venerdì 4 gennaio 2019

The Sorrow of War

Dopo aver visto la lunga e dettagliata serie di documentari sulla guerra del Vietnam che è disponibile su Netflix, ho scelto di leggere qualcosa di scritto da una delle "voci narranti" scelte per quella narrazione storica (che vi consiglio di recuperare se avete un interesse in materia). La voce è quella di Bao Ninh, nato nel 1952 ad Hanoi e partecipante al conflitto. È stato una di quelle "formiche rosse" senza nome e senza volto, sacrificate a centinaia, a migliaia, a centinaia di migliaia per vincere il decennale conflitto di indipendenza (e comunismo) per il Vietnam.

L'autore in una foto del New York Times

Lui è diventato uno scrittore e, qualche tempo fa (anni '90), ha pubblicato un romanzo dal titolo The Sorrow of War, ovvero il dolore (o il rimpianto) della guerra. Il protagonista rappresenta per molti aspetti l'autore: infatti il libro narra di un reduce completamente devastato dal conflitto, per nulla differente dai suoi vecchi antagonisti d'oltre oceano, quei reduci che hanno avuto, spesso, problemi a riadattarsi alla vita civile. Quest'uomo, Kien, comincia a scrivere le sue memorie, spesso nel cuore della notte. Non va molto avanti nel manoscritto perché talvolta nel suo tormento distrugge le pagine che non gli piacciono più, o perde l'ordine cronologico degli eventi.


Di fatto quella che ci viene presentata è una trama non lineare, dove il veterano Kien, che aveva fatto parte di una squadra di esploratori (scout, nel libro), inizia a parlare del mestiere che lo ha tenuto impegnato per qualche tempo dopo la guerra: il recupero dei caduti. Li cerca in una foresta fradicia di pioggia e marcia di corruzione come una creatura viva e crudele: la giungla delle "anime urlanti," affollata di fantasmi, la giungla dove il bambù a volte assume il colore della carne insanguinata. Dove i suoi compagni sono morti. Sono stati annientati nei combattimenti, sono bruciati vivi nei carri armati, disintegrati dalle bombe degli aerei. Qualcuno è morto alla vigilia della fine della guerra, nell'ultimo combattimento all'aeroporto di Saigon, il 30 aprile 1975. Una conquista tutt'altro che eroica: Ninh e altri soldati si impadroniscono della struttura uccidendo gli ultimi soldati sudvietnamiti che la difendono, e poi restano lì, tra le vestigia di un mondo destinato agli "occidentali," senza scopo in mezzo alle macerie di una guerra vinta, in mezzo a cadaveri insanguinati, mentre i depositi delle compagnie aeree vengono saccheggiati e i vincitori si ubriacano con l'alcool una volta destinato ai viaggiatori.

E chi sono i vincitori? Uomini semplici, gentili, coraggiosi, ragazzi inquadrati dal Partito. Sono stati convinti a dare la vita, e quelli che non sono morti sono diventati una generazione brutalizzata dalla guerra. Bao Ninh ha scritto la loro storia, e per il Vietnam il suo è stato il primo "vero" libro riguardo alla guerra, al di là della retorica dell'eroismo. Ma l'autore, nelle sue pagine, non ha ancora digerito alcuna riconciliazione verso i sudvietnamiti contro cui ha dovuto combattere, pur non essendoci in lui molto del comunista. Né ha raggiunto una pace con se stesso.

Scopriamo, leggendo The Sorrow of War, che questi soldati inflessibili hanno avuto paura, hanno disertato, sono scappati. Alcuni sono finiti male per questo motivo. Altri hanno tenuto duro fino alla vittoria, ma senza sapere cosa fare di se stessi il giorno dopo.

E poi c'è la storia sentimentale di Kien. La ragazza, Phuong, con cui non ha trovato il coraggio di fare l'amore prima di partire per la guerra, che non ha saputo proteggere da altri soldati che l'hanno violentata. Una storia che Kien cerca di riallacciare dopo la guerra ma che è nata morta, e finisce nel fallimento.


Questo libro è senz'altro interessante in quanto una delle poche finestre aperte su, diciamo, "l'altra parte" di questa guerra. Per alcuni aspetti mi sembra comunque un po' sospetto o artefatto. Non realistico, ma intellettuale. Cliché letterari, come l'autore che "scrive per esorcizzare i suoi demoni," la strana impotenza psicologica di Kien che non riesce a "essere un uomo" e prendersi (e poi proteggere) la sua donna... ci sono dei tratti di questa trama che fanno pensare a uno scrittore fin troppo influenzato dalla cultura occidentale, o che forse ha scritto proprio per il mondo occidentale (che di fatto lo ha tradotto e letto avidamente, anche se non in italiano).

Consiglio di leggere il libro e di farvi la vostra opinione. Ovviamente se l'argomento vi interessa. Per ragioni anagrafiche la Guerra del Vietnam è una delle mie fissazioni, comprendo che ad altri possa importare molto poco.


Nota: trovate qui una vecchia intervista, in inglese, all'autore.



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