Sarà off-topic, ma devo dire che uno dei protagonisti maschili di Ex Machina lo hanno congegnato con una delle facce più antipatiche e saccenti che io ricordi da molto tempo a questa parte: si tratta del guatemalteco naturalizzato USA Oscar Isaac. Compare nei panni di Nathan, lo scienziato brillante, spietato e paranoide che invita l'altro protagonista maschile, l'impronunciabile Domhnall Gleeson (visto in qualche Harry Potter) che veste i panni del brillante programmatore Caleb, a "testare" la sua nuova intelligenza artificiale, Ava. Ava è in effetti un robot ed è femmina (Alicia Vikander, brava attrice svedese), e ha tutte le curve a posto, particolare questo che avrà una parte nel film. Praticamente tutto si svolge nell'isolato centro ricerche di Nathan, tra complessi sistemi di sicurezza e codici d'accesso che permettono a Caleb di entrare in certe stanze ma non in altre. Dopo un po' compare il quarto personaggio del film è una bellissima ragazza dalle fattezze asiatiche, si chiama Kyoko (Sonoya Mizuno) ed è scelta da Nathan perché incapace di comprendere l'inglese e quindi di rubare i segreti del brillante inventore. Nonostante non parli mai e sia trattata come una stupida sguattera io ho pensato immediatamente (come, credo, la maggior parte degli spettatori dotati di una minima attenzione) che fosse un altro androide, magari meno evoluto di Ava.
Il ruolo di Caleb, che deve capire se Ava passa il test di Turing (ovvero se può far credere a un interlocutore di essere completamente umana) e se è veramente consapevole, lo mette subito in forte, e inaspettato, imbarazzo. Ava non si limita a rispondere ma fa domande di suo, vorrebbe conoscere meglio Caleb e il mondo esterno, e nonostante le conversazioni siano filmate (e visionate da Nathan) riesce a fargli comprendere di temere per se stessa. Si pone un dilemma etico per il giovane programmatore: se Ava è senziente, può essere trattata come una cavia da laboratorio? Cosa si nasconde dietro la segretezza imposta da Nathan? Il regista Alex Garland (che è poi lo sceneggiatore di 28 Giorni Dopo) con un uso accorto di scene, espressioni, scenografie e tensione tenta di coinvolgere lo spettatore in una storia intrigante e drammatica, e per quanto mi riguarda penso che il risultato sia valido. La storia mi ha saputo prendere nonostante ci siano dei problemi di base che esporrò qui sotto, con un sacco di anticipazioni sulla trama. Anche nei commenti potrebbero essercene.
Innanzitutto la pretesa che Nathan, padrone di un motore di ricerca che ha monopolizzato l'utenza
(non si chiama Google ma Bluebook, direi ovvia l'assonanza con Facebook), abbia usato le interazioni dell'utenza per creare la personalità e il linguaggio di Ava mi sembra piuttosto sospetta, ma soprattutto non sta in piedi la motivazione per cui Caleb viene invitato a "testare" Ava. Si parte dalla domanda più naturale che specialisti del genere si porrebbero, ovvero se la ragazza passa il test di Turing. È indubbio che sia un successo. Ma Caleb e Nathan vogliono capire un'altra cosa, e Caleb fa un esempio che chiarisce l'ambizione del progetto: non si tratta di capire se una macchina per giocare a scacchi giochi bene, ma se è in grado di capire se sa di stare giocando a scacchi. La differenza è importante, ma qui si entra nel problema della consapevolezza, un ginepraio da cui non si può uscire tanto facilmente. Alla base di una ricerca simile non può esserci l'intuizione di un brillante programmatore, dovrebbe esserci una qualche comprensione, che per adesso manca, del processo per cui dal funzionamento elettrochimico del cervello nascano delle sensazioni soggettive.
In parole povere, allo stato attuale delle conoscenze, ciascuno di noi può pronunciare per se stesso la cartesiana frase io penso, dunque esisto, poiché sente di esserci, di porsi la domanda, di avere speranze, paure ecc... Per similitudine io posso supporre che un altro essere umano (tu che leggi queste righe per esempio) si trovi nella medesima condizione di consapevolezza, ma non posso esserne certo: io (ciascuno di noi) per quanto ne so potrei essere il solo a sapere di esistere, circondato da biomacchine complicate che danno, da fuori, la medesima impressione. Ma che in realtà sono meccanismi.
Se si costruisse una intelligenza artificiale, collegata o meno a un robot, non si potrebbe mai sciogliere il dubbio con la semplice osservazione, senza aver risolto il problema della consapevolezza all'origine. La vera ragione per cui Nathan invita Caleb al centro ricerche, ovvero dare ad Ava la possibilità di mettere alla prova capacità umane come fingere, manipolare sentimenti ecc... pur di farsi salvare da Caleb, dovrebbe fornire, nel film, prova della reale consapevolezza di Ava. Ma in realtà non si può provare un bel niente, anche con questa prospettiva.
Sperando di non avervi fatto venire un mal di testa con questa riflessione, invito comunque a vedere il film.
Io non mi sono fatto troppi problemi... A me il film è piaciuto tantissimo anche così com'è :)
RispondiEliminaLa storia è coinvolgente e ti tiene sul filo fino alla fine. Chi dice che è tutto sommato prevedibile, secondo me lo dice col senno di poi.
A dire il vero io avevo pensato che Caleb avrebbe fatto in qualche modo scappare Ava e che sarebbero andati a nascondersi insieme da qualche parte (o forse avrebbero reso pubblica la loro fuga, spiegandone i motivi). Invece il film ha una sterzata femminista con non una, ma due androidi stra-gnocche che si ribellano, e il povero Caleb che fa la figura del ciuccio rimanendo prigioniero del centro ricerche...
RispondiEliminaHey, ma così hai raccontato tutto il film...
RispondiEliminaDevi aggiungere una avvertenza Spoilers grande come una casa al post!
Sì, l'ho fatto a metà post... e dopo aver fatto il commento spoilerante ho avvisato anche riguardo ai commenti. Il punto è che per parlare di questo film bisogna rivelarlo...
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