro che traditori figli di puttana come vengono raffigurati in questo libro.
Ve n'eravate accorti? Beh, quando siete alle prese con la denuncia all'italiana, imparate a verificare sempre e a passare i concetti che vi rifilano al vaglio della vostra razionalità: vedrete che perderete presto la voglia di appassionarvi a questo genere e magari vi risparmierete qualche V-day.
E con questo, prometto che non tornerò a parlare di politica su questo blog per un bel pezzo. Se qualcuno nella canicola d'agosto mi leggesse e avesse voglia di commentare questa mia uscita, lo prego di evitare i toni della denuncia all'italiana e della polemica offensiva, che impediscono inevitabilmente alla discussione di raggiungere qualsiasi utilità.
4 commenti:
Ciao Bruno, come va? :)
Sono passato per salutarti e per dirti che in questi giorni ho ripreso finalmente a leggere il tuo libro.
A breve ti farò sapere! ;)
Fosco Del Nero
www.foscodelnero.blogspot.com
Ciao, Fosco!
Come va? Be', fa caldo!
Buona lettura (spero)
Guerra di poveri, tra poveri.
Ed in questa guerra voluta dall'alto
non sono certo i poveri che vincono.Mai.
Se noi poveri capissimo veramente chi e' causa del nostro star male, invece di accapigliarci in tifoserie politiche deliranti e spesso caciarone.
Se iniziassimo tutti, almeno quelli che hanno il sense of wonder, ad aprire il terzo occhio. Ad uscire da Matrix. A realizzare Tanelorn...
Mmm... pillola rossa o pillola blu ?
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