giovedì 11 dicembre 2008

L'Acchiapparatti di Tilos


Questo è un libro "low fantasy" con un'enfasi sul low, perché i protagonisti sono veramente messi male: il gobbo e storpio Ghescik, che vive di espedienti non sempre pulitissimi, e il matto Zaccaria, che si è inventato il mestiere di acchiapparatti. Scopriremo che Zaccaria qualche dote nascosta ce l'ha, ma inizialmente viene completamente manovrato dal gobbo Ghescik, che lo trascina in una pericolosa avventura.
Francesco Barbi ha delineato un'ambientazione che richiama un'Italia povera e medievale per il suo L'Acchiapparatti di Tilos (edito da Campanila), e l'ha denominata Terre di Confine. Vi è una Chiesa della Luce che ricalca apparentemente il cristianesimo. Si tratta di territori contesi, ai margini di un impero che, fra le altre cose, ha bandito la magia e soppresso violentemente quelli che ne facevano uso.
Anticipando il meno possibile: la storia verte su un mostro (il boia di Giloc, così chiamato perché è imprigionato in quel paese, e usato per uccidere i condannati a morte) che di magia è nato, e che può essere capito solo studiando la sua magica natura. I due squinternati protagonisti hanno un interesse per gli argomenti misteriosi della magia, e così il loro destino si intreccerà con quello della creatura.
A Ghescik e Zaccaria si unisce per un certo tempo una prostituta, Teclisotta, che partecipa ai loro viaggi scalognati e picareschi, poi però questo personaggio nonostante fosse ben caratterizzato scompare dalla trama e non viene più usato (mi aspettavo di rivederlo nel finale, ma niente).

Il mondo delle Terre di Confine è anarchico, pericoloso e misero, e questo l'autore ce lo ricorda con inserti all'inizio dei primi capitoli, approfondendo l'ambientazione. Da una parte sono utili, ma li ho trovati un po' ripetitivi e soprattutto sono intrusioni dell'autore che distolgono il lettore dall'immersione nella storia.
E' un mondo di poveri paesi, di contadini che stentano a campare, di mercanti che se la passano poco meglio e di feudatari che hanno ben poco potere e ancor meno soldati.
Uno fra tutti, Gamara il cacciatore di taglie, è il classico personaggio fantasy capace di grandi imprese: già impressionante per la fredda determinazione, coi suoi abiti in pelle, le balestre e la grande spada, si distingue anche per il volto sfregiato. Tra le sue armi, che porta in un baule, un arco composito smontato e riposto in una cassetta, come se fosse il fucile di precisione di un killer dei giorni nostri... qui mi sono posto una domanda, ovvero: gli archi antichi erano smontabili? Credevo che gli unici archi smontabili (impugnatura e flettenti) fossero solo certi archi moderni, ma mi rimetto agli esperti di oplologia per un'opinione. Fermo restando che Gamara può avere l'arco che vuole...

In definitiva abbiamo uno stile scorrevole, dialoghi piacevoli. Qualche spunto divertente e grottesco nei dialoghi, anche se questo non è un libro comico, generalmente una storia ingegnosa e ben scritta.
Un esordio impressionante per il fantasy italiano. Complimenti a Francesco Barbi.

12 commenti:

Anonimo ha detto...

Tutte le volte che vado a Pisa mi ripeto che devo cercarlo in libreria, e puntualmente mi dimentico di andarlo a prendere... :(

Ne ho sentito parlare benissimo, se settimana prossima riesco ad andare in quella trista città a caccia di testi e professori, vedròdi allungare il passo fino alla Feltrinelli :P

Bruno ha detto...

Boia dè, Pisa non ha fatto impazzire nemmeno me l'ultima volta che ci sono stato (a parte i soliti due monumenti che tutti visitano).
Comunque questo libro, a sorpresa, stramerita.

Dado ha detto...

Ho letto questo libro di recente e devo dire che anch’io sono rimasto piacevolmente sorpreso: non mi aspettavo che il libro fosse così bello! Me lo ha consigliato un amico sapendo che sono un amante del fantasy, ma non osavo sperare troppo in un libro di un autore italiano, per giunta esordiente. Eppure si tratta di un libro che può tranquillamente competere con i migliori fantasy stranieri, scritto in maniera raffinata, con una storia e dei personaggi meravigliosi.
Ho apprezzato la tua recensione, sebbene non abbia capito fino a che punto condividi il mio punto di vista. Hai espresso la tua opinione solo nell’ultimo paragrafo da cui emerge un giudizio positivo ma non entusiastico. Adesso che leggo la tua risposta a Tanabrus mi sembra però di capire che l’espressione ”esordio impressionante” sia qualcosa di molto positivo.

Bruno ha detto...

Oh be', ho scritto anche una storia ingegnosa e ben scritta che proprio negativo non suona...
Mi piacerebbe in verità vedere Barbi alle prese, la prossima volta, con una storia dal sapore più epico e personaggi meno scalchignati, però l'Acchiapparatti in effetti svetta tra gli esordi del fantasy italiano, pur senza voler toglier meriti a nessuno.

Anonimo ha detto...

E' il primo commento che trovo sul libro. Il titolo è stuzzicante, anche il contenuto lo è. L'unica nota negativa: editore sconosciuto, chissà che reperibilità ha nelle librerie o su ibs.

Anonimo ha detto...

Nelle librerie non molta. Almeno, io abito a 20 km dalla città dell'editore (pisano come l'autore... ma povero Barbi, nessuno è perfetto) e da me non arriva neanche implorando.

Su Ibs sembra si trovi.

Io mi turerò il naso e andrò in libreria nella città pendula, su Anobii Barbi mi ha detto che lì si trova. (E parlandoci via Anobii devo dire che l'autore sembra davvero una persona simpatica e gentilissima... malgrado sia pisano, vabbè xD )

Dado ha detto...

Anche a me piacerebbe vedere Barbi alle prese con protagonisti più ‘classici’. Infatti l’autore si è astenuto dai cliches e dai luoghi comuni del genere, riuscendo comunque a scrivere un romanzo accattivante e coinvolgente, nonostante l’identificazione con i personaggi protagonisti sia quantomeno difficoltosa. Non è detto però che non si possa scrivere un romanzo fantasy originale e interessante pur facendo ricorso a qualche elemento più classico. Io ho adorato Zac, Ghescik, Orgo etc., ma senza dubbio far ricorso a qualche elemento più classico può favorire e facilitare l’immedesimazione (specialmente nel grande pubblico). Dunque anch’io sarei curioso di vedere Barbi alle prese con un fantasy un po’ più classico (fiducioso della buona riuscita, visto che la stoffa c’è senz’altro).

Bruno ha detto...

E soprattutto una storia di veri eroi e non di poveracci... il buon Gamara la stoffa ce l'aveva.

Francesco Barbi ha detto...

Salve,
sono l'autore del libro in questione. Ringrazio Bruno per lo spazio dedicato all'acchiapparatti sul suo blog e per le belle parole di commento. Ringrazio anche Dado per l'entusiasmo corroborante, saluto Tanabrus e già che ci sono anche Laurie (se il tuo nickname è lo stesso su anobii, ho appena letto un tuo interessante intervento).
Qualche parola sulla recensione: mi è piaciuta molto, soprattutto l'aggettivo impressionante... A parte gli scherzi, per non essere troppo prolisso, preferisco soffermarmi su qualche osservazione acuta e più che legittima che rimanda all'eventuale seguito.
La religione è effettivamente e volutamente molto simile al cristianesimo. L'intenzione era quella di cogliere alcuni degli aspetti più oscuri di esso (così come la sua possibile commistione con la superstizione) per svilupparli nel prossimo libro. I “Per Belzebù” di Ghescik, sebbene possano rievocare direttamente il Medioevo reale, sono voluti...
Riguardo alla prostituta, non sei il primo che mi fa notare che sparisce di scena... Ebbene, prima del completamento della stesura, ho riflettuto più volte se non era il caso di farla ricomparire, ma poi mi sembrò una forzatura e scelsi di non farlo. Scelta infelice? Può darsi, ma comunque è stata una scelta. Anche qui, ad ogni modo, l'intenzione sarebbe quella di ritrovarla nel sequel.
Infine, a proposito dell'eventuale seguito, prometto di 'allargare' le vicende e di dare spazio a personaggi più tradizionali, primo fra tutti Gamara (anche se proprio tradizionale non lo definirei).

Bruno ha detto...

Benissimo. Ringrazio l'autore per questo intervento.

Anonimo ha detto...

Ciao, io ho letto il libro parecchio tempo fa (perché sono concittadina dell'autore e l'ho trovato in libreria) e mi è piaciuto moltissimo (tant'è che ho aperto una discussione su Anobii. Sono contenta di sapere che finalmente l'acchiapparatti si fa apprezzare un po' più su larga scala a dispetto della scarsa distribuzione. Spererei proprio, se possibile, riesca a fare un po' di strda alla faccia della grande editoria (che pubblica molta robetta peraltro).
Anche a me stuzzica l'idea di vedere l'autore alle prese con eroi più classici. In particolare vorrei conoscere la storia di Gamara, personaggio che mi ha decisamente conquistata... Indimenticabile la scena in cui si guarda allo specchio, scritta davvero bene e in modo toccante. Quasi commovente. Però i personaggi disgraziati cui l'autore ha dato vita mi hanno coinvolto e mi sono piaciuti molto così come erano. Forse perchè sono stufa dei soliti stereotipi alla Wirlbur Smith (senz'altro non si scrive così ma, perdonatemi, sono un po' dislessica). Mi piacciono i personaggi veri o plausibili; mi sono identificata molto più con Guia, strana e stabica, che nelle molte splendide eroine di Ken Follett e simili. Voi preferite gli eroi (o super eroi) classici? Sarà la mia età, o sarà che sono femmina... Che dicono le donne?
A chi non l'ha letto e medita: trovatelo, leggetelo e non ve ne pentirete. Merita la fatica!
E visto che interviene anche l'autore e dunque legge i commenti: complimenti sei bravissimo!

Bruno ha detto...

@ Psicomama: sono d'accordo, il libro ha un che di insolito con questi personaggi. Ma come prova di maturità mi aspetto che l'autore si cimenti anche con tematiche più classiche (se resta nel campo del fantasy).