Una trama con aspetti di intrigo e mistero, sviluppati anche piuttosto bene, trama che supera una prova difficile, quella di descrivere un mondo fantastico comunicante con il nostro universo odierno: non è semplicissimo evitare risultati da mettersi le mani nei capelli ma l'autrice Antonia Romagnoli ci riesce, bisogna dare merito.
Il Segreto dell'Alchimista (edito da L'Età dell'Acquario) non è il suo primo libro fantasy, mi ero accorto dell'uscita, non molto tempo fa, dell'umoristico La Magica terra di Slupp, però non avevo provato alcun interesse, perché da solo potrei tranquillamente immaginare mille modi in cui è possibile, oggi come oggi, prendersi gioco del fantasy (vedasi ad esempio qui).
Di questo libro una cosa mi ha davvero spaventato: il prezzo. Ma è inutile lamentarsi, le scarse tirature del fantasy per adulti e le logiche dei costi di distribuzione ecc... rendono impossibile praticare condizioni più vantaggiose senza mandare la casa editrice in perdita. Recentemente su diversi siti, blog ecc... ho visto sviscerato l'argomento. Solo il fantasy per ragazzi può muoversi su numeri un po' più comodi, volendo, e quello scritto da stranieri. L'autore di fantasy italiano deve prendere la situazione così (e il lettore idem). Se non vi va bene, magari vi consolerà sapere che probabilmente gli appassionati di fantascienza sono messi anche peggio.
La protagonista del Segreto dell'Alchimista mi ha posto un grave interrogativo che non affronto per la prima volta, in verità. Sono io che non sopporto i personaggi femminili scritti da donne (ah, la mia amata Marion Z. Bradley!), o sono le scrittrici donne che hanno difficoltà a descrivere personaggi femminili? Questo perché Ester, la maga che terrà le fila della storia, fin dall'inizio mi ha ammazzato di noia, quando arriva al Palazzo Centrale, che è una specie di università, e diventa una docente nonostante sia giovane come i suoi allievi. E' una prima della classe, e questo è già grave, peggio ancora è gentile, modesta, sicuramente una bellissima donna visto che attira l'attenzione di tutti (e l'interesse sentimentale o carnale di parecchi personaggi del libro), è una maga di capacità eccezionali, ha altri segreti che non vi svelo qui... Insomma è la classica Mary Sue anche se ho evitato di passarla al test perché non volevo far esplodere il contatore.
Non molto più interessanti sono certi intermezzi da melodrammone rosa, che fanno all'inizio quasi passare in secondo piano una minaccia che si sta delineando contro il pacifico mondo di studenti e cavalieri dove Ester muove i suoi passi.
Non essendo riuscito a simpatizzare molto con i personaggi (con l'eccezione del vecchio mago mattacchione, Dert, e del Cane di Pietra che, essendo appunto un cane, porta una ventata di serietà e umile saggezza), per godermi il libro ho dovuto attendere fino a circa la metà, quando l'azione finalmente si svolge fitta e interessante.
Ma per non anticipare la trama, interrompiamo qui e passiamo al sistema magico descritto nel libro. La magia consente all'autrice di introdurre alcuni intermezzi comici o graziosi, ma è anche essenziale alla storia e, per il cattivo del libro, strumento per compiere gran carognate. E' una magia potentissima, eppure carente in alcune arti (ad esempio, non cura le malattie e le ferite), mi è venuto da chiedermi se non sbilanciasse un po' l'ambientazione, ma dev'esserselo chiesto giustamente anche l'autrice che introduce un concetto di "autolimitazione" comune a tutti i maghi, insomma un'inibizione morale ferrea che impedisce di strafare (il problema nella trama è proprio un mago che non obbedisce alla regola, ma il cattivo non è solo questo...). Insomma abbiamo un'ambientazione che tutto sommato funziona, anche nel rapporto con la nostra epoca "reale."
Cosa dire di questo libro? Ben curato, solo un paio di particolari che ho trovato anacronistici o poco logici, e gradevole come storia, nonostante il cattivo faccia un po' la figura del fesso per come si comporta verso la fine, a mio modesto parere. D'altra parte la nostra Ester doveva sconfiggerlo in qualche modo.
Poteva essere un libro migliore, a parte il mio personale tedio verso la perfezione della protagonista? Secondo me sì, e qui divento un po' ripetitivo nei miei giudizi: si poteva tranquillamente raccontare la storia con 150-200 pagine in meno.
Il libro interessava pure me, ma non l'ho preso proprio a causa del prezzo (già spendo troppo per altre cose, meglio non iniziare un altra saga). Per quanto riguarda i personaggi femminili mi trovo d'accordo con te, ma solo per il fantasy. Non so perché ma non li sopporto solo in questo genere: quelli creati dalle donne non riesco a sopportarli perché troppo perfetti e profumati di Chanel femminista n°5, mentre quelli creati da uomini li trovo finti e uguali agli uomini (a parte le caratteristiche fisiche).
RispondiEliminaPer la narrativa invece non ho questo problema, o forse non ci faccio troppo caso.
il libro te lo consiglio (magari non comincia in maniera splendida ma la parte in cui torna sulla terra e il finale sono particolarmente interessanti), secondo me il fantasy esaltando le caratteristiche "eroiche" crea stereotipi... troppo stereotipi. Anche nei personaggi maschili. Chi non vorrebbe essere come Aragorn?
RispondiEliminaInteressante. I pareri mi sembrano tutti motivati, mi fido. Ammetto che la mia prima impressione non è stata delle migliori, soprattutto per il titolo e la quarta di copertina.
RispondiEliminaSe avrò l'occasione lo leggerò. Al limite via p2p si può dare un'occhiata. Certamente non spenderei mai una cifra assurda per un libro da cui non so cosa aspettarmi. :)
Ha! Federico... Invece io non spenderei un solo euro per un libro in cui so cosa aspettarmi! ;)
RispondiEliminaLa lettura del libro di Antonia è nei miei obiettivi, perché personalmente amo le scrittrici, più degli scrittori.
@bruno: non avevo mai riflettuto su questa faccenda delle scrittici alle prese con protagoniste femminili.
RispondiEliminaO meglio, non avevo mai avuto l'impressione che il problema della "perfezione" dei protagonisti nel fantasy potesse in qualche modo essere anche legato al genere di chi scrive.
L'ho sempre vista come una tendenza democraticamente diffusa tra scrittori e scrittrici, quella di propinarci protagonisti/e dalla caratura eccezionale.
Toccherà rifletterci ^^'
Quanto al libro della Romagnoli, sono sempre lì lì dal prenderlo ma, merito biasimo lo so, non riesco mai a decidermi!
@Mirtilla: personaggi con grandissime qualità esistono anche nella realtà, perciò non è solo questo il punto: la "mary sue" è un personaggio troppo idealizzato, non soltanto fortissimo ma automaticamente buono, bello, "primo della classe" che ne sa una più di tutti gli altri. Sul fatto che questo difetto io lo trovi spesso in personaggi femminili, può semplicemente darsi che quando vedo in azione un Conan il barbaro mi stuzzica qualche desiderio di identificazione e non me ne renda conto, mentre vedo subito il difetto (e sparo a zero) su un personaggio femminile sopra le righe.
RispondiEliminaMa attenzione, Conan il barbaro (per rimanere sull'esempio) ha sì delle doti che attirano la parte più animalesca e testosteronica del maschio che legge le sue avventure, ma è anche rozzo, crudele, ignorante e si presta tranquillamente alla critica e alla satira.
I personaggi alla M.Z.B. sono sempre brave e innocenti e hanno sempre ragione, sia che si battano sia che subiscano come vittime (che sono le due principali varianti dell'autrice americana), il figlio di puttana è sempre un altro (il maschio patriarcale ecc... mentre se un maschio per caso è buono, generalmente è anche un debole o un coglione).
Per tornare alla nostra Ester, ripesco dalla recensione di Azzolini (su FantasyMagazine) un paio di frasi: "una donna tormentata ma forte, capace e colta, ma dilaniata dai tormenti di un'esistenza che la fanno sentire estranea a qualsiasi luogo..." è vero che ci sono queste caratteristiche ma servono più che altro a introdurre alcune parti melodrammatiche e qualche stacco da romanzo rosa, anche se ovviamente, ma qui non voglio spoilerare troppo, intervengono pure nelle decisioni che prende.
Perciò devo essere sincero e dire che questo personaggio non l'ho creduto molto e non l'ho sentito, anzi non mi sono sentito dalla sua parte. Mentre ad esempio, per restare tra personaggi femminili, Chariza de Il Soffio del Vento (pur avendo qualche tratto che non reggo proprio) è un personaggio in cui ci si può comunque identificare, un personaggio "letterario" nel miglior senso della parola, ha dei dilemmi che ho sentito veri.
Suggerivo tempo fa (l'articolo sulle eroine è qui da qualche parte) di guardare i personaggi storici: la donna eccezionale vissuta davvero ha dovuto sempre confrontarsi senza falsi moralismi con i problemi e le responsabilità del potere, quelle che ti lasciano solo la scelta di fare ingiustizia in un senso o nell'altro. E anche dove questo non l'hanno fatto, hanno mostrato le loro intransigenze (perfino un personaggio come Giovanna d'Arco).
Forse è quel "tenera ma forte" ecc... che alla fine non fa quadrare i conti.
E per regalare un consiglio che ho tratto da un utilissimo corso di scrittura creativa (questi corsi tanto vituperati, ma a torto): per avere un sapore più realistico, un personaggio buono dovrebbe sempre avere qualcosa di cattivo, e uno cattivo avere sempre qualcosa di buono. A buon mercato come stratagemma, ma c'è qualcosa di vero.
Grazie per la citazione di Chariza.
RispondiEliminaCmq, io penso che tu abbia ragione a lamentarti delle eroine fantastiche e ci metto dentro anche le mie, sentendomi pienamente presa in causa dal discorso.
E' un argomento complesso quello che tocchi, perchè è verissimo che per creare personaggi bisognerebbe sempre tenere presente il concetto di yin/yang (mettiamola così), per renderli "veri". Tuttavia gli eroi sono, da sempre, "i più", i migliori in qualcosa nle mondo in cui vivono e per questo costretti o portati a ergersi contro il nemico.
Eppure Achille ci insegna che un punto debole ci deve essere.
E in questo senso certi personaggi della Bradley, ma anche della Paxton, sono sicuramente da studiare per noi italiche autrici.
La difficoltà sta proprio nel riuscire a creare un'eroina che sia tale, quindi che sia "la più... qualcosa", senza renderla una perfettina senza difetti. Anzi, il difetto dovrebbe essere quello porta all'elemento tragico della storia.
Non è cosa semplice però passare dalla teoria alla pratica. Con questo voglio assolutamente scusare nessuno, nè me nè altre, ma prendere atto di una difficltà che esiste.
Una soluzione, che potrà apparire semplicistica, è quella di continuare a scrivere a lavorare sui personaggi.
@Francesca: secondo me uno degli aspetti che rende interessante Chariza sta nel fatto che la sua perfezione, se da un alto la rende ipercritica rispetto agli altri che spesso fulmina con lo sguardo alla prima cazzata che dicono (lo fa un po' con tutti se non ricordo male, dai compagni d'armi alle umili domestiche) e quindi ne fa un personaggio decisamente antipatico, dall'altro lato la umanizza proprio perché è un difetto che la rende tutt'altro che perfettina: il lettore sa quello che c'è veramente nella sua testa e comincia ad augurarsi che riesca ad esternare e a vivere i suoi sentimenti.
RispondiEliminaSe poi questa era una caratteristica ricercata o se, come spesso accade, è semplicemente venuta fuori così, ovviamente non lo so. E comunque per apprezzare la cosa bisogna aver letto tutti e due i libri e non solo il primo.
Ok, (LOL) ho scritto una frase senza senso: la perfezione che rende Chariza tutt'altro che perfettina. Anziché cancellarla la lascio lì a monito, contro il metter giù i pensieri di corsa. Ovviamente era da intendere: la perfezione come combattente che la rende imperfetta come persona.
RispondiEliminaih, ih... avevo capito il senso, dai. E ti ringrazio di nuovo. Io cerco sempre di dare alle mie eroine dei difetti caratteriali che le rendano "umane", ma molto ci mettono anche loro (e in effetti così diventano persone, oltre che personaggi). I risultati sono... alterni, ma io insisto nel provare.
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