Pochi giorni fa scrivevo in questo post che chi ammassa truppe al confine di un'altra nazione ha probabilmente l'intenzione di usarle.
Ho sperato che, con il previsto riconoscimento delle repubbliche separatiste, si potesse aprire una pausa di dialogo. Ma era difficile che tutto il movimento di forze avesse solo quello come obiettivo, e infatti non è stato così.
Se Putin avesse rinunciato ad attaccare, da un certo momento in poi avrebbe fatto la figura del buffone. L'occidente peraltro ha dato il via libera, rendendo noto chiaramente che non avrebbe ostacolato direttamente sul terreno l'attacco all'Ucraina. Ma senza fare alcuna concessione o reale apertura al dialogo. Del resto la richiesta-ultimatum di Putin (che praticamente chiedeva il riconoscimento di una sfera di influenza molto ampia, in stile quasi sovietico, sull'Europa orientale) era irricevibile così come era stata formulata.
In questo modo Putin ha avuto la certezza che nessuno avrebbe appoggiato militarmente l'Ucraina, e Biden ha evitato di fare una figura da pollo, anche se ci sarà senz'altro chi dirà che si è dimostrato di nuovo debole. La Russia si sta complicando certamente la vita, tra sanzioni e possibile malcontento popolare. Ma non penso che l'occidente avrà solo da guadagnarci, e certamente non ne avrà l'Europa, dipendente dal gas russo.
È inutile dare tutta la colpa a Putin. La responsabilità di quello che sta succedendo grava su tutti gli attori di decenni di politica e storia europea, da Gorbachev a Bush padre, a tutti i leader che hanno preso le decisioni cruciali del periodo post-sovietico. Ma chi vede in Putin il cavaliere bianco, che ci fornirà un'alternativa rispetto ai cattivi yankee, sta prendendo una grossa cantonata.