Questo è un libro che ci ho messo una vita a leggere. Devo veramente chiedere scusa alle persone amiche che me lo hanno regalato, ma quando si tratta di antologie per me è un disastro. Storie di Confine peraltro non è più disponibile in quanto andato del tutto esaurito, perciò parlarne ora ha valore promozionale nullo. Comunque dedico un momento di attenzione al progetto.
L'antologia comprende 55 racconti, alcuni scelti da una giuria e altri scritti da autori preselezionati, il tema del racconto era... quello del titolo, inteso nell'accezione più ampia. Le storie sono correlate da svariate illustrazioni. Sia per le immagini che per i racconti si può dire serenamente che la qualità è molto variabile, dal pessimo al molto buono, e mi ha divertito vedere come il tema della barriera di confine è stato interpretato. "Storie di Confine" può in effetti funzionare in mille modi diversi. E se ne può trarre spunto sia prendendolo letteralmente sia aggirandolo con qualche agile metafora per parlare di quello che si preferisce. E l'incasso delle vendite? Il ricavato dalla vendita di questo libro è andato a una ONLUS, Medici Senza Frontiere (appunto).
martedì 24 marzo 2015
venerdì 20 marzo 2015
The Divergent Series: Insurgent
C'è stata una grande catastrofe 200 anni fa. Quello che resta dell'umanità si è rifugiato dietro una grande barriera (qualcuno ha letto Stato Sociale Amaranto di Jack Vance?) che racchiude un po' di campagne e soprattutto una città scbrindellata che sta andando in malora (e nonostante tutto produce manufatti di elevata tecnologia). Insomma, un altro di quei film "distopici young adult" che stanno sbucando come funghi. Richiama per alcune tematiche Hunger Games, per altri aspetti, ovvero una divisione in fazioni che dovrebbe mantenere l'equilibrio pacifico, The Giver - Il Mondo di Jonas. Tanto per intenderci, queste fazioni praticano un pesantissimo "pensiero unico," radunando persone dello stesso tipo: i pacifici, gli abneganti (ovvero quelli che si fanno in quattro per gli altri), gli eruditi e così via. Il titolo è The Divergent Series - Insurgent ed è ispirato a una serie di libri di Veronica Roth; il film è il secondo di una serie (il precedente è Divergent del 2014). Chiarite queste premesse, si pone una domanda: cosa sono andato a vederlo a fare?
giovedì 19 marzo 2015
The Zero Theorem
Avendo in passato parlato di tutti i film diretti da Terry Gilliam non potevo mancare di interessarmi a questo Zero Theorem, girato nel 2012. Gilliam, che oggi come oggi è anziano e probabilmente nella parabola discendente della sua carriera, non trova più l'occasione per girare delle produzioni con budget elevato, e ci propone un film a basso costo ma molto vivace e colorato, con qualche richiamo alla distopia di Brazil e all'angoscia dell'Esercito delle Dodici Scimmie. La storia ci presenta la vita di un geniale programmatore che può sembrare divertente per i molti aspetti bizzarri ma è, invece, di una dolorosa tragicità, nemmeno tanto difficile da cogliere, almeno a mio parere.
lunedì 16 marzo 2015
I critici di... Bruno Bacelli
Come m'è capitato già di dire, non sono quello che si mette a fare discussioni con un recensore, quando vengono indicati alcuni supposti difetti del mio scrivere. La prima cosa da fare, direi, è invece di ringraziare chi ha voluto leggerti, magari pagando, magari no (visto che offro qualcosa di mio anche gratis, file che trovate qui). Salvo che nel caso in cui chi mi critica decida di oltrepassare i limiti della buona creanza o del codice penale, cosa che fortunatamente non è ancora successa, io non ho da lamentarmi. Comunque nel caso che ci sia chi voglia sapere come ho reagito alle critiche e quali indicazioni ne ho tratto, inizio questo discorso riguardante il libro Nove Guerrieri, che è l'unico su cui ci siano significativi giudizi, oggi come oggi (una piccola nota: chi ha scaricato Khaibit - Il Giorno del Giudizio potrebbe farsi sentire? Lo hanno commentato pochissimi).
giovedì 12 marzo 2015
Addio a Terry Pratchett
No, non era uno degli scrittori fantasy miei preferiti, il suo humour era troppo britannico per i miei gusti, però il mondo fantastico buffo e paradossale che aveva creato mi era assai piaciuto.
Se avrò il tempo magari tornerò ai suoi romanzi prima o poi. Lui di tempo non ne ha avuto tantissimo: Terry Pratchett è morto a 66 anni, e negli ultimi tempi doveva lottare con la malattia di Alzheimer per continuare a scrivere.
Se avrò il tempo magari tornerò ai suoi romanzi prima o poi. Lui di tempo non ne ha avuto tantissimo: Terry Pratchett è morto a 66 anni, e negli ultimi tempi doveva lottare con la malattia di Alzheimer per continuare a scrivere.
lunedì 9 marzo 2015
Donne e self publishing
Ha colto il mio occhio inquieto un articolo del Guardian dove si parla dello strano effetto dell'autopubblicazione sulle... scrittrici. A quanto pare il self publishing (che vuol dire ancora autopubblicazione, ma scritto nella lingua di posti dove la cosa funziona un po' meglio che da noi) ha creato un certo numero di autrici di successo, mentre nell'editoria tradizionale i maschi la fanno ancora da padrone.
Nei paesi anglosassoni la AP (abbreviazione che vuol dire ANCORA autopubblicazione e che userò per questo post) è una cosa seria: nel Regno Unito 18 milioni di acquisti nel 2013 con un forte aumento sull'anno precedente (contando solo il digitale a quanto pare da quelle parti si vendono 80 milioni di libri all'anno quindi l'AP è una frazione minoritaria ma non modesta).
Nei paesi anglosassoni la AP (abbreviazione che vuol dire ANCORA autopubblicazione e che userò per questo post) è una cosa seria: nel Regno Unito 18 milioni di acquisti nel 2013 con un forte aumento sull'anno precedente (contando solo il digitale a quanto pare da quelle parti si vendono 80 milioni di libri all'anno quindi l'AP è una frazione minoritaria ma non modesta).
giovedì 5 marzo 2015
La Rocca dei Silenzi
Era da un po' che cercavo l'occasione... e il tempo... per leggere questo libro, che credo sia l'ultimo pubblicato da Andrea d'Angelo (per carità, salvo errori e omissioni, che di compilare bibliografie non me ne intendo e faccio confusione anche per quanto riguarda me stesso, e sì che non c'è tantissimo da elencare). La Rocca dei Silenzi è un romanzo fantasy imperniato su una dura sfida "militare" e per questo non poteva che interessarmi, anche se insieme ai combattimenti con le armi hanno grande importanza gli incantesimi dei maghi, anzi dei "fruitori di magia" (nella terminologia del libro: di certo non suona bene) essenziali per la sopravvivenza dei "buoni" della storia. Sempre che di buoni e di cattivi si possa davvero parlare.
Una cosa che forse, anzi sicuramente, ho già scritto da qualche parte: per il mio gusto personale va benissimo che la magia sia importante in un fantasy, ma non mi piace molto, in genere, che sostituisca l'artiglieria o le mitragliatrici nelle battaglie, vorrei vederne fare un uso più sottile. Ma i miei gusti sono appunto solo miei, e non posso pretendere che tutti la pensino come me (e quando scrivo faccio allo stesso modo se la storia richiede...). Qui comunque la magia è fondamentale per più di un motivo...
Gli elementi chiave della storia sono, a parte un mondo gelido e montuoso in cui si svolge parte degli avvenimenti, una torre (la torre di Dòthrom, sede di una confraternita di potentissimi maghi) e una fortezza, Ammothàd, ovvero la Rocca dei Silenzi del titolo. La Torre è in un certo senso l'ordine costituito, con tutte le sue ambiguità. La Fortezza è un caposaldo del caos (ma è davvero così?) in quanto ospita una quantità di crudeli e orrende creature, micidiali per chi si avventura laggiù. Sono demoni, forse, ma non si conoscono le loro potenzialità. Ammothàd comunque è un male da eliminare, di conseguenza i maghi, pur divisi tra rivalità e antipatie, organizzano una spedizione convocando vari combattenti per risolvere la questione. Per eliminare un avversario così forte, però, bisognerà prima conoscerlo.
Una cosa che forse, anzi sicuramente, ho già scritto da qualche parte: per il mio gusto personale va benissimo che la magia sia importante in un fantasy, ma non mi piace molto, in genere, che sostituisca l'artiglieria o le mitragliatrici nelle battaglie, vorrei vederne fare un uso più sottile. Ma i miei gusti sono appunto solo miei, e non posso pretendere che tutti la pensino come me (e quando scrivo faccio allo stesso modo se la storia richiede...). Qui comunque la magia è fondamentale per più di un motivo...
Gli elementi chiave della storia sono, a parte un mondo gelido e montuoso in cui si svolge parte degli avvenimenti, una torre (la torre di Dòthrom, sede di una confraternita di potentissimi maghi) e una fortezza, Ammothàd, ovvero la Rocca dei Silenzi del titolo. La Torre è in un certo senso l'ordine costituito, con tutte le sue ambiguità. La Fortezza è un caposaldo del caos (ma è davvero così?) in quanto ospita una quantità di crudeli e orrende creature, micidiali per chi si avventura laggiù. Sono demoni, forse, ma non si conoscono le loro potenzialità. Ammothàd comunque è un male da eliminare, di conseguenza i maghi, pur divisi tra rivalità e antipatie, organizzano una spedizione convocando vari combattenti per risolvere la questione. Per eliminare un avversario così forte, però, bisognerà prima conoscerlo.