
Se volete la mia opinione sul Fantasy Mediterraneo la trovate in questo vecchio post. Per riassumerla in breve, non c'è motivo per cui elementi di storia e cultura italica o mediterranea non debbano farsi sentire nel fantasy di produzione nostrana, e questa è una banalità perché gli stranieri usano già atmosfere e situazioni di casa nostra (dall'antichità al rinascimento ecc...) senza ovviamente doverci chiedere il permesso.
Il folklore italiano mi sembra peraltro troppo casareccio e modesto per ambientarvi storie stile Conan il Barbaro, la nostra è la terra della civiltà e se uno ha bisogno di feroci guerrieri che mozzano teste e firmano facendo una X, si troverà sicuramente meglio con i miti germanici, vichinghi, e via dicendo.
Insomma vi invito a leggere quel post se non lo avete fatto. Ok? Tra l'altro intuirete perché non mi è particolarmente piaciuto Zeferina, seconda opera pubblicata di Riccardo Coltri. Questo libro si è voluto presentare come "il Fantasy del Regno d'Italia" e nella prima edizione aveva tanto di bandiera sabauda in copertina: ero molto incuriosito e dopo averlo letto devo dire che lo sforzo di ricerca sicuramente è encomiabile, sebbene non mi sia chiaro perché tantissimo del materiale è poi in verità di provenienza direttamente o indirettamente germanica (sia perché la storia ci porta in una terra di confine, sia perché il folklore dei Cimbri influenza il libro, gente che vive sicuramente in Italia da un pezzo ma che ha una chiara origine d'oltralpe). Tuttavia il risultato finale non mi ha entusiasmato e un po' me lo aspettavo, vista la difficoltà di creare toni epici con il nostro folklore di fronte all'ingombrante presenza della nostra storia.
Ad ogni modo ritengo che l'ambientazione (e qualsiasi discorso culturale sottostante) sia necessariamente funzionale alla qualità narrativa, perciò anziché perdermi in diatribe sul Fantasy Mediterraneo cercherò di dare una valutazione sul libro.
La storia di Zeferina parte dalla caccia che tutte le genti fatate stanno conducendo per impadronirsi del suo bambino, un esserino apparentemente deforme, probabilmente fatato anch'esso, che sarebbe la realizzazione di antichissime profezie.
Zeferina è una trovatella, allevata da una strega e strega dilettante lei stessa. Si batte ostinatamente e con coraggio per non cedere la sua creatura e coltiva la speranza di trovare lidi più accoglienti per condurre una vita meno stentata.
Attraverso la storia di un altro personaggio, Nero, seguiamo le azioni di tribù, regni, sciamani e fazioni varie che stanno per sfidarsi in una specie di Ragnarok in versione ridotta. Si tratta di culti antichi, popolazioni mitiche, seguaci di riti quasi dimenticati che si risvegliano per questo evento irripetibile. La loro esistenza stessa nel diciannovesimo secolo, oltre al fatto che si muovano e combattano in territorio italiano come se niente fosse, penso possa mettere a dura prova anche il lettore meglio disposto alla "sospensione dell'incredulità". Tanto più quando si affiancano ai travagli di Zeferina e alla sua vita di povertà, alla speranza di andare in Merica (America) a rifarsi un futuro, e altri simili dettagli di vita amara e stentata pesantemente veristici, stile Giovanni Verga.
Quanto allo stile ho trovato belle alcune descrizioni ma pesanti certi dialoghi spezzettati e frantumati (iperrealistici, direi). In una lunga parte centrale del libro è difficile capire cosa sta succedendo, a meno di tornare indietro e ripensare attentamente i capitoli precedenti per studiarne il significato, ammesso di volerlo fare: l'autore non è affatto sconclusionato, però io a un certo punto ho smesso di stare al suo gioco: perché la fatica di comprenderlo non mi dava abbastanza soddisfazione.
Non voglio dare un'impressione completamente negativa del libro, comunque. Se il personaggio di Nero m'è parso poco soddisfacente, confuso e poco comprensibile nelle motivazioni, quello di Zeferina è ben riuscito e avvincente e riesce a trascinare il lettore nella sua lotta generosa e instancabile.
Non so quanto le mie impressioni possano valere per spingere un potenziale acquirente a comprare o non comprare il libro. In buona parte le mie critiche toccano temi su cui ho dei punti di vista abbastanza consolidati e discordanti con il trattamento della materia da parte dell'autore (con cui peraltro non ho beghe di amicizia o inimicizia, o faide sanguinose nel meglio stile del fantastico italiano). Perciò Zeferina non mi ha preso, ma è un discorso in buona parte personale.
La difficoltà di lettura in alcune parti mi pare un dato più oggettivo ma in effetti può essere influenzata dal mio scarso coinvolgimento, come io ho trovato superflui certi virtuosismi un altro potrebbe rimanerne estasiato. Se non vi va di condividere il mio punto di vista per capire il mio giudizio (e sapere se accettarlo o meno), la strada è solo quella di cercare altre recensioni o comprarvi Zeferina e crearvi la vostra opinione.
Qua sotto il link per andare alla pagina di aNobii riguardante questo libro.
Zeferina