Non viaggio quasi più, da quando c'è il Covid-19, questa è la triste realtà. Ma ad aprile mi sono concesso una brevissima puntata verso la città toscana di Viareggio. Non per fare il bagno in mare ovviamente, visto che le temperature sono ancora glaciali, ma per ammirare i palazzi in stile Liberty (Art Nouveau) della città.
Quella che ho trovato è una località un po' dimessa. Ovviamente molti esercizi, ristoranti e alberghi lavorano a ritmi ridotti, o non lavorano proprio, in periodo di bassa stagione. È normale. Ma c'è anche un'aria di smobilitazione e di decadenza, tra stupende strutture e ville che avrebbero bisogno di una vigorosa manutenzione, cantieri navali dismessi e negozi completamente svuotati o in vendita, segno di una chiusura per niente temporanea. E questo è triste per una città che, tra il carnevale, i festival e le manifestazioni culturali, cerca sempre di offrire una facciata sfavillante e vitale.
Credo non aiuti il fatto che la politica locale si trovi incagliata o funzioni a singhiozzo da tempo, ma non posso entrare nel merito. Il travaglio della città l'ho visto anche nella presenza di una certa quantità di vagabondi e tossici, e nella presenza di una micro (e forse non sempre così "micro") criminalità, come dev'essersi ben accorto anche Charles Leclerc, il pilota della Ferrari, che qui è stato scippato di un prezioso orologio non molti giorni fa.
Viareggio del resto ha una storia travagliata, in quanto teatro di grandi sommovimenti sociali dopo la Prima Guerra Mondiale, poi semidistrutta durante la Seconda Guerra Mondiale, infine ricostruita in uno stile prevalentemente moderno e anonimo. Non è mancato un disastro ferroviario che probabilmente ricorderete (quando diverse case vennero incendiate dal GPL sfuggito da un vagone cisterna nel 2009).
Oggi le tracce del passato che fu si vedono negli stabilimenti balneari dall'ingresso in stile Liberty, nelle ville, nelle vecchie foto che trovi dovunque, con gente al mare in costumi da bagno d'epoca, e con la passeggiata del lungomare com'era un tempo. È bello, visitare Viareggio, ma mette anche malinconia.
Al ritorno una bella sorpresa me l'ha data la mia auto, che mi ha piantato in asso quando ero quasi arrivato a casa. Ne parlerò però in un'altra occasione.
Purtroppo non è solo Viareggio che dà questa impressione: molte parti d'Italia sono in queste condizioni. Ormai in molti "gliela stanno dando su", vuoi per sconforto, vuoi perché proprio non ce la fanno proprio vista la situazione in cui ci si trova.
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RispondiEliminaProbabilmente sì, dove vivo io (Milano) questa sensazione non si prova perché qualcosa va in malora ma qualcosa allo stesso tempo nasce, c'è ancora un certo fermento produttivo. In giro per l'Italia immagino la situazione sia molto più dura.
Nelle grandi città si tiene botta: visto il gran numero di persone, il bacino di utenza c'è sempre.
RispondiEliminaIn provincia le cose vanno diversamente. La pandemia ha influito, ma ci sono pure gli alti costi delle tasse, della manutenzione dei vari impianti, la loro conformità alle certificazioni da avere; se poi ci si mette pure il costo del carburante sempre più alto (le persone girano meno), molte chiusure si spiegano.
Mi auguro che le cose migliorino... anche se ora c'è anche una situazione di quasi-guerra mondiale, e non è un elemento che incoraggi l'ottimismo.
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RispondiEliminaQuesta situazione generata dalla guerra in Ucraina ha fatto schizzare i prezzi, oltre delle bollette, anche delle materie prime; il che, per quanto riguarda i ristoranti, significa prezzi più alti per i vari piatti. Ergo, meno gente va a mangiare fuori, visto che ha meno soldi da spendere e deve tagliare il superfluo.
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