Per chi avesse seguito questa serie, che ora è giunta al termine, faccio un paio di considerazioni. Mi è piaciuta molto ed è uno dei motivi per cui ho avuto per questi anni, quasi continuativamente, un abbonamento a Netflix. Non si tratta certo di un argomento nuovo: con The Ozark abbiamo nuovamente storie di soldi facili e grossi pericoli, droga, cartelli messicani e via dicendo. A dire il vero (da qui in poi ci saranno anticipazioni sulla trama), all'inizio c'era un approccio più originale, diciamo che è durato per le prime due stagioni. Era scoppiato un problema, di quelli che lasciano tutti morti, alla società del co-protagonista Marty Byrde (interpretato da Jason Bateman), e non era colpa sua. Per salvarsi la vita, Marty s'inventa sul momento la possibilità di riciclare denaro sporco per i narcotrafficanti. E viene risparmiato.
Mai violento, sempre logico, deciso a uscire da ogni problema con intelligenza e diplomazia, Marty porta la famiglia sul lago di Ozark e cerca di mettere insieme un impero del riciclaggio finanziario senza, inizialmente, coinvolgere troppo i figli e la moglie Wendy (interpretata da Laura Linney). E senza commettere violenza, ma comprando tutti quelli che riesce a comprare col denaro.
Dalla stagione 3 in poi Wendy comincia a prendere le redini, lasciando Marty, spesso, di fronte al fatto compiuto. Vuole potere, vuole immischiarsi nella politica, e desidera raggiungere un tale livello da uscire dal gioco sporco in cui la famiglia si trova (e di cui, ormai, i figli sono perfettamente al corrente). Insomma entriamo un po' nel territorio di Breaking Bad, e si perde un po' di originalità, salvo il fatto che la persona ambiziosa (e crudele, ipocrita e un sacco di altre cose) è una donna. Una cosa che mi aspettavo, a dire il vero, è che la morale di Breaking Bad l'avremmo avuta anche qui: alla fine i cattivi e quelli che vogliono troppo vengono sconfitti.
Invece no. In Ozark, alla fine, sarà Wendy ad avere quello che vuole, e la famiglia con lei. Un personaggio certamente più simpatico, Ruth Langmore (Julia Garner), che commette alcune pessime cose ma sempre con dei motivi comprensibili, e che vorrebbe uscire dal marchio della criminalità cui è stata condannata fin da giovanissima, morirà invece nell'ultimo episodio.
E morirà anche Mel Sattem, l'investigatore privato che indaga sulla scomparsa del fratello di Wendy, Ben (eliminato da lei perché instabile). A un certo punto sembra che la famiglia Byrde abbia comprato il silenzio di Mel. Colpo di scena, non è così. E lui viene ucciso proprio alla fine, e proprio quando sta per fare "la cosa giusta" e rovinare Marty e famiglia, avendo trovato una prova importante.
Insomma, in Ozark vincono i cattivi, ma allo spettatore importa poco perché probabilmente s'è identificato con loro.
Ci sono un po' di assurdità nella trama, secondo me. Ad esempio, Marty che fa da capo "ad interim" di un cartello della droga messicano. Quando mai quelli accetterebbero uno che non è dei loro, sul sentito dire che il loro capo (ora detenuto in isolamento) lo abbia scelto? Tornando un po' indietro, quanti personaggi eccellenti della criminalità organizzata vengono ammazzati o minacciati da Darlene, una bifolca qualsiasi, prima che qualcuno si decida e la faccia fuori? E immagino che di stranezze ce ne siano altre.
Comunque questa è una grande serie televisiva, per quanto io abbia preferito Breaking Bad (e Better Call Saul).
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