Non trovai l'occasione giusta per vedere questo film al cinema, forse l'avrei trovata se avessi saputo che erano le ultime settimane prima della pandemia del virus Covid-19. Ero desideroso di vedere 1917 per il semplice fatto che i film di guerra mi piacciono (anche se dopo gli anni della giovinezza questa mia preferenza ha cominciato ad andare in declino, proprio mentre, mannaggia, cominciavano a uscirne di più). 1917 fu accompagnato da quel tormentone sul fatto che fosse tutto in un'unica ripresa (piano sequenza), oppure secondo altri no, non era proprio vero, ma comunque è una grande impresa mai vista, oppure per altri ancora è una cosetta qualsiasi.
Ora che il film l'ho visto, lascio completamente la controversia in mano a coloro che ne sanno o pensano di saperne, perché non mi interessa. Comunque sia stato realizzato, il film ha, dalla sua parte, certamente il fatto di essere dinamico. Lo spettatore è quasi continuamente coinvolto nell'azione, sebbene non manchino momenti noiosi e certi particolari che m'hanno fatto cascare le braccia.
Quanto ai nomi: il regista è Sam Mendes, britannico, meritatamente famoso e molto apprezzato anche dal sottoscritto. I due soldati inglesi protagonisti della vicenda narrata sono interpretati da George MacKay e da Dean-Charles Chapman: giovani e a me non noti, ma già con esperienza.
La storia, si sa, non è basata su un fatto vero. Premesso che qui ci saranno delle grosse anticipazioni sulla trama, comincio da quello che già sanno tutti coloro che si sono interessati a questo film: la narrazione si basa sulla missione di due portaordini che devono cercare di fermare altri soldati britannici prima che sferrino un attacco. Attacco che sembra partire sotto buoni auspici, ma si è scoperto che la realtà è un'altra. Cos'è successo? Senza preavviso i nemici (Tedeschi) hanno abbandonato la linea, ma non sono in ritirata. Si sono spostati di qualche chilometro assestandosi su un nuovo fronte estremamente ben munito, perciò attaccarli con la presunzione che siano in rotta sarebbe follia. Da qui la missione dei due protagonisti di andare a recapitare l'ordine di fermare l'assalto.
A me ha dato fastidio che il nucleo centrale della storia, il messaggio da recapitare per fermare un attacco suicida, sia praticamente identico alla parte principale di Gallipoli, film australiano del 1981 (Gli Anni Spezzati nel titolo italiano). Preso di peso.
Certo, ci sono anche differenze: Gallipoli è un po' tutta la storia di un'operazione disastrosa dove gli Australiani prendono parte, mentre in 1917 la trama è concentrata solo nell'evento centrale, diretta, serrata.
I due amici si inoltrano nella terra di nessuno e, come previsto, trovano che la prima linea nemica è deserta. Ma in effetti gli ostacoli sono appena iniziati. Tra crateri pieni di acqua, trincee e rifugi sotterranei, cadaveri e topi, e incontri non preventivati col nemico, solo uno dei due ce la farà ad arrivare a destinazione, ad attacco ormai iniziato, riuscendo a impedire solo una parte del massacro.
Indubbia la spettacolarità del film, che ha avuto un buon incasso.
La verità ne esce però un tantino offesa. Assurda la storia dei battaglioni che stavano per finire in trappola. Attaccare senza alcuna ricognizione, senza una preparazione di artiglieria, nel quarto anno di guerra?
Sul fatto che i Tedeschi avessero abbandonato la prima linea e nessuno se ne fosse accorto, non mi pronuncio, ma mi sembra improbabile. Che abbiano distrutto la propria artiglieria pesante nel ritirarsi ancora più strano. Inoltre, le truppe che stanno per attaccarli non hanno raggiunto il nemico con una rapida marcia come nella narrazione iniziale: quando il portaordini superstite li raggiunge, li vediamo trincerati, con rifugi scavati nel terreno e tutto l'armamentario di una prima linea ben organizzata (al contrario altre truppe, che offrono un passaggio al portaordini in una fase precedente del film, stanno muovendosi proprio dopo aver visto che i Tedeschi si sono ritirati, e sono in movimento: nessuna fortificazione). Manco che i Tedeschi, oltre a predisporre le proprie nuove fortificazioni, ne avessero gentilmente lasciate pronte anche per i Britannici all'inseguimento.
Quindi i battaglioni destinati all'attacco hanno avuto il tempo di preparare le proprie posizioni a ridosso del nemico, cosa che non si fa in un giorno o due. E allora non si capisce come mai intorno a loro ci sia una vasta "terra di nessuno," premessa del film e della missione dei due portaordini. Peggio ancora: se i battaglioni hanno potuto preparare le trincee, dovrebbero anche aver predisposto le linee telefoniche per le comunicazioni, e allora non c'è bisogno di mandare portaordini a piedi. Insomma, la premessa che regge tutto il film non sta insieme.
La presenza di un soldato indiano e un nero (a quanto ho visto io, forse ce ne sono di più) ci ricorda che anch'essi hanno sofferto in quella guerra, non è necessariamente un omaggio falso al politicamente corretto. Ma nel 1917 quei soldati non erano inquadrati praticamente mai nelle unità britanniche assieme ai bianchi. Gli Indiani combattevano nei loro reggimenti, i neri nel 1917 erano ormai nella stessa condizione (e comunque generalmente limitati a ruoli di ausiliari per lavori manuali o di logistica, un po' come avvenne per quasi tutta la Seconda Guerra Mondiale nell'esercito USA).
Inoltre la preoccupazione di perdere dei soldati "per niente" era poco comune durante la Prima Guerra Mondiale. In alcuni punti del film questo lo si capisce, ma generalmente no, e ciò crea un'atmosfera sbagliata. Gli ufficiali mandavano migliaia di soldati a morire senza alcuna remora.
La maniera in cui sono rappresentati i Tedeschi è infine stantia. Sempre cattivi, sempre aggressivi, e se anche li aiuti o li risparmi quando sono inermi, ti salteranno subito alla gola. Oggi non è un gran periodo per avere simpatie verso la Germania, ma forse qui si sta esagerando.
Giudizio finale: non originale ma ben fatto, il film è spettacolare. Non è una rappresentazione credibile del primo conflitto mondiale, e anche il particolare episodio immaginario è congegnato e realizzato in una maniera che non ha senso.
Premesso che non sono un'appassionata di film di guerra e di storia ormai ricordo ben poco, ho vissuto il film come il "racconto dei racconti di guerra del nonno", quindi qualcosa di spettacolare e molto romanzato.
RispondiEliminaInfatti, dal mio punto di vista ignorante, come trama non vale una cicca ma grazie al montaggio, alla regia e agli attori diventa un film da non perdere.
RispondiEliminaMa in effetti è bello da vedere, mica dico di no... Però la storia narrata non sta veramente in piedi.
Credo sia stato l'ultimo o il penultimo film che sono andata a vedere prima che chiudessero tutto. A me è piaciuto, diciamo che l'ho preso come un omaggio più che come una precisa ricostruzione, anche se alla fin fine rende l'idea di come fosse la guerra in trincea e la situazione in generale, e quindi in definitiva va bene così. La trama di per sè è un semplice pretesto per mostrare appunto uno spaccato di quella guerra.
RispondiElimina@ Guchi Chan: ok, ma lo spaccato che ti hanno presentato è piuttosto fasullo...
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