lunedì 12 agosto 2013

Castle of Days

Acquistare questo libro non ha senso se non siete appassionati all'opera di Gene Wolfe e curiosi di sapere qualcosa di più su questo scrittore; ovviamente non ha senso se non conoscete l'inglese. Castle of Days è una raccolta di scritti molto eterogenei: racconti, lettere a editori o agenti, discorsi pronunciati alle conventions, articoli che spiegano la genesi della sua opera più famosa (Il Libro del Nuovo Sole, che divenne da trilogia pentalogia) spiegando qualcosa dell'incomprensibile lessico usato nella serie - a dire il vero molto meno incomprensibile per chi abbia studiato il greco antico - brevi saggi e generalmente divagazioni sul mestiere di scrivere. Gli scritti di questa raccolta sono generalmente degli anni '80.





I racconti sono piuttosto brevi, hanno di solito delle conclusioni strane e spiazzanti. Tra essi uno sulla tradizione italiana della Befana. Questi piccoli gioielli di Wolfe sono molto arguti e forse la parte migliore del libro; da altri scritti si coglie una panoramica della vita di uno scrittore, ovviamente ai tempi che furono: tanti francobolli per mandare manoscritti agli agenti o agli editor, l'importanza di avere i numeri di telefono dei propri contatti, le montagne di carta e di conseguenza i grandi cestini dove buttare le pagine di scarto.
Quanto al Libro del Nuovo Sole, non tutto verrà spiegato, perciò rassegnatevi a comprare il supplemento del GDR GURPS che tratta questo mondo di Wolfe (titolo: New Sun, e ovviamente è in inglese) se volete una guida ragionata al mondo di Severian il Torturatore.

Poiché avevo parlato da poco (nel post su Tanith Lee) della relazione tra lo scrivere e il lavorare, ho trovato interessante l'opinione di Gene Wolfe sulla possibilità di avere una normale vita produttiva e contemporaneamente scrivere. L'autore statunitense fa notare che non esiste davvero la categoria di scrittori "a tempo pieno" che, non avendo nulla da fare di diverso, scrivono davvero per tutto il santo giorno. Credo che in linea di massima sia vero, è molto faticoso scrivere, anche se personalmente scrivo di più quando ho molto tempo libero dal lavoro (fine settimana o anche ferie, se non viaggio).
Wolfe fa notare una cosa verissima: uno scrittore che possa mantenersi con un altro lavoro non è costretto ad accettare offerte che non gli piacciono né a sfornare lavori di corsa (fermo restando le scadenze fissate con terzi, chiaramente). E inoltre il lavoro lo fa interagire con il prossimo, il che è importante per uno scrittore visto che si tratta di un'occupazione assai solitaria. Va detto che Wolfe (quando esprimeva questi pareri) era un tecnico con un bell'ufficio e una grande scrivania, e gli toccava l'onere (che è anche un beneficio) di viaggiare molto per lavoro. Invece Tanith Lee si manteneva con lavori ripetitivi e non di particolare livello. Penso che questo sia il motivo per cui il primo fosse certo che la cosa migliore per uno scrittore sia continuare a lavorare, mentre la seconda fu stata assai contenta di smettere quando raggiunse il suo momento di successo. Si può anche osservare che di solito una donna ha sempre una certa quantità di mansioni domestiche di cui occuparsi, e quindi non avere un impiego non significa non far nulla.

Chiudo questa divagazione e torno a Castle of Days. La raccolta di scritti è assai eterogenea e non nella nostra lingua. Se conoscete questo scrittore, la sua arte e la sua sottigliezza, non avrete bisogno del mio apprezzamento per sapere che può interessarvi leggere il libro che nell'insieme è stimolante. La mia valutazione è ovviamente positiva.


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