Sapevo che lo dovevo vedere e alla fine l'ho visto. Smile, un horror del 2022, si presenta con un enigmatico e bruttissimo sorriso nei poster. Un sorriso dove la bocca sì, si atteggia a sorridere, ma negli occhi c'è una minaccia, una provocazione.
Inquietante fin da questa singola immagine. Come spesso avviene, i film horror non fanno davvero paura, anche se qui qualche volta avviene, con il classico sistema dell'immagine che cambia di colpo (la jump scare). Smile è invece un film che semina malessere e ansia, che fa montare l'inquietudine, e può essere in effetti molto sgradevole da vedere; ma per quanto mi riguarda ho dovuto vederlo fino alla fine. Ne parlerò qui, anticipando la trama.
La premessa del film: Rose è una psichiatra che lavora moltissimo, per la gloria e pochi soldi. Sappiamo che nella sua infanzia c'è stato un trauma, ci viene accennato già all'inizio del film: la morte della madre.
L'evento che scatena il malessere di Rose è il suicidio di Laura, una paziente che cerca di spiegarle di essere perseguitata da un'entità malevola. Entità che può assumere le sembianze di chiunque, e che solo Laura può vedere. Rose cerca di convincerla che nessuno la sta perseguitando, ma Laura sfodera il sorriso della foto e si uccide.
In seguito Rose comincia ad avere allucinazioni, le succedono cose strane, si sente minacciata, vede Laura che le sorride in mezzo ad altre persone (che non la vedono), e via dicendo. Le stesse paure di Laura si impadroniscono di lei e in pochissimo tempo Rose perde tutto il suo prestigio nell'ospedale in cui lavora, si trova a disagio con un fidanzato che non prova nemmeno a capirla, con la sorella e altre persone. Da persona stabile e stimata in pochissimi giorni diventa una temuta pazzoide, e un narratore poco affidabile per lo spettatore. Se immaginate la situazione, comprenderete che in effetti per Rose è impossibile spiegare quello che le succede, e che vede, senza essere presa per pazza.
Con l'aiuto di un poliziotto (che aveva cercato di flirtare con lei all'inizio del film) Rose scoprirà che esiste una catena di morte: tutte le persone che si suicidano avevano assistito a un suicidio simile e in seguito nel giro di pochi giorni, massimo una settimana, si erano uccise a loro volta. Il poliziotto quindi, sebbene non sappia darsi una spiegazione, capisce che qualcosa sta succedendo davvero. Rose invece deduce che al "mostro" che la perseguita serve la presenza di un testimone. Deve costringerla al suicidio, sì, ma in modo che qualcuno veda! Quello a cui verrà passata la maledizione
Quindi Rose si reca nella casa in cui la madre era morta, suicida, senza che lei fosse stata in grado di aiutarla. Qui, da sola, affronterà il "mostro," e il senso di colpa. Ma, senza dirvi esattamente cosa succede alla fine, non c'è nessun lieto fine e nessuno sconto.
Il film, che per le dinamiche ricorda It Follows, e un po' anche The Ring, presenta una metafora pungente: il senso di colpa come qualcosa che non può essere addomesticato o "ripagato" facendo cose buone, e che torna a morderti anche a distanza di molti anni, senza che vi sia un possibile rimedio. Se l'essere mostruoso che affronta Rose alla fine del film non mi è sembrato particolarmente ben fatto, la pellicola nel suo insieme riesce a suscitare sensazioni pesantissime. Un horror di rara efficacia.
Da notare fra gli interpreti: Rose è interpretata da Sosie Bacon, figlia del celebre Kevin Bacon. L'abbiamo già vista in Charlie Says. Grande interpretazione. Notevole anche il regista, Finn Parker, alla prima prova. Laura è interpretata da Caitlin Stasey, in una parte che dura poco ma è significativa.
La fabbrica del sorriso ^^
RispondiEliminaEh sì, ma c'è poco da ridere...
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