Scritto dopo la trilogia della Prima Legge, questo Best Served Cold è il primo romanzo autoconclusivo di Joe Abercrombie nella medesima ambientazione (l'ho letto in inglese sebbene esista in italiano). Tornano personaggi già menzionati, e si procede con vicende che seguono in ordine cronologico gli eventi della trilogia. Adesso l'azione si svolge in Styria, che poi altro non è che una versione fantasy dell'Italia rinascimentale (fantasy mediterraneo!). Qui il Duca Orso combatte una serie di campagne vittoriose per imporre il suo dominio definitivamente, contro la volontà della maggior parte delle altre casate che si sono unite in una Lega degli Otto per resistergli. Tra battaglie, assedi, tradimenti e saccheggi le guerre vanno avanti da anni, con meravigliosi palazzi e antiche rovine come sottofondo. Non mancano quadri, statue e altre opere d'arte sopraffine, continue citazioni di antichi personaggi dal nome che suona come latino o italico, generali senza nerbo, nobili vigliacchi che talvolta hanno sprazzi di orgoglio, ma più spesso no, terribili avvelenatori (uno di essi è tra i protagonisti di questo libro) e rancidi condottieri di compagnie mercenarie, tra cui il già noto Nicomo Cosca. Ma protagonista del libro è la quella potente spinta motivazionale che s'intende dal titolo: la Vendetta (il titolo è l'abbreviazione di una citazione che tutti conosciamo: cos'è che si gusta meglio freddo?). Avverto qui che ci saranno diverse anticipazioni della trama, che
però è molto scontata e lineare, per cui non ne avrete gravissimi danni.
La Vendetta è quella di Monzcarro Murcatto, soprannominata Monza (altro nome che suona parecchio italiano anche se nella nostra lingua è un nome di città), una donna che assieme al fratello Benna conduce la compagnia mercenaria delle Mille Spade per conto del Duca Orso, il quale però ha dei sospetti sulla lealtà della coppia e decide, proprio all'inizio di questo libro, di far fuori il duo. Scena truculenta e sanguinosa, una delle tante che adorneranno questo libro, per la serie "questi non vogliono saperne di crepare." Alla fine gli assassini, che poi sono i figli del Duca e i suoi stretti collaboratori, gettano il duo dalla finestra commettendo però un grave errore. Monza non è morta e un misterioso personaggio la salverà, benché le ferite non possano andare a posto del tutto. La donna si ritrova con una mano inutilizzabile e continui dolori (una ripetizione dei travagli dell'inquisitore Glokta dai libri precedenti), nonché parecchie cicatrici. Ma ha a disposizione un bel po' di quattrini ben nascosti e con questi può organizzare un gruppo di vendicatori (ovvero assassini) per eliminare tutti i responsabili del tradimento, che poi sono sette, procedendo secondo le opportunità e lasciando il Duca Orso per ultimo.
Vediamo chi sono i nostri eroi. Quello che (almeno all'inizio) m'interessava di più è Caul Shivers ovvero Brivido, quello che ha rinunciato ad ammazzare Logen Novedita nel finale della trilogia (L'Ultimo Argomento dei Re). Shivers vuole interrompere la catena della violenza e diventare un uomo migliore. Perciò abbandona il freddo Nord e va in Styria in cerca di fortuna, ma si trova in una situazione non meglio di quelli che sbarcano nelle spiagge dell'Italia di oggi. Ridotto alla fame ma in possesso di ovvie qualità guerriere, gli viene offerta l'opportunità di aiutare Monza. Dapprima è perplesso, poi viene convinto o cerca di convincersi per mezzo del tema della vendetta, perché lui ha avuto il fratello ucciso da Logen e la vendetta può capirla. Può, ovviamente, anche capire i soldi, e nello stato in cui si trova il denaro offerto da Monza gli è parecchio utile. Del diventare un uomo migliore ben presto non se ne parlerà più, ma Shivers avrà il vantaggio di... scoprire sé stesso. Personaggio riuscito, anche se la sua storia lascia l'amaro in bocca.
Castor Morveer è un avvelenatore abilissimo. Personaggio complessato, sfigato ma comunque incapace di suscitare solidarietà nel lettore, crudele e odioso, ma capace nel suo lavoro. Una macchietta.
Day è la giovane e bionda assistente di Morveer. Poco caratterizzata: ha sempre in mano qualcosa da mangiare, è infantile e innocente nei modi e nel rapporto con il suo capo, ma si capisce che la sua è una posa. Nonostante non ci sia molto materiale su cui elaborare l'ho presa in simpatia pur sapendo da subito che si tratta del classico personaggio secondario destinato a fare una brutta fine. E la fa, la fa.
Friendly, ex carcerato, è un uomo di notevoli capacità e affidabile, ma anche traumatizzato: soffre di una ossessione compulsiva per cui deve sempre contare qualcosa o rimuginare sui numeri, sul lancio dei dadi ecc...
Nicomo Cosca, simpatica canaglia che però alla fine ha un po' stancato, è stato il leader delle Mille Spade. Monza, che gli aveva fregato la posizione, lo ripesca mentre cerca di autodistruggersi con l'alcool. Cosca era stato un personaggio di un certo peso nella trilogia.
Shylo Vitari ovvero la dura dai capelli rossi: faceva parte di quelle squadre di investigatori-torturatori dell'Unione, che avevamo già visto in azione nella trilogia. Fa piacere ritrovarla ma non ha moltissimo spazio in questa storia.
La squadra è destinata a cambiare per via di morti, tradimenti e via dicendo, ma l'intenzione di Monza resta la medesima. Vendicarsi. Che sia prendendo parte a battaglie o ad agguati, sorprendendo i nemici in un bordello, infiltrandosi in una banca difesa in modo straordinario, la nostra eroina e i suoi collaboratori mettono a segno un colpo dopo l'altro, ma sarà dura arrivare in fondo alla lista. Dei cattivi da eliminare ce n'è uno, oltre al Duca Orso, che mi va di citare, ed è il generale Ganmark, omosessuale amante delle belle arti, aristocratico e sprezzante, che arriva molto vicino a saldare il conto a Monza nel corso di un combattimento. Assai ben delineato pur non avendo un grandissimo spazio. Non molto memorabili le altre vittime.
Pregi e difetti del libro. Devo dire che Best Served Cold mi ha preso all'inizio, con la sua sanguinolenta atmosfera di odio e vendetta e la buona resa di alcuni personaggi, e la spinta è stata tale da permettermi comunque di finirlo in pochi giorni. La trama come ho già detto è fin troppo semplicistica e tanti voltafaccia e tradimenti non cambiano le cose, ma questo lo sopporto. Idem per le scene di sesso esplicito e dettagliato, stucchevoli e insolite per questo autore (almeno per quanto ho letto finora). Tuttavia diverse altre cose non vanno: il mondo brutto e cattivo del nostro Abercrombie, in altri libri, non era poi necessariamente così brutto nel senso che c'erano personaggi che per quanto pieni di difetti comunque mi stavano a cuore come lettore, volevo vedere se riuscivano a ottenere quello che volevano, che si trattasse di una vittoria, di salvare la pelle o di mettersi in pace coi propri drammi interiori. Qui l'autore riesce a farmi dire, un po' troppo prima della fine, un bel "ma in fondo a me che cazzo me ne frega," se mi concedete l'espressione. La vendetta di Monza diventa una mania, una scia di sangue in cui un sacco di gente che non c'entra nulla ci va di mezzo, e lei stessa se ne rende conto. È malvagia verso diversi dei suoi collaboratori (Shivers in testa) e infine [questo è un grosso spoiler! saltatelo se dovete ancora leggere il libro] si scopre che il Duca Orso qualche motivo per far fuori i suoi leali condottieri in verità ce l'aveva, anche se non è colpa di Monza ma del fratello [fine spoiler].
Shivers è un personaggio interessante all'inizio, ma dopo l'amarezza per il trattamento ricevuto da Monza e altre cose che gli succedono e che non voglio anticipare si trasforma nel solito nordico violento e imbecille, giusto uno di più, e Logen Novedita era già abbastanza per rappresentare la categoria*. Altri personaggi sono interessanti ma, bene o male, ci lasciano nel corso della storia o dopo un certo punto non hanno più nulla da dire. Il sottofondo di guerra nascosta tra le vere potenze del mondo (Gurkish da una parte, Valint e Balk dall'altra, con tutti gli addentellati sovrannaturali che abbiamo visto nella trilogia, e il misterioso Shenk, potentissimo Mangiatore che si diverte a rompere le uova nel paniere) non aggiunge nulla di più a questa trama che parte con brio ma, per come si sviluppa, dura un po' troppo. I personaggi sono il meglio, ma solo alcuni.
Quanto al titolo di questo post, è la frase che Monza e Shivers si scambiano spesso durante il libro. Monza di compassione ne ha poca. Shivers poca anche lui ma inizialmente pensa che dovrebbe averne un po' di più. Poi conoscerà se stesso.
Comunque se vi piace Abercrombie consiglio di leggere questo libro, tenendo conto che non è il suo migliore.
(*) per aggiungere un altro paio di spoiler: il fatto che Caul Shivers tradisca Monza per una promessa di quattrini, più il rancore di non essere amato dopo che si era fatto in quattro per lei, è una motivazione piuttosto debole o quanto meno mi sembra che la faccenda sia esposta male. Il finale è tutto un po' tirato via. C'è pure, nelle ultime pagine, Monza che guarda Shivers nei suoi "freddi occhi azzurri" quando è da un pezzo che ne ha uno solo. Poiché ho letto il libro in inglese, non è una bestiata del traduttore.
Il personaggio che più ho apprezzato è Friendly (in italiano tradotto Ghigno), che se si vuole è quello che ha meno fango degli altri addosso. Non si salva nessuno, ma è questo che ha voluto far passare Abercrombie. Quello in cui Joe è scaduto, è che è caduto nel compiacersi di mettere scene di sesso, cosa in cui finora invece si era limitato (e soprattutto avevano un senso): non servono a nulla, solo a dare quello che vuole il mercato (Martin e Richard Morgan hanno fatto scuola).
RispondiEliminaThe heroes rimane per me il suo lavoro migliore.
In fin dei conti Friendly è onesto a modo suo, non è avido, dà una mano a chi la deve dare e sa giocare di squadra. Personaggio un po' ossessivo ma non mi dispiace per niente. A parte tutto Joe Abercrombie è notevole proprio per come sa portare alla vita i suoi personaggi, li commentiamo come se fossero persone reali. Condivido le tue osservazioni sul libro e poiché ho finito (quasi) pure The Heroes, sono d'accordo anche sul fatto che è molto meglio di questo inno alla vendetta.
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