Per curiosità, Matt Damon è proprio lo stesso attore che in Interstellar partecipava al lancio di esploratori nello spazio per trovare un pianeta che potesse dare speranza alla popolazione terrestre: finiva in un luogo inospitale e, pur di farsi raccattare dalla successiva spedizione spaziale, spediva un rapporto in cui raccontava balle sulla qualità del posto che aveva esplorato, sperando (umanamente comprensibile) di salvare la pelle, a scapito di tutti gli altri. Qui invece è un eroe. Dallo stesso Interstellar viene anche un'intrepida Jessica Chastain (qui nel ruolo della comandante dell'astronave, con tanto di sensi di colpa per aver perso un uomo). Meritano una menzione anche Sean Bean e Jeff Bridges.
Questo film non ci dà alcuna visione filosofica o profonda della colonizzazione dello spazio. È come una grande storia d'avventura, un Robinson Crusoe nel cosmo, con qualche aspetto fantascientico plausibile e qualcuno no (vi rimando a un articolo di Wired in merito, ma anche io mi sono accorto che la gravità ridotta di Marte non viene simulata in alcun modo nel film). Mark (ovvero Matt Damon) non si abbatte, anche se ha qualche momento difficile, e cerca di rimediare a tutti i guai che gli capitano (saranno fin troppi). Riesce a produrre cibo, cerca un modo per ripristinare le comunicazioni, tenta di raggiungere altre località sul suolo marziano, insomma è una vicenda appassionante da seguire. La NASA pur con qualche comprensibile preoccupazione per le relazioni pubbliche, sfodera coraggio e intraprendenza nel pianificare i soccorsi. E la storia copre un periodo esteso, è una missione di salvataggio che non può essere improvvisata. Insomma, con Sopravvissuto - The Martian abbiamo un film di buoni sentimenti e spirito della frontiera, parecchio yankee ma con qualche concessione all'aiuto altrui (ci sono in ballo anche i Cinesi... i Russi ovviamente no, non troverete un film di Hollywood di questo periodo che faccia aperture ai Russi).
Marte, quello vero
Grandi paesaggi (deserti, ovviamente) fanno da contorno a questa epica, e il nostro naufrago si rende conto, a ogni viaggio o spostamento, di essere il primo, e forse l'ultimo, a mettere piede in un determinato posto. A essere il primo ad avere veramente abitato in un altro pianeta, per un periodo nemmeno trascurabile. Lo spazio è ostile ma in uno dei messaggi "per i posteri" che rilascia per l'ipotesi di non potersi salvare, Mark afferma di non pentirsi di morire in un'impresa così gigantesca. Poi ovviamente tutto finirà in gloria, e scusate ma questo non è uno "spoiler," vi aspettavate che il protagonsita morisse? Insomma una ventata di ottimismo, sottolineata anche dalla colonna sonora anacronistica che risale ad annate più felici e spensierate (questo viene spiegato col fatto che a Mark resta come unica colonna sonora per il suo isolamento la collezione musicale del capitano, e deve subirne i gusti); forse ci voleva, in un'epoca in cui l'umanità non può che vedere futuri problematici, sia che l'orizzonte venga limitato alla Terra, sia che si levino gli occhi verso lo spazio.
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