martedì 10 gennaio 2017

Under the Shadow - L'Ombra della Paura

Un film dell'orrore iraniano? Ebbene sì, su Netflix c'è anche questo... io l'ho visto grazie alla segnalazione di Lucia Patrizi. L'Ombra della Paura (pessimo titolo italiano e quello in inglese, Under the Shadow, non è molto meglio) è in realtà una coproduzione internazionale del 2016: Gran Bretagna, Giordania, Qatar, a quanto afferma Wikipedia. Viste le prese di posizione piuttosto critiche sulla rigidità del governo islamico iraniano non avrebbe potuto certo essere prodotto in Iran, né mi stupisce che i due paesi musulmani che hanno partecipato siano entrambi relativamente "liberali" e comunque non sciiti. L'ambientazione ci porta a un periodo assai duro per l'Iran: la cosiddetta "guerra delle città" ovvero una fase della guerra Iran-Irak. La protagonista, Shideh (Narges Rashidi, attrice tedesca di origine iraniana) si troverà coinvolta in una drammatica storia di orrore e solitudine nella capitale Tehran.


Ma per capire quello cui il film fa riferimento occorre qualche premessa. La guerra (1980-1988) metteva il noto dittatore iracheno Saddam Hussein, ai tempi in buoni rapporti con gli USA, contro il teocrate iraniano Khomeini, che aveva da poco preso il potere a Tehran a seguito di una rivoluzione in cui per prima cosa era stato deposto lo Shah (re) Reza Pahlavi, amico degli USA, e poi erano stati spazzati via i compagni di lotta comunisti.
Saddam sognava la guerra lampo ma non la ebbe nonostante un esercito dotato di mezzi molto moderni (mentre agli Iraniani mancavano perfino i pezzi di ricambio per far volare gli aerei, poiché lo Shah aveva comprato armi USA e ora l'Iran era isolato). Fallita la soluzione sul terreno erano cominciati i bombardamenti, sia per mezzo dell'aviazione che mediante missili, e ovviamente Tehran era un obiettivo importante per gli Iracheni. Era iniziata la "guerra delle città."


La nostra Shideh è moglie di un medico, ma lei medico non può diventarlo, perché ai tempi dei disordini ha fatto attività politica con la sinistra. Il film si apre con un funzionario che le conferma la sua completa e irrimediabile esclusione dall'università. Shideh è una donna con una mentalità occidentale (come molte iraniane di un certo livello sociale). Ha una figlia che educa razionalmente, ha un vecchio videoregistratore e fa ginnastica guardando una videocassetta di aerobica con gli esercizi di Jane Fonda, guida l'auto ed è l'unica donna che lo fa nel palazzo in cui abita (dove le altre famiglie sono gente abbastanza semplice, per quanto di un certo livello economico, a quanto mi pare di capire). Ovviamente Shideh è frustrata per il fatto di non poter diventare un medico. Il marito sembra comprensivo riguardo alla situazione di Shideh ma probabilmente non gli dispiace che la moglie sia relegata in un ruolo subalterno. Presto lui deve partire, deve aiutare l'esercito al fronte (il conflitto è sanguinosissimo) e cerca di convincere Shideh a portare Dorsa, la figlia, da certi parenti dove sarà al sicuro.

Lei resta invece a Tehran ma quando un missile arriva sul tetto del palazzo e danneggia gli appartamenti (è inesploso, però fa comunque un morto) qualcosa cambia. Con il missile è entrato uno strano vento, ci sono apparizioni, rumori. Tutti cominciano a dire che gli spiriti maligni (Djinn) sono nel palazzo. Shideh ovviamente trova la cosa ridicola. Ma intanto la bambola preferita di Dorsa è scomparsa...



Non mi metto a raccontare tutto quello che succederà. Il film costruisce sapientemente una forte tensione senza fare uso di grandi effetti speciali, ma va seguito anche sotto un altro aspetto. Shideh comincia ad avere paura e a vedere gli spiriti, e questo ci viene mostrato come un fatto oggettivo, ma allo stesso tempo soffre un terribile isolamento in un ambiente ostile. Il palazzo che si svuota a mano a mano che la guerra fa fuggire tutti dalla città. Le "guardie della rivoluzione" che la arrestano mentre va in giro senza il velo regolamentare. La sua diversità dal resto della gente. La figlia che comincia a diventare difficile. Il timore che il marito la consideri una buona a niente perché non può laurearsi. Tutto il malessere della donna si interseca con la minaccia dei Djinn... non ci sono grandi prediche femministe o discorsi sociali, ma il discorso è sottinteso praticamente per tutto il film. E ovviamente Shideh non vuole lasciare la casa perché, al di là di possibili malumori con la famiglia del marito che dovrebbe ospitare lei e Dorsa, il mondo di fuori le è nemico, e lei può essere se stessa (e libera) solo nella sua fortezza (assediata). Perciò cerca di non andare via.

Intelligente, ben diretto e ben recitato, oltre a essere una finestra su un certo momento storico di un paese di cui possiamo sapere piuttosto poco. Film da vedere.

Inserisco qui, per gli anglofoni (e con sottotitoli "automatici" ma solo in inglese) un'intervista a Narges Rashidi e a Bobby Naderi (che interpreta il marito).






2 commenti:

  1. Recensione in tandem! E anche io devo ringraziare Lucia per avermi fatto scoprire questo gioiello :D

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  2. Sì, inaspettatamente molto carino...

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