mercoledì 26 settembre 2012

La trappola del punto di vista

Confesso che la mie orrende code di lettura (orrende perché ogni volta che ci penso scopro che parecchi libri, che mi ero impegnato a leggere al più presto, dopo un annetto sono ancora lì) c'è anche un bel po' di numeri di Writers Magazine, tra cui alcuni nemmeno aperti a mesi dall'arrivo.
Ho avuto una sorpresa interessante mentre cercavo di rimettermi al passo. Del numero 31, di agosto, sono riuscito a leggere il primo articolo, di Franco Forte.
L'autore, che ha all'attivo parecchi romanzi storici, si toglie un sassolino dalla scarpa e critica senza nominarlo apertamente un "collega" che ha scritto un tomo piuttosto corposo ambientato nell'antica Roma. La critica riguarda la gestione del punto di vista "ballerino" nel romanzo in questione, ovvero la scarsa chiarezza nell'azione e nei dialoghi che risulta quando non si capisce bene quale personaggio dice o fa una certa cosa.
Il punto di vista è sempre un argomento spinoso e confesso di avere talvolta le mie incertezze, e di scivolare spesso nel "narratore onnisciente" anche quando non voglio. La disamina che Forte compie su un passo preso in esame è molto interessante come promemoria sugli errori da evitare, e può essere illuminante per chi... vorrebbe scrivere ma quando sente nominare il punto di vista non sa bene di cosa si tratti. Un bell'articolo, che consiglio.

4 commenti:

  1. Meglio non pensare alla coda di lettura...molto lunga.

    Come ogni parte del romanzo, il punto di vista è importante, sia perché deve essere chiaro, deve far capire chi sta guardando, sia perché deve variare a seconda del personaggio.

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  2. e pensare che una volta chi scriveva non si poneva nemmeno il problema...

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  3. In stesura gli scivoloni nel pdv scappano, ma col tempo si impara a riconoscerli e correggerli, ci vogliono pazienza & pratica.

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  4. Esatto. Non è un aspetto che si assimila facilmente. O magari ad un certo punto sì, e io sono più lento degli altri :)

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