È passato fin troppo velocemente il 2018, trovandomi molto in ritardo sui miei progetti. A parte quelli, il lavoro, quello che permette di sopravvivere, va avanti con mille e mille problemi. La salute... va come va, ormai sono nell'età in cui le cose non si metteranno mai meglio (e in verità ci siamo un po' tutti, solo che se ne rendono conto solo alcuni). Parlando di soddisfazioni, il 2018 mi ha portato un piacere inaspettato con Autostrada Gialla, libro scritto assieme a Cristina Donati in molti mesi e con molte difficoltà: dopo una partenza decente ma non entusiasmante si è rivelato un piccolo ma costante successo di vendite, tanto che dopo l'estate (era uscito nel dicembre 2017) tornava al secondo posto degli ebook di fantascienza apocalittica. E ancora in questi giorni, in un piccolo rivolo che non si ferma, continua ad attrarre la curiosità dei lettori. Non un enorme numero di acquisti, per carità, ma un risultato "più che decente" per uno scrittore indipendente.
Qual è la lezione che devo prenderne? Scrivere con una persona già conosciuta, per aprirmi a un pubblico più grande? Parlare di zombie, che sono sempre di moda (fenomeno stranamente duraturo, c'è da chiedersi perché...). Oppure è stata la tensione politica e di filosofia di vita, nel libro causa scatenante dello scontro tra i profughi di Milano, a creare la curiosità? Non so, non siamo stati i primi che, parlando di apocalisse zombie, si affiancano a quel filone; però forse questo era l'anno adatto, dal punto di vista della tensione politica. Comunque sia, se lo volete leggere è sempre a disposizione qui.
Cosa ho scritto nel 2018? Un racconto, più che un libro. È breve, ma è stato difficile da scrivere e, temo, sarà difficile da leggere, nonostante (anzi, proprio perché) tratta di un nemico contro cui tutti dobbiamo fare i conti.
Uscirà l'anno prossimo.
giovedì 27 dicembre 2018
venerdì 21 dicembre 2018
Hope & Glory - segnalazione
È arrivato proprio in tempo per il Natale il crowdfunding di Hope & Glory, un supplemento per il gioco di ruolo Savage Worlds.
Questa espansione è basata su un'ambientazione steampunk originale, collocata in un tempo alternativo: in pratica un'Ucronia, che prende il via da una catastrofe che, nel 1852, porta la devastazione nel mondo e in particolare nel cuore dell'Europa, uccidendo parte della popolazione e costringendo il resto a un lungo e doloroso esodo. Risultato: un mondo che è diverso da quello che conosciamo e che, nel corso dei decenni, sviluppa nuove tecnologie e anche nuove società, visto che quelle che un tempo erano colonie adesso sono nazioni, frutto della fusione dei profughi con le popolazioni locali. Con l'Europa coperta di ghiacci e le Americhe isolate, si avvia una storia alternativa.
Abbiamo anche nuove armi, ricerche psichiche, creature mai viste e altro. Per quanto riguarda il gioco, una campagna porterà i giocatori dalle parti dell'India... e mi fermo qui.
Potete trovare altro materiale nella pagina del crowdfunding.
Questa espansione è basata su un'ambientazione steampunk originale, collocata in un tempo alternativo: in pratica un'Ucronia, che prende il via da una catastrofe che, nel 1852, porta la devastazione nel mondo e in particolare nel cuore dell'Europa, uccidendo parte della popolazione e costringendo il resto a un lungo e doloroso esodo. Risultato: un mondo che è diverso da quello che conosciamo e che, nel corso dei decenni, sviluppa nuove tecnologie e anche nuove società, visto che quelle che un tempo erano colonie adesso sono nazioni, frutto della fusione dei profughi con le popolazioni locali. Con l'Europa coperta di ghiacci e le Americhe isolate, si avvia una storia alternativa.
Abbiamo anche nuove armi, ricerche psichiche, creature mai viste e altro. Per quanto riguarda il gioco, una campagna porterà i giocatori dalle parti dell'India... e mi fermo qui.
Potete trovare altro materiale nella pagina del crowdfunding.
giovedì 20 dicembre 2018
Sulle logiche di Amazon
Qualche settimana fa ho scritto un breve commento su I Guerrieri di Wyld, un romanzo fantasy ironico e satirico, ma che non manca di momenti epici. Non un capolavoro, forse, ma una lettura piacevole, senza dubbio. Il libro l'ho comprato su Amazon, in formato kindle, per spendere quel pochino di meno rispetto al cartaceo.
Come spesso faccio per libri e altri articoli che acquisto, ho postato una recensione verso la fine di ottobre, ma con mia sorpresa è stata respinta.
Cosa sarà mai successo? Amazon mi scrive:
Impossibile pubblicare la recensione.
Grazie per aver inviato una recensione cliente su Amazon. La tua recensione non può essere pubblicata sul sito web nel formato attuale. Anche se apprezziamo i tuoi commenti e il fatto che tu ci abbia dedicato del tempo, le recensioni devono essere conformi alle seguenti linee guida:
http://www.amazon.it/review- guidelines
Come spesso faccio per libri e altri articoli che acquisto, ho postato una recensione verso la fine di ottobre, ma con mia sorpresa è stata respinta.
La foto è del Wall Street Journal
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giovedì 13 dicembre 2018
Hostel
Capitatami l'occasione, ho visto Hostel, dopo che m'ero ripromesso di non farlo quando avevo visto Hostel II nel 2015. Anche qui si tratta di un horror in cui ignari turisti vengono catturati e macellati (è il caso di dirlo) per il piacere di sadici che appartengono a una specie di orrendo club segreto.
A dire la verità, pur essendo ovviamente preparato a quello che avrei visto (il seguito è praticamente la stessa cosa) ho trovato il primo film più interessante, sebbene non siamo in presenza di un capolavoro. Per esempio il regista Eli Roth, che ha diretto questo film quando era agli inizi di una valida carriera nell'horror, ha saputo cogliere, meglio che nel primo film, l'atteggiamento del turista ignorante che si muove nel mondo degli altri come se fosse in un luna park di divertimenti, sesso e droga: qui i "colpevoli" sono un paio di yankee (e un amico islandese che si aggrega) ma l'atteggiamento è generale nel turista globalizzato. Quello che incide il proprio nome sul Colosseo, per capirci.
È statunitense, però, anche uno dei torturatori, con cui il protagonista Paxton (Jay Hernandez, visto in Suicide Squad) ha un breve colloquio mentre cerca di sfuggire dalla fabbrica abbandonata in cui si svolge lo scempio delle vittime. E non è, in un certo senso, diverso dal trio di vacanzieri spensierati, è solo un po' più amorale e sadico.
A dire la verità, pur essendo ovviamente preparato a quello che avrei visto (il seguito è praticamente la stessa cosa) ho trovato il primo film più interessante, sebbene non siamo in presenza di un capolavoro. Per esempio il regista Eli Roth, che ha diretto questo film quando era agli inizi di una valida carriera nell'horror, ha saputo cogliere, meglio che nel primo film, l'atteggiamento del turista ignorante che si muove nel mondo degli altri come se fosse in un luna park di divertimenti, sesso e droga: qui i "colpevoli" sono un paio di yankee (e un amico islandese che si aggrega) ma l'atteggiamento è generale nel turista globalizzato. Quello che incide il proprio nome sul Colosseo, per capirci.
È statunitense, però, anche uno dei torturatori, con cui il protagonista Paxton (Jay Hernandez, visto in Suicide Squad) ha un breve colloquio mentre cerca di sfuggire dalla fabbrica abbandonata in cui si svolge lo scempio delle vittime. E non è, in un certo senso, diverso dal trio di vacanzieri spensierati, è solo un po' più amorale e sadico.
venerdì 7 dicembre 2018
Infodump, Mary Sue e altre atrocità.
Un articolo su Io9, vecchio di alcuni anni, riporta alcuni cliché sullo scrivere che alcuni scrittori avrebbero rigettato. Lo prendo come spunto per dire la mia su certi tratti stilistici e stratagemmi che mi piacciono e non. Su certe questioni la discussione è davvero accesa, in Italia e all'estero.
Nell'articolo si parla alcuni termini che alcuni vorrebbero addirittura ritirati, e tra questi il famoso Mary Sue. Del termine me ne sono occupato la bellezza di 10 anni fa (relativamente però a qualcosa di scritto di me al momento non disponibile); sta a indicare un personaggio perfetto, con tutte le qualità desiderabili, integerrimo e via dicendo, insomma eccessivamente idealizzato, stucchevole e poco realistico.
Nell'articolo si parla alcuni termini che alcuni vorrebbero addirittura ritirati, e tra questi il famoso Mary Sue. Del termine me ne sono occupato la bellezza di 10 anni fa (relativamente però a qualcosa di scritto di me al momento non disponibile); sta a indicare un personaggio perfetto, con tutte le qualità desiderabili, integerrimo e via dicendo, insomma eccessivamente idealizzato, stucchevole e poco realistico.
venerdì 30 novembre 2018
Fantascienza cinese?
Volevo leggere qualcosa che fosse non di marca USA e nemmeno italiano (per quanto comunque di italiano io legga poco), ed ero in cerca dell'insolito. Mi sono quindi preso questo Nebula, raccolta di racconti di fantascienza cinese, spinto anche dal fatto che uno degli autori di questa raccolta fosse Liu Cixin, autore di un titolo famoso, Il Problema dei Tre Corpi (ha vinto il Premio Hugo).
Ipotesi: leggere fantascienza scritta con un punto di vista differente. Ci sono riuscito? In parte sì.
L'Estate di Tongtong di Xia Jia ci parla di anziani che ricevono assistenza dai robot e restano attivi negli ultimi giorni delle proprie vite, un argomento che dovrebbe essere narrato con passione (è dedicato a un proprio nonno, del resto) e invece mi è suonato piuttosto freddo.
Molto più "fantascientifico" Stampare un nuovo mondo, scritto da Wu Yan, una storia in cui la competizione con le altre università porta degli studiosi a una scoperta dalle potenzialità incredibili, anche questo racconto a mio parere è narrato in una maniera piuttosto fredda.
Passando al famoso Liu Cixin, il suo Le Bolle di Yuanyuan ci porta a un problema molto concreto in parte della Cina: la siccità. Una bambina, appassionata da sempre dalle bolle di sapone, cresce pensando a come salvare la propria città e regione. Sarà una membrana protettiva simile a una bolla di sapone a fornire la soluzione?
Che sia la traduzione o lo stile letterario cinese, ho trovato questi racconti interessanti ma narrati in una maniera stranamente asettica. A voi il giudizio. Per quanto mi riguarda, mi serve qualche altra lettura per formarmi un'opinione su questa nuova fantascienza cinese.
Uno di questi racconti, Buddhagram, di Chen Qiufan, mescola con effetti stravaganti modernità e tradizione, con la programmazione di una "app" in cui fosse infusa l'illuminazione, per dare a tutti una specie di tempio portatile. Poi cominciano ad arrivare i racconti di miracoli avvenuti per mezzo del Buddha telematico... Ossessioni del marketing, la speranza di fare la startup di successo o avere l'idea geniale, millenarie superstizioni, religione e buffonata si mescolano in una narrazione che dà l'idea di un paese scivolato dalla tradizione antica alla modernità nel giro di pochi decenni (per quanto alla tradizione un colpo l'avesse già dato l'epoca di Mao...).
L'Estate di Tongtong di Xia Jia ci parla di anziani che ricevono assistenza dai robot e restano attivi negli ultimi giorni delle proprie vite, un argomento che dovrebbe essere narrato con passione (è dedicato a un proprio nonno, del resto) e invece mi è suonato piuttosto freddo.
Molto più "fantascientifico" Stampare un nuovo mondo, scritto da Wu Yan, una storia in cui la competizione con le altre università porta degli studiosi a una scoperta dalle potenzialità incredibili, anche questo racconto a mio parere è narrato in una maniera piuttosto fredda.
Passando al famoso Liu Cixin, il suo Le Bolle di Yuanyuan ci porta a un problema molto concreto in parte della Cina: la siccità. Una bambina, appassionata da sempre dalle bolle di sapone, cresce pensando a come salvare la propria città e regione. Sarà una membrana protettiva simile a una bolla di sapone a fornire la soluzione?
Che sia la traduzione o lo stile letterario cinese, ho trovato questi racconti interessanti ma narrati in una maniera stranamente asettica. A voi il giudizio. Per quanto mi riguarda, mi serve qualche altra lettura per formarmi un'opinione su questa nuova fantascienza cinese.
martedì 27 novembre 2018
Avengers: Infinity War
Dopo qualche incertezza mi sono visto anche Avengers: Infinity War. Non mi sono però messo "alla pari" con gli altri film dell'universo cinematografico Marvel (ovvero il MCU, Marvel Cinematic Universe). Ci sono quindi dei personaggi di cui non so nulla, tipo una specie di volpacchiotto che parla e pilota un'astronave, e altri di cui mi ricordo a malapena qualcosa. Poco male, ma purtroppo, anche per dare una possibilità di entrare nel film a tutti quanti gli eroi, il film è lunghissimo, due ore e mezza. E questo è senz'altro un difetto: ho visto il film in due sedute, in streaming, ma al cinema forse non ce l'avrei fatta.
Tuttavia la lunghezza dei film Marvel è una caratteristica abbastanza normale con cui tocca fare i conti. Un motivo in più per non spenderci una decina di euro al cinema, del resto, visto che aspettando un po' si becca qualche offerta speciale in streaming (ho pagato un euro e 99 centesimi), e il film se proprio vogliamo vedercelo lo possiamo gustare con calma.
Tuttavia la lunghezza dei film Marvel è una caratteristica abbastanza normale con cui tocca fare i conti. Un motivo in più per non spenderci una decina di euro al cinema, del resto, visto che aspettando un po' si becca qualche offerta speciale in streaming (ho pagato un euro e 99 centesimi), e il film se proprio vogliamo vedercelo lo possiamo gustare con calma.
venerdì 23 novembre 2018
Wolyn
Wolyn (ovvero Volinia, una regione all'incrocio tra Bielorussia, Ucraina e Polonia) è un film polacco del 2016, diretto dal regista Wojciech Smarzowski, che già in altre pellicole aveva ripercorso con la macchina da presa i duri e difficili eventi occorsi alla sua nazione negli anni passati. In questa occasione vengono ripercorsi gli eccidi nella regione ricordata dal titolo, verificatisi dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale in avanti, ricucendo molte testimonianze di atrocità nella storia di una giovane polacca, Zosia (interpretata da Michalina Labacz), e della sua famiglia.
Premessa storica. La Polonia rinacque, come stato, dopo la fine della Prima Guerra Mondiale (il centenario dell'evento è stato ricordato non molti giorni fa). Si trattava di uno stato i cui confini erano stati stabiliti in maniera arbitraria, includendo nel territorio minoranze ucraine, bielorusse, tedesche. A complicare le cose, una forte presenza ebraica nel territorio, e la presenza di minoranze polacche negli stati vicini. Parte del "cordone sanitario" che doveva isolare la Russia sovietica, la Polonia ebbe una vita travagliata fin dall'inizio, in parte per colpa della propria aggressività, in parte per via dell'instabilità dei territori che sarebbero confluiti nell'Unione Sovietica, ancora combattuti tra comunisti e "armate bianche" di controrivoluzionari. Polonia e URSS si scontrarono in quegli anni in una guerra inutile e senza esito.
Premessa storica. La Polonia rinacque, come stato, dopo la fine della Prima Guerra Mondiale (il centenario dell'evento è stato ricordato non molti giorni fa). Si trattava di uno stato i cui confini erano stati stabiliti in maniera arbitraria, includendo nel territorio minoranze ucraine, bielorusse, tedesche. A complicare le cose, una forte presenza ebraica nel territorio, e la presenza di minoranze polacche negli stati vicini. Parte del "cordone sanitario" che doveva isolare la Russia sovietica, la Polonia ebbe una vita travagliata fin dall'inizio, in parte per colpa della propria aggressività, in parte per via dell'instabilità dei territori che sarebbero confluiti nell'Unione Sovietica, ancora combattuti tra comunisti e "armate bianche" di controrivoluzionari. Polonia e URSS si scontrarono in quegli anni in una guerra inutile e senza esito.
martedì 20 novembre 2018
Sta cambiando il mondo? Seconda parte
Negli USA, con le "elezioni di midterm," è svanita l'idea che la presidenza Trump fosse una anomalia destinata a essere riassorbita rapidamente. I Democratici sono più forti, adesso, e sebbene molto divisi fra loro potranno sfidare le decisioni del presidente, ma i Repubblicani hanno resistito e, ormai, sono molto più compatti dietro al loro leader. Questo probabilmente significa, come pensavo nel precedente articolo, che siamo di fronte a un cambiamento di marcia del mondo occidentale (e quindi del mondo tout court).
I mutamenti in atto sono molteplici ma uno che riguarda specialmente l'Europa è il fatto che la politica di "America First" si sia rivelata non una stranezza voluta dal collerico presidente con i capelli arancioni, e destinata presto a scomparire. Probabilmente è un percorso obbligato, visto lo stato di malessere sociale ed economico degli USA. Potrebbe darsi che un futuro presidente democratico (o anche uno repubblicano post-Trump, perché no) torni a rivolgere sorrisi rassicuranti nella nostra direzione, ma probabilmente la linea sarà quella di avere massimo potere e controllo con il minimo sforzo, salvo ulteriori tentazioni verso l'isolazionismo; insomma non quella benevola supremazia e protezione di cui l'Europa in passato aveva goduto (quasi sempre) volentieri.
I mutamenti in atto sono molteplici ma uno che riguarda specialmente l'Europa è il fatto che la politica di "America First" si sia rivelata non una stranezza voluta dal collerico presidente con i capelli arancioni, e destinata presto a scomparire. Probabilmente è un percorso obbligato, visto lo stato di malessere sociale ed economico degli USA. Potrebbe darsi che un futuro presidente democratico (o anche uno repubblicano post-Trump, perché no) torni a rivolgere sorrisi rassicuranti nella nostra direzione, ma probabilmente la linea sarà quella di avere massimo potere e controllo con il minimo sforzo, salvo ulteriori tentazioni verso l'isolazionismo; insomma non quella benevola supremazia e protezione di cui l'Europa in passato aveva goduto (quasi sempre) volentieri.
venerdì 16 novembre 2018
Conquistador vol. II
Sono alla seconda parte di Conquistador, edito da Glénat (autori Dufaux e Xavier).
Hernando del Royo, cacciatore di tesori, in questo volume incontra molte peripezie. Il paesaggio in cui si muove è inospitale, abitato da tribù di uomini spietati e da ogni specie di belva o di malattia. Il sovrannaturale guardiano del tesoro degli Incas non lo uccide ma i suoi compagni di avventura si disperdono o muoiono. Lui scampa alla spedizione nel cuore della giungla e incontra un Cortes che ha dovuto combattere contro gli stessi spagnoli, venuti a bloccare il suo tentativo di conquistare l'impero azteco. Infatti, in una storia che non risparmia alcuna crudeltà, anche fra di loro i "conquistadores" arriveranno a battersi, ed è fatto storico. Cortes medita di tornare subito indietro: ed è arrabbiato perché contava su Del Royo per avere dell'oro da promettere ai soldati, e lui non ha riportato nulla. Prosegue una storia cupa, dove la violenza cieca del dio infernale Txlaka quasi sembra ordinaria in un mondo dove il nemico (uomini selvaggi e implacabili delle tribù), le malattie e l'impraticabilità della giungla, gli stessi alleati, pongono a ogni passo trappole mortali.
Del primo volume avevo parlato qui.
Hernando del Royo, cacciatore di tesori, in questo volume incontra molte peripezie. Il paesaggio in cui si muove è inospitale, abitato da tribù di uomini spietati e da ogni specie di belva o di malattia. Il sovrannaturale guardiano del tesoro degli Incas non lo uccide ma i suoi compagni di avventura si disperdono o muoiono. Lui scampa alla spedizione nel cuore della giungla e incontra un Cortes che ha dovuto combattere contro gli stessi spagnoli, venuti a bloccare il suo tentativo di conquistare l'impero azteco. Infatti, in una storia che non risparmia alcuna crudeltà, anche fra di loro i "conquistadores" arriveranno a battersi, ed è fatto storico. Cortes medita di tornare subito indietro: ed è arrabbiato perché contava su Del Royo per avere dell'oro da promettere ai soldati, e lui non ha riportato nulla. Prosegue una storia cupa, dove la violenza cieca del dio infernale Txlaka quasi sembra ordinaria in un mondo dove il nemico (uomini selvaggi e implacabili delle tribù), le malattie e l'impraticabilità della giungla, gli stessi alleati, pongono a ogni passo trappole mortali.
Del primo volume avevo parlato qui.
martedì 13 novembre 2018
Deadpool 2, una brevissima opinione
Quando davo il mio parere sul primo Deadpool, mi chiedevo se la formula fosse ripetibile con il medesimo successo in un seguito. Ed eccomi infatti a vedere, sebbene non in prima visione, Deadpool 2. Il protagonista è sempre Ryan Reynolds nei panni del supereroe/antieroe, il regista invece è cambiato: David Leitch, a me ignoto, ha preso il posto di Tim Miller, a causa di "contrasti creativi" di quest'ultimo con Reynolds. Quali contrasti ci sono stati? Ho letto di questioni di tono del seguito, e di effetti speciali che non erano piaciuti a Reynolds, per quanto non avesse che buone parole per il regista... il quale è passato ad altre produzioni senza gettare benzina sui contrasti, insomma una cosa alla vogliamoci bene.
giovedì 8 novembre 2018
Martyrs
Martyrs è un film horror particolare, di un genere che lascia sconcertati. Quello che ho visto è la versione francese del 2008, non il remake americano di pochi anni fa. Scritto e girato da Pascal Laugier. Le protagoniste sono donne, innanzitutto Lucie e Anna (attrici: Mylene Jampanoi e Morjana Alaoui, la prima franco-cinese, l'altra franco-marocchina) e la misteriosa Mademoiselle (una "signorina" attempata, interpretata dall'attrice canadese Catherine Bégin). La trama va anticipata, perché non è possibile parlare di questo film senza rivelarla.
Martyrs sembra l'incrocio tra un "torture porn" e un "revenge movie," almeno nella prima parte. Una delle protagoniste (Lucie) la vediamo torturata sistematicamente, freddamente, senza motivo apparente e ad opera di persone di cui non conosciamo i moventi. Lucie sfugge, ma non senza il terribile senso di colpa di non aver potuto aiutare un'altra ragazza torturata nello stesso modo, e finisce in un'orfanotrofio. Tormentata da un personaggio allucinatorio che la minaccia e aggredisce (tutto è nella sua mente), Lucie viene aiutata da un'altra ospite dell'istituzione. Ma quando, anni dopo, Lucie compie una tremenda vendetta contro una famiglia che ritiene coinvolta coi suoi torturatori, Anna non crederà alle sue parole e cercherà di salvare una di quelle persone (invano).
Martyrs sembra l'incrocio tra un "torture porn" e un "revenge movie," almeno nella prima parte. Una delle protagoniste (Lucie) la vediamo torturata sistematicamente, freddamente, senza motivo apparente e ad opera di persone di cui non conosciamo i moventi. Lucie sfugge, ma non senza il terribile senso di colpa di non aver potuto aiutare un'altra ragazza torturata nello stesso modo, e finisce in un'orfanotrofio. Tormentata da un personaggio allucinatorio che la minaccia e aggredisce (tutto è nella sua mente), Lucie viene aiutata da un'altra ospite dell'istituzione. Ma quando, anni dopo, Lucie compie una tremenda vendetta contro una famiglia che ritiene coinvolta coi suoi torturatori, Anna non crederà alle sue parole e cercherà di salvare una di quelle persone (invano).
sabato 3 novembre 2018
Otto Minuti per un Impero
Un boardgame che trovate su molte piattaforme... su cartoncino, naturalmente (boardgame cartaceo disponibile in italiano, edito da dV Giochi), sotto forma di app per i dispositivi mobili, sulla piattaforma Steam per il computer di casa. Otto Minuti per un Impero è un boardgame semplicissimo, estremamente rapido (per quanto non duri otto minuti), divertente. Si tratta di un gioco di conquista del mondo effettuato con regole estremamente semplici e che prevede un limitato numero di turni di gioco. Ci si muove su una mappa divisa in zone, ma esiste un solo tipo di unità, come nel Risiko, e tutte le azioni vengono messe in atto tramite carte (ce ne sono sempre diverse a disposizione), che offrono varie possibilità, quali movimento per mare, via terra, reclutamento di nuove unità, costruzione di città in un territorio dove il giocatore ha almeno una unità, distruzione di unità nemiche. Quest'ultima opzione è molto scarsa e limitata, eppure il gioco ha un livello di interazione piuttosto ampio, secondo me, perché si cerca sempre di sottrarre il controllo di territori e continenti agli avversari: non c'è battaglia, la contesa si gioca su chi ha la maggioranza per il controllo dei singoli territori. Eliminare un'unità nemica può essere utile nelle zone meno "popolate" di truppe, dove questa scelta può avere un esito efficace.
martedì 30 ottobre 2018
I Guerrieri di Wyld
I Guerrieri di Wyld, di Nicholas Eames (edito dalla Nord), è un libro che aveva attirato la mia attenzione già un po' di tempo fa (non sto molto dietro alle novità ma questo l'avevo notato nei primi mesi dell'anno), però non mi sono deciso subito a leggerlo. Perché? Perché la sinossi mi sapeva di cosa poco seria. Avevo, a dire il vero, timore della boiata trash, della schifezza che fa cadere le braccia.
Ma per una volta tanto l'unione tra satira e fantasy ha prodotto un risultato che funziona. Diamo un'occhiata, con qualche piccola anticipazione sulla trama.
Un elemento che incuriosisce (e fa allo stesso tempo storcere il naso) riguardo al libro è che fare l'avventuriero è un mestiere, una carriera, un po' come nel Gioco di Ruolo: nel mondo dei Guerrieri di Wyld ci sono gruppi di personaggi ciascuno con una sua funzione, pronti a qualsiasi impresa per onore e gloria (e soldi). Sono come dei cantanti, dei divi del rock: hanno un frontman, il guerriero più famoso. Hanno degli impresari che organizzano i gruppi, procurano il lavoro (ovvero andare a caccia di mostri per conto delle comunità che desiderano liberarsene). Sono celebri e osannati, e questo andazzo è peggiorato nel corso della vita di Clay, uno dei protagonisti del libro, il quale ricorda le donne guerriere rudi e robuste che aveva conosciuto da giovane, e poi vede, nel corso della storia che leggiamo, delle ragazze civettuole che flirtano col pubblico, che hanno capelli ben agghindati e l'armatura che scopre più che coprire.
A dire il vero una satira del genere c'era in alcuni punti ironici di Sapkowski, quando parla del mestiere dello Strigo, ma mentre lo scrittore polacco è sempre abbastanza delicato, qui arriviamo a dei livelli volutamente esagerati.
mercoledì 24 ottobre 2018
Si Alza il Vento
Si alza il vento è il film che doveva essere il "testamento," l'ultimo film di Hayao Miyazaki, la (maggiore) testa pensante del celeberrimo Studio Ghibli. L'anziano genio dell'animazione giapponese ha forse nuovi progetti, in realtà, per cui quest'ultimo atto potrebbe essere seguito da delle appendici, però il film è interessante perché contiene le tematiche più care Miyazaki, oltre ad essere un progetto che, finalmente, andava a trattare un argomento che l'artista desiderava da sempre di poter mettere al centro di qualche storia. In questo post esaminiamo brevemente la pellicola, anticipandone anche la trama. È un film di un paio d'ore, ed essendo animazione "vera" e non computer grafica, ha richiesto una notevole quantità di persone impegnate alla produzione, e parecchio tempo.
L'argomento che davvero interessava a Miyazaki, e che qui è in primissimo piano, è l'aviazione e il volo, come in altri film dello Studio Ghibli (ad esempio Porco Rosso); in particolare qui si parlerà di alcuni aerei giapponesi specifici tra cui il caccia Zero, aereo della marina militare giapponese, e il suo progettista Jiro Horikoshi. Oltre a questo, e per rendere la trama più varia e più poetica, abbiamo una drammatica storia d'amore e un rapporto onirico tra il progettista giapponese e Giovanni Caproni, un pioniere dell'aviazione italiana.
giovedì 18 ottobre 2018
Se ne va Greg Stafford, uno dei padri del Gioco di Ruolo
Dopo che entrambi i padri di Dungeon & Dragons se ne sono andati, è il turno di un altro grande personaggio.
Greg Stafford (1948 - 2018) è stato fondatore della Chaosium e autore, insieme a Steve Perrin, di Runequest, il GDR che per chiarezza e razionalità di regolamento si distinse, all'epoca e per moltissimo tempo, rispetto all'imitatissimo D&D (autori: Gary Gygax e Dave Arneson), di cui prendeva a prestito pochissimi aspetti del regolamento (anche se, ovviamente, il concetto di gioco di ruolo nasce con Gary Gygax e socio, e questa è una intuizione fondamentale). Dividendo i meriti dei due creatori di Runequest, Steve Perrin è l'autore a cui si deve il maggiore contributo a un ottimo regolamento, Greg Stafford l'autore di una densa, complessa e profonda ambientazione.
Essendo stato profondamente affascinato da Runequest nei lontati anni '80, posso dire che nell'insieme il mondo di Glorantha creato da Stafford era forse un po' "troppo:" corposo, complesso, e, fatto non secondario, occorreva spendere un sacco di soldi per acquistare i vari supplementi ed esplorarlo. Era anche una difficile lettura, piena di nomi astrusi e concetti non sempre semplici per uno che avesse una modesta padronanza dell'inglese (si dà il caso che io abbia imparato la lingua proprio per la passione dei GDR, non avendola studiata mai a scuola).
Se non sono riuscito a entusiasmarmi per l'ambientazione nel suo insieme, ho trovato comunque che la costruzione di culti, leggende e culture ad opera di Stafford fosse senza pari (almeno all'epoca, e magari concedendo un paio di eccezioni); pertanto ricordo ancora vivamente certe sue creazioni.
Dopo aver abbandonato la Chaosium e pubblicato una nuova edizione di Runequest, Greg Stafford vi aveva fatto ritorno nel 2015, per poi morire di recente, il 10 ottobre: pochissimi giorni fa. Sulle peripezie editoriali del GDR Runequest non mi dilungo, mi limito a segnalare questo vecchio articolo in cui ricordavo il mio apprezzamento per il gioco.
Greg Stafford (1948 - 2018) è stato fondatore della Chaosium e autore, insieme a Steve Perrin, di Runequest, il GDR che per chiarezza e razionalità di regolamento si distinse, all'epoca e per moltissimo tempo, rispetto all'imitatissimo D&D (autori: Gary Gygax e Dave Arneson), di cui prendeva a prestito pochissimi aspetti del regolamento (anche se, ovviamente, il concetto di gioco di ruolo nasce con Gary Gygax e socio, e questa è una intuizione fondamentale). Dividendo i meriti dei due creatori di Runequest, Steve Perrin è l'autore a cui si deve il maggiore contributo a un ottimo regolamento, Greg Stafford l'autore di una densa, complessa e profonda ambientazione.
Essendo stato profondamente affascinato da Runequest nei lontati anni '80, posso dire che nell'insieme il mondo di Glorantha creato da Stafford era forse un po' "troppo:" corposo, complesso, e, fatto non secondario, occorreva spendere un sacco di soldi per acquistare i vari supplementi ed esplorarlo. Era anche una difficile lettura, piena di nomi astrusi e concetti non sempre semplici per uno che avesse una modesta padronanza dell'inglese (si dà il caso che io abbia imparato la lingua proprio per la passione dei GDR, non avendola studiata mai a scuola).
Se non sono riuscito a entusiasmarmi per l'ambientazione nel suo insieme, ho trovato comunque che la costruzione di culti, leggende e culture ad opera di Stafford fosse senza pari (almeno all'epoca, e magari concedendo un paio di eccezioni); pertanto ricordo ancora vivamente certe sue creazioni.
Dopo aver abbandonato la Chaosium e pubblicato una nuova edizione di Runequest, Greg Stafford vi aveva fatto ritorno nel 2015, per poi morire di recente, il 10 ottobre: pochissimi giorni fa. Sulle peripezie editoriali del GDR Runequest non mi dilungo, mi limito a segnalare questo vecchio articolo in cui ricordavo il mio apprezzamento per il gioco.
martedì 16 ottobre 2018
Cosa vuol dire magia?
Mi è capitato, un po' per gioco, di fare una domanda su un gruppo di Facebook dedicato al Fantasy, per la precisione agli scrittori e ai lettori Fantasy:
Cos'è per voi la magia? Cosa può fare? Chi è che può utilizzarla?
In effetti non è una domanda sola, sono tre. Ma volevo sapere cosa ne veniva fuori come "ritratto," al di là di come storicamente è stato presentato il magico: che idea se ne fanno (restando ovviamente nel campo della finzione letteraria) gli appassionati del fantastico.
Ovviamente quelli che hanno risposto lo hanno fatto in molti modi diversi, descrivendo come la vedevano, o come ne avevano scritto, senza inserire la risposta in qualche comoda categoria. Ci ho provato io, tentando di identificare delle caratteristiche predominanti. In alcuni casi ho dovuto interpretare... comunque è soltanto una curiosità, e va detto che un autore può usare diversi concetti in diverse pubblicazioni, e il lettore ovviamente può avere preferenze ma anche non averne affatto.
Vediamo un po' cosa ne è saltato fuori.
mercoledì 10 ottobre 2018
L'artista si deve schierare?
Un post di un autore autoprodotto (Alessandro Girola che, per inciso, è probabilmente lo scrittore indipendente migliore che io abbia letto) mi spinge a uscire dalla mia "comfort zone" per parlare di un argomento un po' complicato per me. Titolo del post: L'artista si deve schierare?
Oddio non so se sono un artista o un imbrattacarte (ormai carta virtuale, al giorno d'oggi), diciamo che cerco di intrattenere, ma la domanda me la sono posta tante volte e tante volte ho evitato di dare una risposta, anche se molto spesso ho scritto di politica su questo blog.
Innanzitutto: non sopporto i predicozzi politici, i discorsi didascalici dove la morale da insegnare finisce in primo piano (cose tipo i film di Nanni Moretti, tanto per intenderci). E non penso che sia necessario metterli nei libri, tutt'altro. Penso che una lettura che riesca a dare piacere non abbia necessariamente bisogno di alcuna giustificazione di altro tipo. Ho cercato sempre di scrivere per offrire un intrattenimento intelligente, magari con qualche spunto di riflessione sociale o politico, ma senza comunque mai disprezzare l'intrattenimento fine a se stesso.
Oddio non so se sono un artista o un imbrattacarte (ormai carta virtuale, al giorno d'oggi), diciamo che cerco di intrattenere, ma la domanda me la sono posta tante volte e tante volte ho evitato di dare una risposta, anche se molto spesso ho scritto di politica su questo blog.
Innanzitutto: non sopporto i predicozzi politici, i discorsi didascalici dove la morale da insegnare finisce in primo piano (cose tipo i film di Nanni Moretti, tanto per intenderci). E non penso che sia necessario metterli nei libri, tutt'altro. Penso che una lettura che riesca a dare piacere non abbia necessariamente bisogno di alcuna giustificazione di altro tipo. Ho cercato sempre di scrivere per offrire un intrattenimento intelligente, magari con qualche spunto di riflessione sociale o politico, ma senza comunque mai disprezzare l'intrattenimento fine a se stesso.
venerdì 5 ottobre 2018
L'Uomo che uccise Don Chisciotte
L'ultimo film di Terry Gilliam, uno dei registi che maggiormente amo, è stato notoriamente un calvario, interrotto e ripreso per decenni, segnato dal ritiro o dalla morte degli attori protagonisti e guai di ogni genere. A volte il regista britannico ha rinunciato a produrlo, poi ha deciso di riprovare, per poi essere deluso di nuovo. Finalmente il film, dopo un'ultima peripezia per i diritti legali, è arrivato al cinema, e io ovviamente non potevo non vederlo.
Ma non mi aspettavo un capolavoro.
Il mio amore per il regista non m'impedisce di essere molto scettico quando Terry Gilliam si lascia andare alle sue improvvisazioni, senza un copione ben preciso o una produzione che lo tenga bene a bada. Con L'Uomo che uccise Don Chisciotte mi sono trovato a sprofondare, non senza esserne preavvisato, in una tempesta di immagini fantasmagoriche e di scene imprevedibili. Ad esser sincero, ho avuto dei momenti di noia e di seccatura, visto che il film perdeva ogni logica lineare e ti costringeva a dargliene una, se proprio la volevi. Ma andiamo con ordine...
Per prima cosa, il protagonista. Mi dicevo, ma dove ho già visto questo qui? E poi ho avuto la folgorazione. È Adam Driver ovvero Kylo Ren di Guerre Stellari! Tanto fuori posto nel ruolo del super cattivo galattico quanto a suo agio nei panni di Toby, artista carismatico, seduttivo, fantasioso, pronto sia all'opportunismo che all'atto eroico. Jonathan Pryce, che fu il protagonista di Brazil (forse il massimo capolavoro di Gilliam) fa invece la parte di Don Chisciotte. E abbiamo la bella Olga Kurylenko nel ruolo della moglie di un produttore. Nota di colore: uno dei personaggi secondari è interpretato da Rossy de Palma, una delle attrici che hanno spesso lavorato con il famosissimo regista Pedro Almodòvar.
Ma non mi aspettavo un capolavoro.
Il mio amore per il regista non m'impedisce di essere molto scettico quando Terry Gilliam si lascia andare alle sue improvvisazioni, senza un copione ben preciso o una produzione che lo tenga bene a bada. Con L'Uomo che uccise Don Chisciotte mi sono trovato a sprofondare, non senza esserne preavvisato, in una tempesta di immagini fantasmagoriche e di scene imprevedibili. Ad esser sincero, ho avuto dei momenti di noia e di seccatura, visto che il film perdeva ogni logica lineare e ti costringeva a dargliene una, se proprio la volevi. Ma andiamo con ordine...
Per prima cosa, il protagonista. Mi dicevo, ma dove ho già visto questo qui? E poi ho avuto la folgorazione. È Adam Driver ovvero Kylo Ren di Guerre Stellari! Tanto fuori posto nel ruolo del super cattivo galattico quanto a suo agio nei panni di Toby, artista carismatico, seduttivo, fantasioso, pronto sia all'opportunismo che all'atto eroico. Jonathan Pryce, che fu il protagonista di Brazil (forse il massimo capolavoro di Gilliam) fa invece la parte di Don Chisciotte. E abbiamo la bella Olga Kurylenko nel ruolo della moglie di un produttore. Nota di colore: uno dei personaggi secondari è interpretato da Rossy de Palma, una delle attrici che hanno spesso lavorato con il famosissimo regista Pedro Almodòvar.
martedì 2 ottobre 2018
Prince of Fools
Ho pescato un libro fantasy in inglese, uno a caso, prima di andare in Giappone. L'ho finito solo adesso, poi spiegherò il perché, e solo alla fine ho scoperto che, come al solito, ho commesso un errore in quanto cercavo il primo di una serie, ma in effetti ho preso il quarto, ovvero il primo libro di una SECONDA trilogia ambientata nello stesso mondo.
Il libro è Prince of Fools (ovvero il Principe degli Stupidi, o se preferite il Principe dei Fessi), non tradotto in italiano che io sappia, l'autore è Mark Lawrence. Uno che faceva... l'informatico, o qualcosa del genere, ma che ha conosciuto il piacere del licenziamento diventando di conseguenza uno scrittore a tempo pieno.
Il mondo immaginario in cui Lawrence ambienta le sue storie è una sorta di medioevo fantasy post apocalittico. C'è stato qualche disastro (nucleare) a cui è seguito il governo di un impero (il "Broken Empire") ora crollato, quindi il territorio (l'Europa) è spezzettato in piccoli regni, in cui riconosciamo abbastanza facilmente le nazioni europee, che sono diventate qualcosa di abbastanza simile a ciò che furono nel passato, sebbene molta terra sia scomparsa (scioglimento dei ghiacci?). L'ambientazione (plausibile?) è sfruttata per dare colore alle storie, apparentemente non troppo approfondita... un po' di dettaglio l'ho pescato nel blog dell'autore, ma non ho trovato (magari non ho cercato abbastanza) una spiegazione molto dettagliata della storia di questo mondo.
In compenso c'è la mappa. Quanto alla trama, in Prince of Fools abbiamo un nobile decadente che si gode la vita in una città chiamata Vermillion, nella Marca Rossa. L'autore ci dice che questa località è vicino a... all'attuale Milano, guarda un po'. La confinante regione di Scorron è un nemico della Marca Rossa, situato nella zona tra la Savoia e la Svizzera, giudicando a occhio.
Il libro è Prince of Fools (ovvero il Principe degli Stupidi, o se preferite il Principe dei Fessi), non tradotto in italiano che io sappia, l'autore è Mark Lawrence. Uno che faceva... l'informatico, o qualcosa del genere, ma che ha conosciuto il piacere del licenziamento diventando di conseguenza uno scrittore a tempo pieno.
Il mondo immaginario in cui Lawrence ambienta le sue storie è una sorta di medioevo fantasy post apocalittico. C'è stato qualche disastro (nucleare) a cui è seguito il governo di un impero (il "Broken Empire") ora crollato, quindi il territorio (l'Europa) è spezzettato in piccoli regni, in cui riconosciamo abbastanza facilmente le nazioni europee, che sono diventate qualcosa di abbastanza simile a ciò che furono nel passato, sebbene molta terra sia scomparsa (scioglimento dei ghiacci?). L'ambientazione (plausibile?) è sfruttata per dare colore alle storie, apparentemente non troppo approfondita... un po' di dettaglio l'ho pescato nel blog dell'autore, ma non ho trovato (magari non ho cercato abbastanza) una spiegazione molto dettagliata della storia di questo mondo.
In compenso c'è la mappa. Quanto alla trama, in Prince of Fools abbiamo un nobile decadente che si gode la vita in una città chiamata Vermillion, nella Marca Rossa. L'autore ci dice che questa località è vicino a... all'attuale Milano, guarda un po'. La confinante regione di Scorron è un nemico della Marca Rossa, situato nella zona tra la Savoia e la Svizzera, giudicando a occhio.
martedì 25 settembre 2018
Blue Ruin
Blue Ruin (2013), film prodotto con i contributi... del crowdfunding, è un "crime thriller" (per usare la definizione che ho trovato su Wikipedia) non attinente al fantastico, ma con una componente violenta piuttosto angosciante, e pertanto ha trovato un posto qui. Blue Ruin in verità più che un thriller è un film sulla vendetta. Non una sola vendetta, ma una spirale di vendetta.
Parlerò di questo film anticipando la trama sotto certi aspetti. Consiglio comunque di vederlo.
Il regista e il principale produttore sono due amici che spesso hanno lavorato insieme: Jeremy Saulnier e Macon Blair (statunitensi). Il secondo recita anche nei panni di Dwight, il protagonista. Il film inizia con lui che vive come un barbone, dopo l'uccisione dei suoi genitori.
Informato sulla prossima uscita dal carcere di un certo Wade, l'assassino, Dwight si reca al carcere e assiste alla scarcerazione. Nonostante Wade sia accolto e quindi protetto da una numerosa famiglia (un vero clan di poco di buono, come quelli che anche qui in Italia prosperano) Dwight riesce a sorprenderlo separatamente dagli altri in una sosta presso una stazione di servizio, a ucciderlo e a scappare.
Parlerò di questo film anticipando la trama sotto certi aspetti. Consiglio comunque di vederlo.
Il regista e il principale produttore sono due amici che spesso hanno lavorato insieme: Jeremy Saulnier e Macon Blair (statunitensi). Il secondo recita anche nei panni di Dwight, il protagonista. Il film inizia con lui che vive come un barbone, dopo l'uccisione dei suoi genitori.
Informato sulla prossima uscita dal carcere di un certo Wade, l'assassino, Dwight si reca al carcere e assiste alla scarcerazione. Nonostante Wade sia accolto e quindi protetto da una numerosa famiglia (un vero clan di poco di buono, come quelli che anche qui in Italia prosperano) Dwight riesce a sorprenderlo separatamente dagli altri in una sosta presso una stazione di servizio, a ucciderlo e a scappare.
sabato 22 settembre 2018
Sulla mia pelle
Dopo aver visto il film distribuito da Netflix riguardante la vicenda di Stefano Cucchi e i giorni che hanno portato alla sua morte, ho cercato di documentarmi, perché la mia conoscenza del caso era frammentaria. In rete ho trovato un gran casino, se mi si concede il termine.
Sono stati i poliziotti, sono stati i medici o gli infermieri, non è stato nessuno... Cucchi era uno spacciatore, Cucchi era un santo... la famiglia è rimasta traumatizzata dalla sua morte, la famiglia non ne poteva più di lui ma poi ha approfittato del caso mediaticamente. Difficile districarsi fra le varie opinioni, soprattutto in un'epoca in cui l'attendibilità di quello che trovi in rete è sempre più dubbia.
Sulla mia pelle, se non altro, ci offre una grande interpretazione di Alessandro Borghi ("numero otto" di Suburra), nei panni di Cucchi. E poi una carrellata di luoghi bui e tristi, fra carceri, tribunali, caserme e via dicendo. Personalmente consiglio di vedere questo film, perché, con tutti i dubbi che esistono ancora riguardo alla vicenda (sono passati diversi anni ma le sentenze definitive non ci sono) va sempre ricordato in che maniera funziona lo Stato italiano, nella sua inefficienza, nella sadica cattiveria di tanti suoi organi, nella callosa, burocratica indifferenza con cui stritola le persone se vengono prese negli ingranaggi sbagliati. Ed è per lo stesso motivo che ho voluto vedere a suo tempo Diaz - non pulire questo sangue.
Sono stati i poliziotti, sono stati i medici o gli infermieri, non è stato nessuno... Cucchi era uno spacciatore, Cucchi era un santo... la famiglia è rimasta traumatizzata dalla sua morte, la famiglia non ne poteva più di lui ma poi ha approfittato del caso mediaticamente. Difficile districarsi fra le varie opinioni, soprattutto in un'epoca in cui l'attendibilità di quello che trovi in rete è sempre più dubbia.
Sulla mia pelle, se non altro, ci offre una grande interpretazione di Alessandro Borghi ("numero otto" di Suburra), nei panni di Cucchi. E poi una carrellata di luoghi bui e tristi, fra carceri, tribunali, caserme e via dicendo. Personalmente consiglio di vedere questo film, perché, con tutti i dubbi che esistono ancora riguardo alla vicenda (sono passati diversi anni ma le sentenze definitive non ci sono) va sempre ricordato in che maniera funziona lo Stato italiano, nella sua inefficienza, nella sadica cattiveria di tanti suoi organi, nella callosa, burocratica indifferenza con cui stritola le persone se vengono prese negli ingranaggi sbagliati. Ed è per lo stesso motivo che ho voluto vedere a suo tempo Diaz - non pulire questo sangue.
martedì 18 settembre 2018
Gundam the Origin - dal quarto al sesto episodio
Ho terminato la (costosa) visione di questa serie di anime, Gundam the Origin. Dall'episodio quattro (Eve of Destiny) in poi, la complessa vicenda si sposta sempre più in ambiti militari: uno scontro sulla Luna, in cui il dottor Minovsky viene ucciso mentre cerca di sfuggire da Zeon, è per la Federazione il momento in cui si scopre la potenza dei mobile suit del nemico. Il dottor Rey ottiene i finanziamenti per progettare un'arma dello stesso tipo allo scopo di contrastarli (sarà il Gundam ovviamente). Char Aznable (ovvero Casval) conosce Lalah sulla Terra, una ragazza poverissima che sfrutta i propri poteri psichici per consentire a un complice di... barare alla roulette. Nel quinto episodio (Clash at Loum) inizia la guerra aperta tra la Federazione e Zeon ormai indipendente, e il sesto episodio (Rise of the Red Comet) è praticamente tutto dedicato a questioni militari e si collega direttamente con l'inizio della serie classica.
Dal punto di vista grafico la mia opinione è che le battaglie costruite con la computer grafica rendono fino a un certo punto. Troppo artificiali, c'è qualcosa che non va. E devo dire anche che i mobile suit, gli "Zaku," sono molto più cool e minacciosi di quanto fossero nella serie originale, ma immagino che la produzione volesse creare qualcosa di eccezionale da ammirare, e che abbia scelto di non restare fedele al cento per cento alla grafica della serie prodotta ormai tanti anni fa.
Dal punto di vista grafico la mia opinione è che le battaglie costruite con la computer grafica rendono fino a un certo punto. Troppo artificiali, c'è qualcosa che non va. E devo dire anche che i mobile suit, gli "Zaku," sono molto più cool e minacciosi di quanto fossero nella serie originale, ma immagino che la produzione volesse creare qualcosa di eccezionale da ammirare, e che abbia scelto di non restare fedele al cento per cento alla grafica della serie prodotta ormai tanti anni fa.
martedì 11 settembre 2018
Può esistere una vera amicizia online?
Se mantieni un contatto con una persona solo attraverso la rete, tramite social, posta elettronica e messaggi, questo rapporto lo puoi definire un'amicizia? È una questione riguardo alla quale avevo una opinione preconfezionata, quando la rete era nella sua infanzia. Ovvero: l'autentico rapporto tra le persone è il contatto personale, faccia a faccia, nella vita reale, e pertanto il conoscersi "virtuale" non sarebbe qualcosa di autentico. Se si accendeva un interesse verso qualcuno, ritenevo, quel qualcuno devi per forza cercare di incontrarlo nella vita reale. Altrimenti quel rapporto non diventava "autentico."
Poi, come penso sia successo più o meno a tutti, m'è capitato di condividere idee, sensazioni, pareri sulle cose più disparate con persone o gruppi conosciuti in rete. Capire come l'altro la pensa, scherzare insieme, condividere dettagli di vita personale e via dicendo. La sensazione di conoscere quella persona, inevitabilmente, è arrivata. Stavo per cambiare completamente idea.
Poi, come penso sia successo più o meno a tutti, m'è capitato di condividere idee, sensazioni, pareri sulle cose più disparate con persone o gruppi conosciuti in rete. Capire come l'altro la pensa, scherzare insieme, condividere dettagli di vita personale e via dicendo. La sensazione di conoscere quella persona, inevitabilmente, è arrivata. Stavo per cambiare completamente idea.
domenica 9 settembre 2018
La serie TV di Watchmen
È in arrivo sui nostri schermi, prodotta dalla HBO, la serie televisiva dedicata al più sorprendente fumetto di supereroi, Watchmen. In realtà la vedremo tra circa un anno, ma si sta già lavorando all'episodio pilota. Una domanda che m'ero posto riguardo al progetto è: come riuscire a serializzare una trama così sofisticata ma già comunque definita? Una possibilità ovviamente esiste, pensavo... fare un "prequel," ovvero prendere tutto quel materiale di cui esistono solo accenni nel fumetto, riguardo a quello che succede ai Watchmen "prima" della storia raccontata dal fumetto di Alan Moore. Anni e anni di storie da raccontare, visto che gli eroi del fumetto (e del film) sono la "seconda generazione."
martedì 4 settembre 2018
Il valore di oscurità, oscenità e cinismo
Vi propongo un mio articolo apparso su Melange, rivista online del fantastico.
Mi piace riflettere sulle idee degli autori del fantastico. Sono andato a ripescare un post di diversi anni fa (2013) scritto da Joe Abercrombie sul suo blog, nel periodo in cui i libri ambientati nel mondo della Prima Legge erano una novità di successo. Abercrombie difende il valore del "grit," della grinta, per tradurlo letteralmente, e del grimdark, quel genere di fantastico in cui violenza e cinismo predominano.
Abercrombie in questo articolo concludeva affermando che l'oscurità, l'ambiguità morale e il cinismo sono "usciti dalla bottiglia" con A Song of Ice and Fire di George Martin (e conseguente successo televisivo) e sono destinati a rimanere fra noi, e che hanno comunque rinvigorito un genere logoro.
Non voglio giudicare il post di Abercrombie dal finale, ma da esso comincio a dire la mia: innanzitutto a me è sembrato che la serie di George Martin abbia molto di realistico e storico, essendo stata riconosciuta da diversi come una storia d'Inghilterra mascherata da fantasy, e che la sua trasposizione televisiva abbia rincorso se mai i gusti del pubblico in materia di violenza e sesso, e quindi rappresenti ben scarsa vittoria per il fantastico. Prendete la mia affermazione come volete, a me non è piaciuta l'opera di Martin e nemmeno la sua trasposizione in serie TV.
Joe Abercrombie
Mi piace riflettere sulle idee degli autori del fantastico. Sono andato a ripescare un post di diversi anni fa (2013) scritto da Joe Abercrombie sul suo blog, nel periodo in cui i libri ambientati nel mondo della Prima Legge erano una novità di successo. Abercrombie difende il valore del "grit," della grinta, per tradurlo letteralmente, e del grimdark, quel genere di fantastico in cui violenza e cinismo predominano.
Abercrombie in questo articolo concludeva affermando che l'oscurità, l'ambiguità morale e il cinismo sono "usciti dalla bottiglia" con A Song of Ice and Fire di George Martin (e conseguente successo televisivo) e sono destinati a rimanere fra noi, e che hanno comunque rinvigorito un genere logoro.
Non voglio giudicare il post di Abercrombie dal finale, ma da esso comincio a dire la mia: innanzitutto a me è sembrato che la serie di George Martin abbia molto di realistico e storico, essendo stata riconosciuta da diversi come una storia d'Inghilterra mascherata da fantasy, e che la sua trasposizione televisiva abbia rincorso se mai i gusti del pubblico in materia di violenza e sesso, e quindi rappresenti ben scarsa vittoria per il fantastico. Prendete la mia affermazione come volete, a me non è piaciuta l'opera di Martin e nemmeno la sua trasposizione in serie TV.
martedì 28 agosto 2018
47 metri
Un film thriller-horror del 2017 che è stato ridicolizzato da una parte dei critici ma ha goduto di un certo riscontro presso il pubblico, 47 Metri era inevitabilmente nel mio destino, poiché l'orrore per l'abisso mi porta sempre a guardare questo genere di cose con profondità, immensità marine e squali (tipo Open Water, film di qualche tempo fa). Quindi per prima cosa diciamo che è un film mediocre, dopo di che passiamo a parlarne un po' (anticipando elementi della trama quindi SPOILER! correte via se volete vedere questo film).
L'idea prevede che tutto ruoti intorno a un'unica situazione: l'imprevisto imprigionamento sott'acqua, e i disperati tentativi di salvarsi. Non ci sono attori che possano vantare grandi performance qui (nel senso che, comunque sia, la storia non offre grandissime possibilità) ma l'australiana Claire Holt e la statunitense Mandy Moore hanno entrambe qualche film alle spalle e quindi dispongono di professionalità più che sufficiente per questa pellicola. Nel film le due sono sorelle: rispettivamente Kate e Lisa, la prima avventurosa e pronta a qualsiasi impresa, la seconda più regolare e tranquilla. Lisa ha "una cosa in più" rispetto a Kate, però: una relazione importante con un buon fidanzato, che però guarda caso non è in vacanza con le due sorelle.
mercoledì 22 agosto 2018
Gundam The Origin - secondo e terzo episodio
Ho continuato nella visione di Gundam - The Origin pagando una cifra esorbitante per un paio di DVD con circa un'ora di contenuto cadauno (il mio resoconto sul primo episodio si trova qui).
Il secondo episodio si intitola Artesia's Sorrow, che immagino si possa tradurre come "il dolore di Artesia."
In questo episodio seguiamo la vita dei due ragazzi della famiglia Deikun esiliati, Artesia e Casval. Sono ospiti di un certo Don Teabolo Mass, spagnolo, che li ha adottati, mentre la loro madre (Astraia) è ancora reclusa nella residenza della vera moglie di Deikun, che la odia.
I nomi dei due sono cambiati in Sayla e Edouard Mass, ma come vedremo questo non basterà a metterli al sicuro. I sicari della famiglia Zabi li raggiungono, e riescono a eliminare Jimba Ral, il primo protettore dei due orfani, e a ferire Don Teabolo Mass.
Pertanto i ragazzi sono costretti di nuovo alla fuga: dà aiuto e consiglio un certo Shu Yashima (il ricco padre di Mirai, che vedremo pilotare la "Base Bianca," ovvero "Cavallo Alato," nella serie classica Mobile Suit Gundam, intenta a cercarsi un proprio destino personale, intollerante verso un fidanzato pusillanime e verso la gente che le ricorda l'origine danarosa e potente). Il nuovo rifugio di Casval e Sayla è la colonia spaziale di Texas (anche questa la rivedremo). E qui conoscono un certo signor Aznable, il cui figlio Char è destinato evidentemente a cedere la propria identità a Casval, anche se non sappiamo ancora come.
mercoledì 15 agosto 2018
Extinction
Offerta Netflix d'agosto, Extinction è un film di fantascienza di serie B ma non privo di colpi di scena e di momenti spettacolari. È stato girato per il grande schermo, ma mai distribuito (la casa cinematografica non ha dato spiegazioni). Facile immaginare che i produttori non avessero fiducia nel successo di questa pellicola, per fortuna però Netflix ha salvato Extinction... dall'estinzione, e lo ha proposto nel suo servizio a pagamento.
Diciamolo subito, penso che questo sia successo perché il film non è abbastanza valido, pur avendo i suoi momenti. Extintion prova a proporre sorprese, a mettere in campo buone idee come ad esempio il proporre una grande catastrofe dalla visuale intima e personale di una famigliola... ci prova, insomma, ma non acchiappa molto.
Per quanto riguarda il cast: il film è diretto da Ben Young, a me ignoto. Michael Anthony Peña (Fury) è il protagonista maschile Peter, Lizzy Caplan (Mean Girls) interpreta Alice, sua moglie. Hanno due bambine. C'è anche Mike Colter (Luke Cage) nel ruolo di David, il superiore di Peter.
L'inizio del film inizia con la vita familiare di Peter turbata da strani pensieri, premonizioni o allucinazioni, che gli compaiono come incubi rovinandogli il sonno e talvolta facendogli fare errori sul lavoro, o causandogli momenti di narcolessia.
Peter nei sogni vede la famiglia in pericolo, strani esseri che invadono la Terra... ed è convinto che non siano sogni! David, il suo capo, gli propone di curarsi, e gli suggerisce di farsi visitare in una clinica, ma Peter è proprio convinto che quelle visioni siano la realtà, perciò a un certo punto interrompe gli esami e torna a casa.
Questi problemi cominciano a occupare una discreta fetta della parte iniziale del film, e in effetti, non sapendo dove si voglia andare a parare, lo spettatore più che essere incollato alla sedia dalla tensione rischia di annoiarsi.
Ma tutto a un tratto le cose avvengono sul serio, e la famiglia di Peter, assieme ad altri amici, dovrà fronteggiare una minaccia terribile. Qui mi fermo consigliandovi di provare a dare un'occhiata al film se avete Netflix... tanto è tutto compreso nel canone.
Per chi lo ha già visto o sa che non lo vedrà, eccoci alla parte seguente del post, quella che contiene anticipazioni...
Diciamolo subito, penso che questo sia successo perché il film non è abbastanza valido, pur avendo i suoi momenti. Extintion prova a proporre sorprese, a mettere in campo buone idee come ad esempio il proporre una grande catastrofe dalla visuale intima e personale di una famigliola... ci prova, insomma, ma non acchiappa molto.
Per quanto riguarda il cast: il film è diretto da Ben Young, a me ignoto. Michael Anthony Peña (Fury) è il protagonista maschile Peter, Lizzy Caplan (Mean Girls) interpreta Alice, sua moglie. Hanno due bambine. C'è anche Mike Colter (Luke Cage) nel ruolo di David, il superiore di Peter.
L'inizio del film inizia con la vita familiare di Peter turbata da strani pensieri, premonizioni o allucinazioni, che gli compaiono come incubi rovinandogli il sonno e talvolta facendogli fare errori sul lavoro, o causandogli momenti di narcolessia.
Peter nei sogni vede la famiglia in pericolo, strani esseri che invadono la Terra... ed è convinto che non siano sogni! David, il suo capo, gli propone di curarsi, e gli suggerisce di farsi visitare in una clinica, ma Peter è proprio convinto che quelle visioni siano la realtà, perciò a un certo punto interrompe gli esami e torna a casa.
Questi problemi cominciano a occupare una discreta fetta della parte iniziale del film, e in effetti, non sapendo dove si voglia andare a parare, lo spettatore più che essere incollato alla sedia dalla tensione rischia di annoiarsi.
Ma tutto a un tratto le cose avvengono sul serio, e la famiglia di Peter, assieme ad altri amici, dovrà fronteggiare una minaccia terribile. Qui mi fermo consigliandovi di provare a dare un'occhiata al film se avete Netflix... tanto è tutto compreso nel canone.
Per chi lo ha già visto o sa che non lo vedrà, eccoci alla parte seguente del post, quella che contiene anticipazioni...
venerdì 10 agosto 2018
Bambini su ordinazione
La notizia è di qualche giorno fa, ha reso possibili alla stampa certi titoloni ad effetto ma non è necessariamente foriera, di per sé, di grandi cambiamenti. Un comitato etico britannico ha dato il via alla possibilità (teorica) di generare bambini il cui DNA sia modificato fin dall'embrione, purché questo vada nell'interesse del bambino e non aumenti la disuguaglianza sociale.
Tutto questo significa soltanto che i saggi di questo comitato non sono contrari "a priori" alla modifica del DNA umano. Forse un domani avremo quelli che giudicheranno giusto creare esseri ibridi che possano, per esempio, essere pericolosi per il prossimo (ad esempio estremamente forti, privi di freni inibitori innati, ecc...) ma per fortuna non ci siamo ancora, anche se, temo, da timide ammissioni teoriche potrebbe un giorno seguire qualcosa di più pericoloso.
venerdì 3 agosto 2018
Un piccolo ringraziamento ai lettori
Sono passati ormai più di sei mesi da quando è uscito il mio (e di Cristina Donati) Autostrada Gialla. Ai tempi (fine 2017) la prevendita fece un piccolo botto, con il libro che ebbe per un po' di tempo la posizione numero uno nella fantascienza post-apocalittica su Amazon (per la cronaca: mentre scrivo è al diciottesimo posto).
Non era comunque corrispondente a un grandissimo numero di vendite e questo gli addetti ai lavori lo sanno benissimo; basta una manciata di ebook venduti per schizzare in alto nelle classifiche.
Quello che è positivo è il continuo interesse dei lettori verso questo ebook, visibile negli acquisti e anche nelle recensioni positive che continuano ad arrivare. Autostrada Gialla si continua a vendere, lentamente ma costantemente, sia con gli acquisti dell'ebook che con la lettura a pagamento "forfettario" del kindle unlimited.
I quattro soldi che si guadagnano con questi libri sono insignificanti, ovviamente, rispetto al piacere di essere letti e apprezzati.
Quindi un sentito grazie ai miei lettori.
Non era comunque corrispondente a un grandissimo numero di vendite e questo gli addetti ai lavori lo sanno benissimo; basta una manciata di ebook venduti per schizzare in alto nelle classifiche.
Quello che è positivo è il continuo interesse dei lettori verso questo ebook, visibile negli acquisti e anche nelle recensioni positive che continuano ad arrivare. Autostrada Gialla si continua a vendere, lentamente ma costantemente, sia con gli acquisti dell'ebook che con la lettura a pagamento "forfettario" del kindle unlimited.
I quattro soldi che si guadagnano con questi libri sono insignificanti, ovviamente, rispetto al piacere di essere letti e apprezzati.
Quindi un sentito grazie ai miei lettori.
giovedì 2 agosto 2018
Aria tome 1 - la Fugue d'Aria
Aria è un personaggio del fumetto belga, nato negli anni '80 dalla penna di Michel Weyland, e comparso dapprima su altre pubblicazioni, ha avuto poi la propria nutrita serie di albi, con qualche traduzione nella nostra lingua. Io ho letto (in francese) Aria tome 1 - la Fugue d'Aria.
La nostra guerriera arriva come personaggio estraneo alla corte di Suryam, un signore medievale (o qualcosa del genere, siamo in una specie di mondo fantasy) minacciato da un aggressore, Galbec. Suryam ha ovviamente dei soldati ma questi apparentemente sono indeboliti e rimbecilliti, e senza fiducia nelle proprie possibilità. Un consigliere propone Aria come consulente militare, e nonostante l'incertezza e la diffidenza di Suryam la donzella guerriera riuscirà a trasformare il branco di rammolliti in una vera unità militare, tenendo però il volto coperto per tutto il tempo, perché i soldati non sappiano che è una donna. Dopodiché parte per la guerra coi suoi prodi, rivelando inaspettate capacità di leadership e usando trucchi geniali per infinocchiare il nemico (è più o meno una Mary Sue femminista).
In breve traditori interni e nemici esterni verranno fatti fuori, e Aria si potrà occupare di blandire le pene di un orfanello e del suo cagnolino. Questa la trama in soldoni e devo dire che poco m'ha detto. Della qualità del disegno, che dire... è a colori, ma decisamente mediocre, per fare un esempio potrei dire che Tex e Dylan Dog sono molto meglio. Quanto alla mia copia, si sta sfaldando perdendo pezzi dopo la prima lettura.
Giudizio finale: non me la sento di consigliarvelo.
La nostra guerriera arriva come personaggio estraneo alla corte di Suryam, un signore medievale (o qualcosa del genere, siamo in una specie di mondo fantasy) minacciato da un aggressore, Galbec. Suryam ha ovviamente dei soldati ma questi apparentemente sono indeboliti e rimbecilliti, e senza fiducia nelle proprie possibilità. Un consigliere propone Aria come consulente militare, e nonostante l'incertezza e la diffidenza di Suryam la donzella guerriera riuscirà a trasformare il branco di rammolliti in una vera unità militare, tenendo però il volto coperto per tutto il tempo, perché i soldati non sappiano che è una donna. Dopodiché parte per la guerra coi suoi prodi, rivelando inaspettate capacità di leadership e usando trucchi geniali per infinocchiare il nemico (è più o meno una Mary Sue femminista).
In breve traditori interni e nemici esterni verranno fatti fuori, e Aria si potrà occupare di blandire le pene di un orfanello e del suo cagnolino. Questa la trama in soldoni e devo dire che poco m'ha detto. Della qualità del disegno, che dire... è a colori, ma decisamente mediocre, per fare un esempio potrei dire che Tex e Dylan Dog sono molto meglio. Quanto alla mia copia, si sta sfaldando perdendo pezzi dopo la prima lettura.
Giudizio finale: non me la sento di consigliarvelo.
lunedì 30 luglio 2018
The Ward - Il Reparto
The Ward è un horror e come spesso succede fa molta fatica a spaventare seriamente lo spettatore. Carpenter però ha una grande esperienza su cui fare affidamento ed è riuscito un paio di volte a farmi saltare sulla sedia con il vecchio trucco del "jump scare," qualcosa di inaspettato o orrendo che capita inaspettatamente sullo schermo, e ha creato indubbiamente un'atmosfera di tensione e di anticipazione.
Infatti la storia ci porta più che altro a un'atmosfera di mistero e di insidia, poiché in questo "reparto" (psichiatrico), in cui la protagonista Kristen (Amber Heard) viene rinchiusa per aver appiccato un incendio, si manifestano stranezze fin dall'inizio. È insolito il reparto, perché vi si trovano solo un gruppetto di ragazze, è un mistero il fatto che si sentano rumori e compaiano improvvisamente figure muoversi. E si sa che alcune ragazze sono state qui e poi sono andate via, ma non si sa cosa sia loro successo.
martedì 24 luglio 2018
The Babadook
The Babadook (che perde il "the" in versione italiana) è un film horror australiano del 2014, di relativo successo commerciale (non parlo di cifre immense ma non è andato male, anche considerato che è stato fatto con pochi soldi). È presente nella grandissima offerta di Netflix. Non si tratta di un film particolarmente sanguinolento anche se una certa dose di "gore" non manca, da un certo punto in poi. L'orrore, il mostro, è un fattore che in questa pellicola sembra materializzarsi dal malessere psicologico dei protagonisti. Probabilmente questa è una prova cinematografica di buon mestiere, lo dico subito. Tra inquadrature volutamente poco chiare, alternanze di luci e ombre (nonché ombre inquietanti che si muovono), interni claustrofobici e bui, prospettive ben studiate degli attori, la regista Jennifer Kent, al suo debutto con questa pellicola, ha senz'altro realizzato un bel compito in classe e certe volte centra il bersaglio creando delle atmosfere di forte tensione.
Questo non è affatto da darsi per scontato nel cinema horror, che molto spesso non riesce a suscitare nessuna emozione, con molte pellicole che fanno proprio cadere le braccia. Non metto The Babadook sullo stesso piano di certe porcherie. Tuttavia il film nel complesso mi ha soprattutto irritato e annoiato.
Purtroppo mentre posso dire di altri film horror dall'impianto chiaramente psicologico (il bellissimo It Follows, ad esempio) che ce la fanno a suscitare inquietudine là dove gli sbudellamenti non riescono, The Babadook è estremamente prevedibile nel suo schema, e questo ammazza buona parte del suo valore.
Questo non è affatto da darsi per scontato nel cinema horror, che molto spesso non riesce a suscitare nessuna emozione, con molte pellicole che fanno proprio cadere le braccia. Non metto The Babadook sullo stesso piano di certe porcherie. Tuttavia il film nel complesso mi ha soprattutto irritato e annoiato.
Purtroppo mentre posso dire di altri film horror dall'impianto chiaramente psicologico (il bellissimo It Follows, ad esempio) che ce la fanno a suscitare inquietudine là dove gli sbudellamenti non riescono, The Babadook è estremamente prevedibile nel suo schema, e questo ammazza buona parte del suo valore.
domenica 22 luglio 2018
Altre guerre civili nel mondo dello spettacolo
Quello che succede negli USA con le battaglie sul politicamente corretto, le "guerre culturali," i "guerrieri della giustizia sociale," improvvise rivelazioni scandalistiche, comincia a somigliare a una strage senza fine, solo che la gente non muore (le celebrità, almeno, però si rovinano la carriera), e ci sono ovviamente ripercussioni anche in Italia, vedasi il continuo litigare su Facebook.
Non avendo molta voglia di occuparmene o di esserne coinvolto, ma non potendo ignorare quello che succede, vi invito a guardare gli ultimi sviluppi nel video che è appena comparso sul canale YouTube di Synergo:
giovedì 19 luglio 2018
Sta cambiando il mondo?
Ciascuno di noi, se avesse provato a fare una riflessione sui tempi che stiamo vivendo, fino a poco fa avrebbe potuto dire che di grande mutamento politico nelle nostre vite ce n'era stato uno solo: la caduta del principale paese comunista, l'URSS, e la crisi della nuova Russia. A cui sono seguite parecchie altre novità, ma fino a poco tempo fa l'assetto sembrava sostanzialmente immutato: gli USA a capo del mondo occidentale, e comunque in grado di punire severamente chiunque sgarrasse troppo in qualsiasi punto del mondo; l'estremo oriente in perenne boom economico e tecnologico pur restando sempre in una posizione subalterna. Infine l'Europa con le sue politiche farraginose e la sua irrilevanza politica.
Improvvisamente nel giro di pochi anni stanno accadendo delle cose radicalmente nuove, che sembrano presagio di nuovi assetti mondiali. Da una parte sembra addirittura che possa saltare l'Unione Europea, ultimamente trasformatasi da fratellanza di popoli (insomma...) in una specie di gabbia di matti, con competizione feroce per l'economia più efficiente, e annientamento per gli sconfitti.
E nel frattempo sembrano scivolare nell'irrilevanza i partiti di sinistra (quanto meno in Italia), come i sindacati.
lunedì 16 luglio 2018
Fires on the Plain
Ammetto che non saprei nulla di questo film se non lo avessi visto per caso su Youtube, coi sottotitoli in inglese. Pensavo fosse un film amatoriale realizzato con pochi mezzi e pertanto messo in rete "gratis," in verità mi sono reso conto che c'era una certa ricchezza di mezzi produttivi e professionalità, e del resto il video è stato rimosso, perciò la mia è stata presumibilmente una visione pirata. Fires on the Plain, diretto dal giapponese Shin'ya Tsukamoto, è un potente film antimilitarista. Nello scenario della Seconda Guerra Mondiale, e più precisamente l'offensiva degli Stati Uniti per riconquistare le Filippine, vediamo l'odissea del soldato giapponese nella cornice di una catastrofica sconfitta.
lunedì 9 luglio 2018
Gundam - The Origin I - Blue Eyed Casval
Le serie di anime che sono state create in Giappone dopo il successo del primo Mobile Suite Gundam sono un'infinità, e nemmeno tutte congruenti fra loro per fatti trattati e inserimento nell'ambientazione. La serie "The Origin," che è stata anche un manga, fumetto disegnato da due dei creatori della serie originale (Yasuhiko e Okawara), riprende fedelmente la storia e la espande in un lungo e dettagliato preambolo.
Ci sono i personaggi già conosciuti e qualcuno mai visto prima, ma i fatti principali, per quanto fossero stati accennati in maniera molto schematica, li conosciamo già dalla serie che uscì nel lontano 1979. Comunque ho ugualmente trovato Gundam - The Origin I - Blue Eyed Casval uno spettacolo interessante.
Il materiale che accompagna il DVD è insolitamente abbondante (due libretti, uno sul disegno dei personaggi e dei mezzi tecnici, e uno sul confronto tra questo anime e gli schizzi disegnati da Yoshikazu Yasuhiko per il manga) ma non ci sono contenuti supplementari oltre ai trailer. Ci sono battaglie tra robot giganti o astronavi nel primo episodio? La risposta è no... o meglio, una l'abbiamo: è tutta in computer grafica (difficile da seguire, per me, anche se sono immagini notevoli) e rappresenta uno dei trionfi leggendari dell'asso di Zeon, Char.
Ci sono i personaggi già conosciuti e qualcuno mai visto prima, ma i fatti principali, per quanto fossero stati accennati in maniera molto schematica, li conosciamo già dalla serie che uscì nel lontano 1979. Comunque ho ugualmente trovato Gundam - The Origin I - Blue Eyed Casval uno spettacolo interessante.
Il materiale che accompagna il DVD è insolitamente abbondante (due libretti, uno sul disegno dei personaggi e dei mezzi tecnici, e uno sul confronto tra questo anime e gli schizzi disegnati da Yoshikazu Yasuhiko per il manga) ma non ci sono contenuti supplementari oltre ai trailer. Ci sono battaglie tra robot giganti o astronavi nel primo episodio? La risposta è no... o meglio, una l'abbiamo: è tutta in computer grafica (difficile da seguire, per me, anche se sono immagini notevoli) e rappresenta uno dei trionfi leggendari dell'asso di Zeon, Char.
giovedì 5 luglio 2018
Parliamo ancora di libertà della rete.
Dal 3 luglio la pagina italiana di Wikipedia è bloccata per protesta contro una decisione che verrà presa, in un senso o nell'altro, dal parlamento europeo oggi 5 luglio 2018 (mentre scrivo queste parole per inciso non si vede un'iniziativa equivalente sulla pagina in lingua francese o tedesca, né sulla pagina principale inglese).
Cosa succede con questo voto, e perché qualcuno protesta?
L'iniziativa proposta con l'art. 13 della Direttiva sul Copyright avrebbe uno scopo in teoria lodevole ma in verità potenzialmente catastrofico. Non è la prima volta che dall'UE arrivano provvedimenti che infastidiscono gli internauti senza risolvere alcun problema, basti ricordare tutte le volte che dobbiamo cliccare sull'accettazione dei cookies o sulla dichiarazione di aver letto una certa informativa prima di poter accedere a un sito. Per essere sincero, fino ad ora l'Unione Europea, che per altri aspetti sento sempre più ostile, è l'unico vero difensore di una certa "democrazia della rete," da sempre minacciata dall'aggressività delle piattaforme commerciali. E la difesa dei diritti d'autore in teoria è una buona cosa. Ma dipende da come viene fatta.
Secondo l'articolo 13 gli editori potranno chiedere il pagamento per chi condivide un contenuto, ad esempio una notizia, o una foto, anche solo con un link. Per esempio una cosa che faccio spesso, proporre di leggere un articolo di giornali e riviste online, potrebbe essere vista come un tentativo di lucrare sul lavoro altrui, anche se quelle notizie sono lì gratis e se non ne sto approfittando per spacciarle per mie, ma le uso come spunto per spremermi le meningi e farci sopra un ulteriore ragionamento con i miei quattro o cinque lettori.
E, badate bene, questo è un terreno difficile, controverso. Io quando mi sono visto "valorizzare" da un aggregatore di notizie e contenuti non l'ho presa molto bene. Ma spesso prendo dalla rete delle foto come "commento" ai miei articoli, anche se di solito si tratta solo delle copertine di libri, fotogrammi di film, ecc... e d'altra parte non mi piace se qualcuno prende senza chiedere le mie foto. Ma, e qui secondo me sta il discrimine, non saccheggio i contenuti altrui, ne creo di miei.
Non c'è una verità assoluta e sicuramente un po' tutti noi siamo, almeno un pochino, leggeri nell'usare contenuti altrui e invece molto gelosi quando altri sfruttano qualcosa di nostro.
Con la nuova legge cambierà molto: il rischio è di favorire i pesci grossi e, tanto per cambiare, eliminare quelli piccoli. Se portata alle estreme conseguenze potrebbe fortemente modificare internet come la vediamo oggi. E siccome i filtri che prenderanno decisioni (come al solito anonime, inappellabili, glaciali) saranno automatici, rischiamo che continuino a passare le cose più atroci ma vengano bloccati gli usi più innocenti. Per inciso, i "cattivi americani" hanno una legge sul "fair use" dei contenuti soggetti a copyright (uso senza malizia e senza creare danno) che è molto meglio di quanto vogliono ora propinarci dal parlamento europeo.
Spero che non passi.
Cosa succede con questo voto, e perché qualcuno protesta?
L'iniziativa proposta con l'art. 13 della Direttiva sul Copyright avrebbe uno scopo in teoria lodevole ma in verità potenzialmente catastrofico. Non è la prima volta che dall'UE arrivano provvedimenti che infastidiscono gli internauti senza risolvere alcun problema, basti ricordare tutte le volte che dobbiamo cliccare sull'accettazione dei cookies o sulla dichiarazione di aver letto una certa informativa prima di poter accedere a un sito. Per essere sincero, fino ad ora l'Unione Europea, che per altri aspetti sento sempre più ostile, è l'unico vero difensore di una certa "democrazia della rete," da sempre minacciata dall'aggressività delle piattaforme commerciali. E la difesa dei diritti d'autore in teoria è una buona cosa. Ma dipende da come viene fatta.
Secondo l'articolo 13 gli editori potranno chiedere il pagamento per chi condivide un contenuto, ad esempio una notizia, o una foto, anche solo con un link. Per esempio una cosa che faccio spesso, proporre di leggere un articolo di giornali e riviste online, potrebbe essere vista come un tentativo di lucrare sul lavoro altrui, anche se quelle notizie sono lì gratis e se non ne sto approfittando per spacciarle per mie, ma le uso come spunto per spremermi le meningi e farci sopra un ulteriore ragionamento con i miei quattro o cinque lettori.
E, badate bene, questo è un terreno difficile, controverso. Io quando mi sono visto "valorizzare" da un aggregatore di notizie e contenuti non l'ho presa molto bene. Ma spesso prendo dalla rete delle foto come "commento" ai miei articoli, anche se di solito si tratta solo delle copertine di libri, fotogrammi di film, ecc... e d'altra parte non mi piace se qualcuno prende senza chiedere le mie foto. Ma, e qui secondo me sta il discrimine, non saccheggio i contenuti altrui, ne creo di miei.
Non c'è una verità assoluta e sicuramente un po' tutti noi siamo, almeno un pochino, leggeri nell'usare contenuti altrui e invece molto gelosi quando altri sfruttano qualcosa di nostro.
Con la nuova legge cambierà molto: il rischio è di favorire i pesci grossi e, tanto per cambiare, eliminare quelli piccoli. Se portata alle estreme conseguenze potrebbe fortemente modificare internet come la vediamo oggi. E siccome i filtri che prenderanno decisioni (come al solito anonime, inappellabili, glaciali) saranno automatici, rischiamo che continuino a passare le cose più atroci ma vengano bloccati gli usi più innocenti. Per inciso, i "cattivi americani" hanno una legge sul "fair use" dei contenuti soggetti a copyright (uso senza malizia e senza creare danno) che è molto meglio di quanto vogliono ora propinarci dal parlamento europeo.
Spero che non passi.
lunedì 2 luglio 2018
Le Grand Mort 1 - Larmes d'abeille
L'amore per la "bande dessinée" francese mi porta spesso a letture poco confortevoli perché molto materiale non è tradotto nella nostra lingua e spesso nemmeno in inglese... non è un problema, perché la lingua dei transalpini la mastico (quasi) bene, ma ho sempre il dubbio su quanti mi possano seguire quando parlo di certi fumetti.
Nel caso di Le Gran Mort, creatura proveniente dal genio di Régis Loisel, so che qualcosa è anche uscito in Italiano (casa editrice Cosmo) ma non so se le traduzioni siano rimaste al passo: ed è un passo abbastanza veloce perché sono usciti sette volumi di questa serie (il nostro Loisel comunque non ha fatto tutto da solo: è stato coadiuvato da Mallié, Djian e Lapierre).
Nel caso di Le Gran Mort, creatura proveniente dal genio di Régis Loisel, so che qualcosa è anche uscito in Italiano (casa editrice Cosmo) ma non so se le traduzioni siano rimaste al passo: ed è un passo abbastanza veloce perché sono usciti sette volumi di questa serie (il nostro Loisel comunque non ha fatto tutto da solo: è stato coadiuvato da Mallié, Djian e Lapierre).
martedì 26 giugno 2018
L'evoluzione tecnologica nel fantasy
Mi collego per questo post al blog di Germano Greco, Book and Negative, per qualche riflessione su un post al quale volevo replicare, ma la replica era... troppo lunga, quindi ho deciso di fare un intervento mio.
Innanzi tutto, il post è interessante perché si parla di un tema a me sempre caro: costruire un'ambientazione (il worldbuilding): gli elementi da tenere in considerazione sono molteplici, dalla geografia alla cultura di una società. A dire il vero nel fantasy abbiamo avuto autori molto concentrati sull'ambientazione, ma altri che se ne sono bellamente fregati di questi aspetti, e altri ancora che li hanno trattati in maniera distratta, senza per forza creare delle incongruenze che saltino all'occhio ma trascurando parecchi elementi.
Un esempio di questo terzo atteggiamento lo conoscono tutti: il Signore degli Anelli, dove le attività agricole ed economiche in generale sono accennate solo vagamente, come un aspetto scontato, su cui non val la pena di soffermarsi troppo. Con l'eccezione della Contea degli Hobbit, che è il luogo degli umili e laboriosi "eroi buoni" della storia.
Innanzi tutto, il post è interessante perché si parla di un tema a me sempre caro: costruire un'ambientazione (il worldbuilding): gli elementi da tenere in considerazione sono molteplici, dalla geografia alla cultura di una società. A dire il vero nel fantasy abbiamo avuto autori molto concentrati sull'ambientazione, ma altri che se ne sono bellamente fregati di questi aspetti, e altri ancora che li hanno trattati in maniera distratta, senza per forza creare delle incongruenze che saltino all'occhio ma trascurando parecchi elementi.
Un esempio di questo terzo atteggiamento lo conoscono tutti: il Signore degli Anelli, dove le attività agricole ed economiche in generale sono accennate solo vagamente, come un aspetto scontato, su cui non val la pena di soffermarsi troppo. Con l'eccezione della Contea degli Hobbit, che è il luogo degli umili e laboriosi "eroi buoni" della storia.
martedì 19 giugno 2018
Il Gruppo Bilderberg!
Quest'anno il meeting del Gruppo Bilderberg si è tenuto a Torino, e abbiamo avuto di contorno la notiziona che una giornalista si è infiltrata in incognito, fingendo di essere una cameriera. Benissimo, ma facendo la cameriera cosa ha scoperto? Come potete leggere dai resoconti, non ha scoperto un accidente di niente: tanto rumore per nulla.
Ma cos'è il gruppo Bilderberg e cosa vuole?
Ma cos'è il gruppo Bilderberg e cosa vuole?
martedì 12 giugno 2018
The Last Witch Hunter
Ho avuto il dispiacere di vedere The Last Witch Hunter, una disavventura che era difficile da evitare visto che di film fantasy in questo periodo non ne circolano moltissimi, e quelli che circolano di solito sono brutti o improponibili fin dalla tematica. Questa pellicola, diretta da Breck Eisner (che non avevo mai sentito, ma che a quanto pare ha una discreta carriera alle spalle) non parte in fin dei conti nemmeno male, come storia e scenografie, e stavo perfino per perdonare la presenza di un protagonista come Vin Diesel, che sopporto assai poco.
Il nostro eroe è un cacciatore di streghe che tiene a bada queste cattive ragazzacce da centinaia di anni, impedendo che commettano malefatte terrificanti. Una strega più cattiva delle altre (La Regina delle Streghe, ovviamente, attrice Julie Engelbrecht) lo ha condannato a vivere in eterno, e lui dopo averla eliminata porta avanti il proprio dovere di custode accompagnato negli interminabili anni da un "Dolan:" non nome di persona ma carica ecclesiastica, diciamo. Il Dolan è un religioso che s'incarica di aiutarlo.
Questo l'antefatto. Nella nostra storia il Dolan n. 36 (interpretato da Michael Caine, grande vecchia gloria) va in pensione e si fa sostituire dal Dolan n. 37, un giovanotto di belle speranze: l'attore è nientemeno che Elijah Wood, il Frodo dei film tolkieniani di Peter Jackson. La nuova accoppiata dovrà affrontare il complotto portato avanti da un misterioso personaggio, con l'aiuto di una strega "buona" (Chloe, ovvero Rosie Leslie) che si mette dalla parte dei nostri eroi.
sabato 9 giugno 2018
Vendo strapacco di libri
Causa inagibilità della casa per troppi libri presenti, vendo a prezzo eccezionale un pacco dei medesimi. Unico problema: la vendita è come lotto unico, non si può scegliere. Altro problema: quasi tutti sono in inglese.
Tutti i libri sono in buone condizioni o quanto meno leggibili. La maggior parte è stata recensita sul blog, quindi potrete anche sapere se mi erano piaciuti o meno.
Ma passiamo ai titoli.
Quelli in inglese:
The Age of Zeus - James Lovegrove
Warbreaker - Brandon Sanderson
Perdido Street Station - China Miéville
The Windup Girl - Paolo Bacigalupi
A Quest for Simbilis - Michael Shea
The Castle of the Dark - Tanith Lee
The Alchemy of Stone - Ekaterina Sedia
The Graveyard Book - Neil Gaiman
The Night Circus - Erin Morgenstern
In italiano:
Ash - Mary Gentle
La Mano Sinistra delle Tenebre - Ursula LeGuin
Il costo per l'intero lotto, comprensivo di spese postali, è di 29 euro (tramite paypal o bonifico bancario). Qui in giro c'è il mio indirizzo email per contattarmi (va bene anche un messaggio via facebook).
Tutti i libri sono in buone condizioni o quanto meno leggibili. La maggior parte è stata recensita sul blog, quindi potrete anche sapere se mi erano piaciuti o meno.
Ma passiamo ai titoli.
Quelli in inglese:
The Age of Zeus - James Lovegrove
Warbreaker - Brandon Sanderson
Perdido Street Station - China Miéville
The Windup Girl - Paolo Bacigalupi
A Quest for Simbilis - Michael Shea
The Castle of the Dark - Tanith Lee
The Alchemy of Stone - Ekaterina Sedia
The Graveyard Book - Neil Gaiman
The Night Circus - Erin Morgenstern
In italiano:
Ash - Mary Gentle
La Mano Sinistra delle Tenebre - Ursula LeGuin
Il costo per l'intero lotto, comprensivo di spese postali, è di 29 euro (tramite paypal o bonifico bancario). Qui in giro c'è il mio indirizzo email per contattarmi (va bene anche un messaggio via facebook).
martedì 5 giugno 2018
Professor Marston and the Wonder Women
Ho visto con molta curiosità questo film, anche se c'è voluto un pezzo per riuscire ad avere la possibilità. Ne avevo avuto menzione per la prima volta dal blog di Aislinn; il titolo è Professor Marston and the Wonder Women (anno: 2017). Si tratta della storia (romanzata) di William Moulton Marston, il creatore di Wonder Woman, personaggio dei fumetti che ha avuto molte vite e differenti versioni nel tempo. Wonder Woman prima di diventare una femminista all'ultimo grido (penso alla versione interpretata da Gal Gadot) era stata un concetto ben strano sotto alcuni aspetti, ma ciò non le aveva impedito di avere successo.
[Attenzione Spoiler!]
Il film, che è una versione drammatizzata della vita di Marston, non va preso eccessivamente sul serio riguardo ai fatti raccontati. E in effetti, nemmeno lo si può considerare, per certi aspetti, una descrizione accurata di quelli che sono stati i rapporti fra Marston e le donne della sua vita, e quelli tra le due donne in questione. Però sotto altri aspetti non mi ha deluso. Scritto e diretto da Angela Robinson, può vantare belle riprese e, sebbene il budget sia stato a livelli da film italiano o poco meglio, un cast valido e scelto bene. Luke Evans, attore gallese che ha avuto l'occasione di recitare nei film tolkieniani di Peter Jackson, qui lo troviamo nella parte del protagonista maschile (Marston). Una bella, elegante e bravissima Rebecca Hall (vista in The Prestige, Trascendence, Iron Man 3, ecc...) interpreta Elizabeth Holloway, la "prima moglie" di Marston. Bella Heathcote (The Neon Demon, The Man in the High Castle) interpreta la bella, innocente e un po' impacciata studentessa Olive Byrne, discendente di insigni femministe, che diventerà parte del "menage à trois," o rapporto poliamoroso come si dice oggi, con la coppia Marston-Elizabeth.
[Attenzione Spoiler!]
Il film, che è una versione drammatizzata della vita di Marston, non va preso eccessivamente sul serio riguardo ai fatti raccontati. E in effetti, nemmeno lo si può considerare, per certi aspetti, una descrizione accurata di quelli che sono stati i rapporti fra Marston e le donne della sua vita, e quelli tra le due donne in questione. Però sotto altri aspetti non mi ha deluso. Scritto e diretto da Angela Robinson, può vantare belle riprese e, sebbene il budget sia stato a livelli da film italiano o poco meglio, un cast valido e scelto bene. Luke Evans, attore gallese che ha avuto l'occasione di recitare nei film tolkieniani di Peter Jackson, qui lo troviamo nella parte del protagonista maschile (Marston). Una bella, elegante e bravissima Rebecca Hall (vista in The Prestige, Trascendence, Iron Man 3, ecc...) interpreta Elizabeth Holloway, la "prima moglie" di Marston. Bella Heathcote (The Neon Demon, The Man in the High Castle) interpreta la bella, innocente e un po' impacciata studentessa Olive Byrne, discendente di insigni femministe, che diventerà parte del "menage à trois," o rapporto poliamoroso come si dice oggi, con la coppia Marston-Elizabeth.
giovedì 31 maggio 2018
Atlantide e i Mondi Perduti
Questa raccolta dei lavori di Clark Ashton Smith l'avevo nel mirino già da un po'. Conoscevo la sua più famosa creazione fantasy (e dieci anni fa ne avevo parlato su questo blog) ma mi mancava un po' tutto il resto di quanto questo gigante dimenticato aveva scritto e pubblicato sulle riviste "pulp" dell'anteguerra. Un po' si è trattato di pigrizia, un po' è stato un tentativo troppo azzardato di leggere quei racconti in inglese. La prosa di Smith è piuttosto complessa, barocca, e non sempre facilmente digeribile, anche per via delle frequenti scelte di termini desueti o molti ricercati.
Con Atlantide e i Mondi Perduti, Mondadori ha curato un volume che raccoglie tutti questi racconti, in nuove traduzioni. Questo libro, che si presenta con una bizzarra copertina verde scuro e i bordi delle pagine neri, ha un aspetto ben strano, ma in linea con le storie nere di negromanzia, scheletri e grimori dell'autore. Vi sono talvolta diverse versioni del testo, dove possibile, nonché le storie dei travagli editoriali di ogni racconto (spesso respinti, alterati su richiesta degli editori e così via), oltre alle mappe dei mondi immaginari di Clark Ashton Smith e alle foto di alcune delle sue sculture (altra attività artistica del nostro autore). L'introduzione (di Giuseppe Lippi) all'opera di Smith è un altro punto d'interesse del libro. Avrei voluto forse che la storia della sua vita, che compare in brevi spizzichi, come se fosse data per scontata, avesse più spazio.
Questo anche perché la biografia di Smith ci mostra le forti difficoltà che ha dovuto affrontare, in una esistenza piuttosto difficoltosa dove l'arte non lo ha certo ripagato bene dal punto di vista economico.
Avevo avuto occasione di scrivere una breve biografia di Smith io stesso, sulla rivista Effemme, uno spin-off cartaceo di Fantasy Magazine, cui collaboravo. Se è ancora disponibile, si tratta del numero uno, uscito nel 2010.
Con Atlantide e i Mondi Perduti, Mondadori ha curato un volume che raccoglie tutti questi racconti, in nuove traduzioni. Questo libro, che si presenta con una bizzarra copertina verde scuro e i bordi delle pagine neri, ha un aspetto ben strano, ma in linea con le storie nere di negromanzia, scheletri e grimori dell'autore. Vi sono talvolta diverse versioni del testo, dove possibile, nonché le storie dei travagli editoriali di ogni racconto (spesso respinti, alterati su richiesta degli editori e così via), oltre alle mappe dei mondi immaginari di Clark Ashton Smith e alle foto di alcune delle sue sculture (altra attività artistica del nostro autore). L'introduzione (di Giuseppe Lippi) all'opera di Smith è un altro punto d'interesse del libro. Avrei voluto forse che la storia della sua vita, che compare in brevi spizzichi, come se fosse data per scontata, avesse più spazio.
Questo anche perché la biografia di Smith ci mostra le forti difficoltà che ha dovuto affrontare, in una esistenza piuttosto difficoltosa dove l'arte non lo ha certo ripagato bene dal punto di vista economico.
Avevo avuto occasione di scrivere una breve biografia di Smith io stesso, sulla rivista Effemme, uno spin-off cartaceo di Fantasy Magazine, cui collaboravo. Se è ancora disponibile, si tratta del numero uno, uscito nel 2010.