Ce la mettono tutta a dirci che Joe Abercrombie è "il nuovo George Martin." A me non sembra che
scrivano in maniera simile, per niente. E del resto a mio parere scrivere come George Martin non è un complimento, almeno se ci riferiamo alla saga del Trono di Spade che non sono riuscito a leggere, in quanto stremato dalla noia dopo un'ottantina di pagine.
Un'altra cosa che dicono di Joe Abercrombie è che il suo fantasy si distingua per essere pervaso di brutalità, crudezza e pessimismo, sia pure pervasi da un cinico umorismo. Sono anche d'accordo, mi dà un po' fastidio quando dai commenti sembra quasi che il "low fantasy," che esiste da decenni, lo abbia inventato lui, o l'illustre George Martin.
A dire il vero di Abercrombie, di cui ho letto Il Richiamo delle Spade, mi piace più come scrive che quello che scrive. Questo libro, che fa parte di una trilogia (La Prima Legge) e ha come titolo originale The Blade Itself, narra diverse storie in contemporanea, ambientate in un mondo che potremmo dire, approssimativamente, tardo medievale.
mercoledì 26 novembre 2014
domenica 23 novembre 2014
La Guerra del 13
Una storia di bande giovanili e di gioventù perdute, quella di Massimo Mazzoni con La Guerra del 13, storia di un ragazzo che va alle medie, a quanto pare con scarsissimo profitto, ed è ai margini di una banda, i Lobos, che vive di furti e droga.
A dire il vero Laz, il protagonista, non ha scelto ancora la sua strada. Camilla, la sua ragazza, cerca di fargli capire che non avrà un gran futuro se deciderà di affiliarsi a una banda di delinquenti.
A dire il vero Laz, il protagonista, non ha scelto ancora la sua strada. Camilla, la sua ragazza, cerca di fargli capire che non avrà un gran futuro se deciderà di affiliarsi a una banda di delinquenti.
sabato 22 novembre 2014
Due paroline per Amazon dalla LeGuin
Per gli anglofoni, un articolo sul National Book Award 2014 dove la grande scrittrice USA si schiera contro il gigante della distribuzione (in fondo all'articolo, tocca avere un po' di pazienza...).
Traduco, probabilmente male, un paio di frasi chiave.
"Oggi come oggi penso che abbiamo bisogno di scrittori che conoscano la differenza tra produrre un oggetto per il mercato e praticare un'arte... Ho avuto una lunga, bella carriera, in ottima compagnia. Ora, giunta alla fine, non voglio veder svendere la letteratura americana. Noi che viviamo scrivendo e pubblicando vogliamo, ed è giusto che reclamiamo, la nostra giusta ricompensa. Ma il nome di questa ricompensa non è profitto. Il suo nome è libertà."
Nel suo intervento Ursula LeGuin ha puntato il dito contro l'atteggiamento di Amazon e del sig. Bezos, e la sua caccia di profitti, facendo riferimento alla recente guerra commerciale con Hachette: "Abbiamo appena visto un profittatore cercare di punire un editore per la sua disubbidienza."
Ha ragione? O fa il paio con quel signore che parla degli scrittori che si rivolgono ad Amazon come a dei millantatori simili a quelli che si credono cantanti perché cantano sotto la doccia?
A voi il giudizio.
(sempre in inglese, un altro articolo qui).
Traduco, probabilmente male, un paio di frasi chiave.
"Oggi come oggi penso che abbiamo bisogno di scrittori che conoscano la differenza tra produrre un oggetto per il mercato e praticare un'arte... Ho avuto una lunga, bella carriera, in ottima compagnia. Ora, giunta alla fine, non voglio veder svendere la letteratura americana. Noi che viviamo scrivendo e pubblicando vogliamo, ed è giusto che reclamiamo, la nostra giusta ricompensa. Ma il nome di questa ricompensa non è profitto. Il suo nome è libertà."
Nel suo intervento Ursula LeGuin ha puntato il dito contro l'atteggiamento di Amazon e del sig. Bezos, e la sua caccia di profitti, facendo riferimento alla recente guerra commerciale con Hachette: "Abbiamo appena visto un profittatore cercare di punire un editore per la sua disubbidienza."
Ha ragione? O fa il paio con quel signore che parla degli scrittori che si rivolgono ad Amazon come a dei millantatori simili a quelli che si credono cantanti perché cantano sotto la doccia?
A voi il giudizio.
(sempre in inglese, un altro articolo qui).
martedì 18 novembre 2014
Il Regno di Ga'Hoole - La Leggenda dei Guardiani
Ho recuperato in DVD un film del 2010 che avevo trascurato a suo tempo, in parte perché mi era sembrato (non a torto) un film più per bambini che per adulti, in parte perché all'epoca c'era più carne al fuoco ed era difficile stare dietro a tutto. Questo film, Il Regno di Ga'Hoole, sottotitolo La Leggenda dei Guardiani, è la trasposizione cinematografica (in animazione) dei romanzi scritti da Kathryn Lasky, autrice statunitense. La regia del film è del molto amato e odiato Zack Snyder, la cui mano ha diretto boiate come 300 e Sucker Punch, trasposizioni "alla lettera" come Watchmen (il meglio riuscito dei suoi film secondo me, e forse proprio perché non si è inventato quasi nulla), e film che non mi son sentito di vedere come L'Uomo d'Acciaio. Una cosa c'è da dire di questo Regno di Ga'Hoole: l'animazione è di prima qualità, con i movimenti di gufi, civette e varie bestie (volanti e non) resi alla perfezione, e panorami magnifici. Questa è la qualità migliore del film, il che significa, di conseguenza, che la trama fa pena.
giovedì 13 novembre 2014
Memories of Ice
I mondi epici immaginati da Steven Erikson non li ho mai trovati ben digeribili: ne ho già parlato in occasione delle recensioni al primo e al secondo libro della serie The Malazan Book of the Fallen, il cui nome è notoriamente errato nella traduzione italiana. Per quanto riguarda Memories of Ice ho avuto un problema in più, nel senso che già la lettura per me era complicata in quanto il tempo che potevo dedicargli era quello passato in metropolitana nel tragitto casa-ufficio, quando poi ho pigliato la polmonite ho dovuto fare una pausa forzata di un mese abbondante.
Perché non si riesce a concentrarsi nemmeno per leggere bene, quando si ha la polmonite. Al massimo un fumetto o qualcosa di breve e facile. Nonostante tutto, una volta guarito, ho ripreso e terminato, lentamente, la lettura del libro. Come mai?
Perché non si riesce a concentrarsi nemmeno per leggere bene, quando si ha la polmonite. Al massimo un fumetto o qualcosa di breve e facile. Nonostante tutto, una volta guarito, ho ripreso e terminato, lentamente, la lettura del libro. Come mai?
giovedì 6 novembre 2014
Interstellar
L'ultima fatica di Christopher Nolan ci porta nello spazio profondo a chiederci cosa abbia inventato per noi stavolta questo regista "complicato" di Hollywood. Forte di una sceneggiatura scritta dallo stesso Nolan in compagnia di... suo fratello Jonathan, Interstellar non è in effetti un film né così cervellotico (anche se ogni tanto i personaggi filosofeggiano alla grande) né così complesso nonostante la durata. Nolan si prende lo sfizio di fare una cosa che pochi registi osano fare (nello spazio non si trasmettono i suoni), fa del grande spettacolo e della grande epica, ma se volete della fantascienza dura e pura sarete molto delusi da questo film, che prenderà una svolta piuttosto mielosa verso il finale. Un altro aspetto particolare (per me interessante, ma è proprio quello che a un certo punto farà un po' sbroccare la storia) è quello degli affetti, delle relazioni di persone che devono separarsi per periodi lunghissimi, imprevedibili, con i bizzarri effetti delle distorsioni temporali che entrano in gioco.
lunedì 3 novembre 2014
Dead of Winter
Se non siete stanchi dell'apocalisse zombie assorbita in tutte le salse c'è un altro gioco che ne parla. Non è certo il primo. Il motivo per cui ha suscitato il mio interesse è il fatto che appartiene a una categoria che mi piace: i cooperativi imperfetti. Ovvero: i giocatori hanno il medesimo obiettivo, sconfiggere "il sistema di gioco" automatico che combatte contro di loro, ma c'è qualcosa che può metterli uno contro l'altro. In Battlestar Galactica (ne ho parlato nel lontano 2008!!) esiste il traditore, ovvero il Cylon sotto mentite spoglie. In questo gioco, il cui titolo è Dead of Winter (edito dalla Plaid Hat Games) la situazione è diversa, nel senso che tutti i giocatori hanno un obiettivo particolare, che di solito include il raggiungimento di quello comune, ovvero la sopravvivenza del gruppo. Ma ognuno deve raggiungere anche il proprio obiettivo il che potrebbe condurlo a dei comportamenti non ottimali dal punto di vista degli altri; peggio ancora, anche qui può esserci il traditore, solo che è più raro che in Galactica (potrebbe benissimo non esserci, ma il dubbio rimane).