Purtroppo ho letto da qualche parte che era fantascienza e ci sono cascato. Non ci credete, sono palle. Cosmopolis è un film basato su situazioni irreali e spesso sconnesse, condite da fiumi di dialogo, spesso molto più del necessario. E' ispirato a un romanzo che non ho il piacere di conoscere, e vanta la regia di David Cronenberg, regista immaginifico ma spinoso assai, e la partecipazione nel ruolo del protagonista di Robert Pattinson, ovvero il vampiro di Twilight in cerca di uno scopo nella vita ora che la serie di film vampireschi è terminata. Dei problemi che incontra Pattinson a fabbricarsi la carriera penso vi interessi fino a un certo punto, è più importante che la sua recitazione funzioni qui. Sorpresa: secondo me funziona abbastanza, perché il nostro eroe ricopre un ruolo adatto alla sua espressività carente. E' un miliardario anaffettivo, in cerca di significati e paranoico, che vorrebbe essere passionale ma è soltanto schizzato, sconnesso.
Nel suo stato disturbato il protagonista, che è una specie di Steve Jobs antipatico (non che a me quello vero fosse simpatico, però), attraversa la città per andare a... farsi tagliare i capelli, pur sapendo che a causa della visita del presidente ci sono enormi problemi di sicurezza e di traffico. Più tardi si scoprirà una minaccia specifica tutta per lui, ma ne sarà attirato anziché spaventato.
Nella sua limousine (da qui in poi allarme spoiler, ma tanto nel guazzabuglio generale non dovrebbe nemmeno interessarvi) il miliardario Packer (ovvero Pattinson) riceve i suoi collaboratori, segue nei monitor l'andamento delle sue operazioni finanziarie (si sta giocando l'osso del collo in una scommessa "sullo Yuan," vorrei proprio che mi spiegassero di più per farmi quattro risate) fa sesso, discute del più e del meno e riesce pure a trovare il tempo per farsi fare l'esame della prostata da un medico (ahimé sì, avete capito bene).
Tematiche: il capitalismo assassino e malvagio che crea disordini e proteste mentre distrugge la società è senz'altro uno dei temi primari. La cyber-economia che annienta le vite degli uomini con la propria perfezione inarrivabile, con la propria distruzione della realtà e creazione di un altro mondo, con un altro uso del tempo e delle risorse: lo si vede sia nei discorsi deliranti del protagonista che nelle proteste delle persone che, non essendo al comando di queste meraviglie tecnologiche, sanno semplicemente che vedranno il loro mondo distrutto; è anche il tema della persona che vuole uccidere il miliardario Packer/Pattinson.
Tra odio sociale, e tristezza e delusione della stessa persona che è bersaglio di tanto odio, lo scenario si prospetta maturo per la distruzione del protagonista quando nel finale incontra la persona che vuole ucciderlo. Qui non vi rivelo chi ci lascerà la pelle, ma del resto è una faccenda superflua perché i due smettono di sparare e cominciano a parlare, e chi ammazzerà chi diventa irrilevante. La scena peraltro avrebbe le potenzialità per essere interessante, ho spesso immaginato (ma non trovato il tempo per mettere in pratica) di scrivere di un aggressore che si rivolge con calma alla vittima ed espone con calma i perché e percome, ma questo momento di spiegazione e resa dei conti vien fuori fiacco per la mancanza di carisma dei due personaggi coinvolti.
Fine spoiler e commenti finali. Non mi è piaciuto. A chi potrei consigliare di vederlo? Ai fanatici di Cronenberg senz'altro (se ve li vedete tutti, vedrete anche questo). Alle ragazzine innamorate di Pattinson no, perché potrebbe essere una delusione fatale...
giovedì 31 maggio 2012
lunedì 28 maggio 2012
Segnalazione
Segnalo volentieri un articolo del blog di Alessandro Girola, che ha da dire alcune cosette interessanti sullo stato dell'arte dello scrivere nel Belpaese. Non sono d'accordo al 100% ma per molti aspetti è condivisibile.
domenica 27 maggio 2012
Effetto Valanga
Mack Reynolds: chi era costui? Un romanziere di fantascienza famoso negli anni '60 e sconosciuto oggi. Del resto non è l'unico a non poter vantare fama duratura, anche se Reynolds, in effetti, dovrebbe almeno mantenere un posticino nel cuore degli amanti di Star Trek, visto che è stato il primo a scrivere un romanzo ambientato nell'universo della serie televisiva.
La prefazione di Effetto Valanga, edito da Delos Books, ci spiega che pur avendo militato nel Partito Operaio Socialista degli USA (movimento di sinistra "alla europea" che si candidava alle elezioni raccogliendo qualche migliaio di voti, ma che oggi è praticamente dissolto) Reynolds non era il prototipo dello scrittore intellettualoide. "Troppo politico per alcuni, troppo poco incarnazione di ideali astratti di militanza per altri."
Il che può essere una spiegazione del perché non è ricordato pur avendo riscosso un grande successo ai suoi tempi. L'altra parte della spiegazione la si ricava leggendo questo libro.
Effetto Valanga (Depression or Bust) parte con la storia di un tizio che fa i suoi conti e scopre che non può permettersi il frigorifero che aveva ordinato. Quindi annulla l'ordine, e fa partire una serie di conseguenze con questo atto apparentemente insignificante. L'uomo che doveva vendergli il frigorifero ha un incasso in meno, e deve rinunciare a comprare la macchina: la fabbrica di automobili deve licenziare, e così via. L'economia crolla in un catastrofico avvitamento.
Allo stesso tempo seguiamo la carriera (breve) di un super ispettore che nell'URSS comunista deve comprendere perché le cose non vanno: si tratta di un "uomo medio" sovietico, che non vorrebbe un compito così carico di responsabilità, ma viene incoraggiato dalle alte sfere che gli danno carta bianca per correggere gli errori e fare ripartire l'economia. In una serie di episodi a passo serrato, Effetto Valanga ci porta in situazioni ridicole e rocambolesche che hanno lo stesso comune denominatore: la satira contro le forme ideologiche dell'economia e le considerazioni, da ridere ma non troppo, sulla debolezza del nostro sistema economico (Dove le paure e le insicurezze contano più dei dati basati sui fatti concreti). Questo aspetto, in effetti, è sempre attuale: la narrazione del libro però è estremamente legata al suo periodo, e ha fondamentalmente assai poco di fantascientifico: è satira politica, più che altro. Le tematiche possono essere universali e toccare un nervo scoperto con la crisi di oggi, ma il libro è piuttosto "datato."
Non anticipo la fine che farà il tentativo di riforma russo, e i bizzarri tentativi di riforma americani. Invito tutti a godersi questa scorrevole lettura, disponibile anche sotto forma di ebook.
La prefazione di Effetto Valanga, edito da Delos Books, ci spiega che pur avendo militato nel Partito Operaio Socialista degli USA (movimento di sinistra "alla europea" che si candidava alle elezioni raccogliendo qualche migliaio di voti, ma che oggi è praticamente dissolto) Reynolds non era il prototipo dello scrittore intellettualoide. "Troppo politico per alcuni, troppo poco incarnazione di ideali astratti di militanza per altri."
Il che può essere una spiegazione del perché non è ricordato pur avendo riscosso un grande successo ai suoi tempi. L'altra parte della spiegazione la si ricava leggendo questo libro.
Effetto Valanga (Depression or Bust) parte con la storia di un tizio che fa i suoi conti e scopre che non può permettersi il frigorifero che aveva ordinato. Quindi annulla l'ordine, e fa partire una serie di conseguenze con questo atto apparentemente insignificante. L'uomo che doveva vendergli il frigorifero ha un incasso in meno, e deve rinunciare a comprare la macchina: la fabbrica di automobili deve licenziare, e così via. L'economia crolla in un catastrofico avvitamento.
Allo stesso tempo seguiamo la carriera (breve) di un super ispettore che nell'URSS comunista deve comprendere perché le cose non vanno: si tratta di un "uomo medio" sovietico, che non vorrebbe un compito così carico di responsabilità, ma viene incoraggiato dalle alte sfere che gli danno carta bianca per correggere gli errori e fare ripartire l'economia. In una serie di episodi a passo serrato, Effetto Valanga ci porta in situazioni ridicole e rocambolesche che hanno lo stesso comune denominatore: la satira contro le forme ideologiche dell'economia e le considerazioni, da ridere ma non troppo, sulla debolezza del nostro sistema economico (Dove le paure e le insicurezze contano più dei dati basati sui fatti concreti). Questo aspetto, in effetti, è sempre attuale: la narrazione del libro però è estremamente legata al suo periodo, e ha fondamentalmente assai poco di fantascientifico: è satira politica, più che altro. Le tematiche possono essere universali e toccare un nervo scoperto con la crisi di oggi, ma il libro è piuttosto "datato."
Non anticipo la fine che farà il tentativo di riforma russo, e i bizzarri tentativi di riforma americani. Invito tutti a godersi questa scorrevole lettura, disponibile anche sotto forma di ebook.
mercoledì 23 maggio 2012
Il resto del mondo si muove, ma noi abbiamo Dracula 3D
Mentre da noi c'è chi dice che chi si autopubblica fa male alla cultura italiana, all'estero può capitare che un grande regista acquisti i diritti di una serie di libri che, prima di passare all'editoria tradizionale, era stata autopubblicata. Magari poi non arriverà sugli schermi. Però per una volta tanto preferisco il pragmatismo americano alle remore intellettuali nostrane (in qualche caso velate di pruriti censori? domanda accademica, visto che non possono!), anche se non ho la minima idea se quella serie mi piacerebbe. Del resto in Italia non fanno molto successo nemmeno i libri spinti alla grande, non credo sia facile che un autopubblicato venga notato dalle case editrici. Anche se chissà.
Comunque c'è un altro motivo per cui ciò che è accaduto alla serie Wool non accadrebbe facilmente in Italia. Negli Usa hanno Ridley Scott, in Italia abbiamo Dario Argento che ormai si fa ridere dietro continuando a produrre roba improponibile. Roba che, ebbene sì, gliela finanzia in parte lo stato, ché da noi non c'è da stupirsi di niente.
I link seguenti sono entrambi in inglese:
L'articolo sulla serie scelta da Ridley Scott, Wool.
Una recensione da scompisciarsi su Dracula 3D
Comunque c'è un altro motivo per cui ciò che è accaduto alla serie Wool non accadrebbe facilmente in Italia. Negli Usa hanno Ridley Scott, in Italia abbiamo Dario Argento che ormai si fa ridere dietro continuando a produrre roba improponibile. Roba che, ebbene sì, gliela finanzia in parte lo stato, ché da noi non c'è da stupirsi di niente.
I link seguenti sono entrambi in inglese:
L'articolo sulla serie scelta da Ridley Scott, Wool.
Una recensione da scompisciarsi su Dracula 3D
domenica 20 maggio 2012
Off topic: Orbis
Giusto una rapida segnalazione per questa simpatica iniziativa: ORBIS è una specie di "Google Maps" per simulare un percorso nell'impero romano, facendo uso delle strade e delle rotte navali dell'epoca! Il sito simula anche i costi di trasporto correlati al viaggio da fare.
I prezzi sono espressi in... valuta romana.
I prezzi sono espressi in... valuta romana.
venerdì 18 maggio 2012
C'era una volta Tank Girl
Per parlare del film Tank Girl bisogna partire dal fumetto, che era (ed è) sorprendente, nuovo, fresco e frizzante, surreale e "cool." Il tutto con uno spruzzo di controcultura, un'anima punk e non so bene cos'altro. Probabilmente una cosa molto divertente, anche se poco ne ho letto e pochissimo ne ricordo. So che l'idea della ragazza finto-scema sul carro armato mi sembrava una cretinata ridicola, ma la cosa era congegnata in maniera che questo in realtà non era importante.
Mi son voluto vedere il film, ormai una cosetta d'annata, in quanto è del 1995. La premessa non è proprio del tutto identica al fumetto, comunque le atmosfere ci sarebbero. Siamo in un mondo post-apocalittico, dove l'acqua è rara, anzi uno dei beni più preziosi: ci sono i cattivoni (la corporazione W&P) che la controllano quasi tutta e i guerriglieri (i Ripper) che la rubano. Nel mezzo piccole comunità come quella della protagonista, un gruppetto che viene massacrato dai cattivi all'inizio della storia. Superstite del massacro, Rebecca è prigioniera di questa spietata corporazione, ma riesce a cavarsela facendo andare in fumo un piano per usarla come esca contro i Ripper. Dopo essersi impadronita di un carro armato e arruolata l'amica Jet Girl, Rebecca inizia la sua guerra personale contro la W&P. Trama semplice, che potrebbe anche funzionare, tre attori indubbiamente validi: il capo dei cattivi è il mitico Malcolm McDowell (eroe maledetto di Arancia Meccanica), Rebecca è interpretata da Lori Petty (che ricordo da Point Break) e Jet Girl da Naomi Watts (di più recente successo con The Ring).
Chi si appassiona alle ambientazioni realistiche dovrà concedersi una vacanza con questo film, che parla di un mondo ridotto in estrema povertà ma dove le ragazze che vestono con stravaganza chic e hanno il trucco sempre a posto, e quando vedrete chi sono i Ripper... va be', non ve lo anticipo. Del resto l'immaginario da cui nasce Tank Girl è tutto stilizzato, assai particolare e bisogna tenerne conto. Fumettoso nella scelta dei colori e delle luci, nonché con l'inserimento di parti di cartone animato e tavole di fumetto nelle sequenze, volutamente assurdo, questo film va per una strada tutta sua. Dal punto di vista della storia, le cose sono abbastanza semplici [SPOILER fino alla fine del paragrafo!!]: Rebecca riuscirà a scoprire che una ragazzina appartenente alla sua comunità è ancora viva, riuscirà a salvarla, e il cattivo (che è penosamente cattivo) verrà sconfitto. Non c'è bisogno di dire molto di più.
A me l'estetica punk piace così così, il finto femminismo delle tipe che spaccano tutto ancora meno (direi che nel blog ne ho parlato abbastanza, no?), però non posso negare che l'insieme fa il suo effetto. Per me, non per il grande pubblico, perché Tank Girl ebbe un insuccesso clamoroso che, se devo credere a Wikipedia, contribuì a far chiudere il fumetto da cui era tratto il film. Del resto il grande pubblico punisce quasi sempre molto severamente le cose originali che si smarcano troppo dalle strade battute. Però, se non lo avete già visto, date un'occhiata a Tank Girl.
Mi son voluto vedere il film, ormai una cosetta d'annata, in quanto è del 1995. La premessa non è proprio del tutto identica al fumetto, comunque le atmosfere ci sarebbero. Siamo in un mondo post-apocalittico, dove l'acqua è rara, anzi uno dei beni più preziosi: ci sono i cattivoni (la corporazione W&P) che la controllano quasi tutta e i guerriglieri (i Ripper) che la rubano. Nel mezzo piccole comunità come quella della protagonista, un gruppetto che viene massacrato dai cattivi all'inizio della storia. Superstite del massacro, Rebecca è prigioniera di questa spietata corporazione, ma riesce a cavarsela facendo andare in fumo un piano per usarla come esca contro i Ripper. Dopo essersi impadronita di un carro armato e arruolata l'amica Jet Girl, Rebecca inizia la sua guerra personale contro la W&P. Trama semplice, che potrebbe anche funzionare, tre attori indubbiamente validi: il capo dei cattivi è il mitico Malcolm McDowell (eroe maledetto di Arancia Meccanica), Rebecca è interpretata da Lori Petty (che ricordo da Point Break) e Jet Girl da Naomi Watts (di più recente successo con The Ring).
Chi si appassiona alle ambientazioni realistiche dovrà concedersi una vacanza con questo film, che parla di un mondo ridotto in estrema povertà ma dove le ragazze che vestono con stravaganza chic e hanno il trucco sempre a posto, e quando vedrete chi sono i Ripper... va be', non ve lo anticipo. Del resto l'immaginario da cui nasce Tank Girl è tutto stilizzato, assai particolare e bisogna tenerne conto. Fumettoso nella scelta dei colori e delle luci, nonché con l'inserimento di parti di cartone animato e tavole di fumetto nelle sequenze, volutamente assurdo, questo film va per una strada tutta sua. Dal punto di vista della storia, le cose sono abbastanza semplici [SPOILER fino alla fine del paragrafo!!]: Rebecca riuscirà a scoprire che una ragazzina appartenente alla sua comunità è ancora viva, riuscirà a salvarla, e il cattivo (che è penosamente cattivo) verrà sconfitto. Non c'è bisogno di dire molto di più.
A me l'estetica punk piace così così, il finto femminismo delle tipe che spaccano tutto ancora meno (direi che nel blog ne ho parlato abbastanza, no?), però non posso negare che l'insieme fa il suo effetto. Per me, non per il grande pubblico, perché Tank Girl ebbe un insuccesso clamoroso che, se devo credere a Wikipedia, contribuì a far chiudere il fumetto da cui era tratto il film. Del resto il grande pubblico punisce quasi sempre molto severamente le cose originali che si smarcano troppo dalle strade battute. Però, se non lo avete già visto, date un'occhiata a Tank Girl.
sabato 12 maggio 2012
Tutti gli editori italiani diventano guerriglieri del DRM?
Gli editori italiani sembrano voler rinunciare al DRM, e sto parlando di quelli grossi, che lo avevano difeso a spada tratta contro le piccolissime case editrice "guerrigliere" che avevano visto nell'ebook senza protezione una strada per poter strappare una nicchia di utenza.
Questo almeno ciò che leggo sui giornali riguardo alle novità al Salone del Libro di Torino. Le grandi case editrici non sono diventate improvvisamente generose, certamente si tratta di un calcolo tattico. Il problema è che la "rivoluzione digitale" ora come ora non sembra così aggressiva, il digitale ha in mano una percentuale ridicola del mercato, ma il cambiamento arriverà anche da noi e sembra tutto in mano a colossi dell'hardware stranieri. Apple, Amazon, Google, e tra un po' forse Microsoft. Le grandi case editrici italiane scoprono improvvisamente di non essere giganti ma nanerottoli. In bilico il mercato, persa la distribuzione, perso il ruolo di grandi decisori di chi dev'essere pubblicato e chi no: gli autori disintermediano e arrivano direttamente al pubblico (se, beninteso, riescono a farsi vedere). Quindi le case editrici italiane, che si credevano giganteschi Golia, diventano piccoli guerriglieri del DRM-free, dei Davide contro le macchine mostruose americane.
Le piccole case editrici, e lo dico con dispiacere, a questo punto sono formiche. Anche se mi auguro che le formiche nel loro piccolo siano in grado di fare cose sorprendenti.
Questo almeno ciò che leggo sui giornali riguardo alle novità al Salone del Libro di Torino. Le grandi case editrici non sono diventate improvvisamente generose, certamente si tratta di un calcolo tattico. Il problema è che la "rivoluzione digitale" ora come ora non sembra così aggressiva, il digitale ha in mano una percentuale ridicola del mercato, ma il cambiamento arriverà anche da noi e sembra tutto in mano a colossi dell'hardware stranieri. Apple, Amazon, Google, e tra un po' forse Microsoft. Le grandi case editrici italiane scoprono improvvisamente di non essere giganti ma nanerottoli. In bilico il mercato, persa la distribuzione, perso il ruolo di grandi decisori di chi dev'essere pubblicato e chi no: gli autori disintermediano e arrivano direttamente al pubblico (se, beninteso, riescono a farsi vedere). Quindi le case editrici italiane, che si credevano giganteschi Golia, diventano piccoli guerriglieri del DRM-free, dei Davide contro le macchine mostruose americane.
Le piccole case editrici, e lo dico con dispiacere, a questo punto sono formiche. Anche se mi auguro che le formiche nel loro piccolo siano in grado di fare cose sorprendenti.
venerdì 11 maggio 2012
Facendo i debiti scongiuri (off topic)
Una cosa che ogni tanto (per fortuna raramente) mi viene in mente. Cosa succede ai propri account di email, blog, siti internet, profili sui forum e sui social network il giorno in cui lasciamo questa valle di lacrime?
Per esempio. A quanto pare ogni anno, scrive il Corriere, mezzo milione di utenti di facebook statunitensi passano a miglior vita. Ci sono già iniziative per proteggere le chiavi di accesso, permettere agli "esecutori testamentari" di chiudere i rapporti, tramandare ai propri cari i documenti che si vuol fare avere loro.
Un po' macabro, ma in effetti bisogna pensarci. Fate i debiti scongiuri e preparate il vostro testamento digitale...
Per esempio. A quanto pare ogni anno, scrive il Corriere, mezzo milione di utenti di facebook statunitensi passano a miglior vita. Ci sono già iniziative per proteggere le chiavi di accesso, permettere agli "esecutori testamentari" di chiudere i rapporti, tramandare ai propri cari i documenti che si vuol fare avere loro.
Un po' macabro, ma in effetti bisogna pensarci. Fate i debiti scongiuri e preparate il vostro testamento digitale...
La mia recensione di Apocalypse Kebab (di J. Tangerine, edito da mamma Editori) è su Fantasy Magazine. Pregi e difetti li ho elencati là. Il rimpianto, per quanto riguarda questo libro, è la mancanza di una trama più forte. Per chi lo ha già letto (e per gli altri, occhio allo spoiler), intendo dire gli elementi mitici e storici che sembrano portare all'apocalisse promessa nel titolo, e il finale (quasi) alla volemose bene e frettoloso, che toglie efficacia a quello che era stato costruito. Credo che non vedremo facilmente una seconda parte di questa storia, che non prometteva neanche malaccio. Peraltro sono scelte, e nel bilancio generale del libro ci possono stare.
D'altra parte il tono leggero e scorrevole è una gradevole novità. Anche io sto cercando di scrivere un urban fantasy, ma il mio è tetro, triste e catastrofico sul serio. Non ho la penna allegra e leggera di J. Tangerine...
D'altra parte il tono leggero e scorrevole è una gradevole novità. Anche io sto cercando di scrivere un urban fantasy, ma il mio è tetro, triste e catastrofico sul serio. Non ho la penna allegra e leggera di J. Tangerine...
giovedì 10 maggio 2012
Ancora ebook e autopubblicazione
Segnalo questo articolo sul corriere, una serie di interviste con gli addetti ai lavori sull'autopubblicazione e sulle conseguenze che essa ha sull'editoria. Piuttosto lungo, ma interessante... anche se quando si parla di questi argomenti bisogna rassegnarsi al fatto che le stesse tematiche spesso siano ripetute e ripescate.
mercoledì 2 maggio 2012
The Hunger Games
Volevo vedere e rendermi conto. Capire come mai tanto successo negli USA. Non ho letto il libro: peraltro sapendo che vi è una pesante influenza dal film giapponese Battle Royale ero molto sospettoso anche sulla genuinità dell'ispirazione. Alla fine ho deciso che The Hunger Games dovevo vederlo e rendermi conto. La mia opinione finale è che si tratta di un film molto gonfiato, bruttarello, artificiale e furbastro, debole nella logica. Ma può piacere a coloro che amano spettacoli tipo i reality show. A me non può piacere, quindi, magari a voi sì: questione di gusti.
Uno spoilerone sulla trama (saltate al prossimo paragrafo se non volete anticipazioni).Siamo in un'America Post apocalisse o post catastrofe di qualche tipo, riunita in una confederazione (di nome Panem) composta da diversi distretti. Alcuni di questi distretti si sono ribellati in passato quindi sono condannati a fornire due "tributi" umani, un ragazzo e una ragazza, per dei giochi mortali che possono avere un solo sopravvissuto. Perché la faccenda continui a decenni dalla turpe ribellione, non si sa. E' evidente che Capitol, ovvero il distretto della capitale, è privilegiato, mentre gli altri sgobbano per produrre materie prime e prodotti vari, è altrettanto evidente che non sarebbe il caso di infierire troppo e sfregare il sale sulla ferita, ma secondo i presentatori televisivi, ormai questi giochi di morte sono qualcosa "che unisce." Da qui 1) notiamo la fesseria nell'ambientazione, su cui torneremo in seguito, e 2) veniamo a sapere che i poveretti destinati al sacrificio entrano in un perverso "show business," dove sono costretti a proporsi come "personaggi" simpatici al pubblico per poter avere dei piccoli favori dagli sponsor quando saranno coinvolti nella lotta mortale. Ci sono anche dei mèntori, una specie di allenatori che danno indicazioni pratiche e dritte cercando di favorire la sopravvivenza dei propri pupilli. L'azione si concentra su Katniss (la ragazza) e Peeta (il ragazzo) del distretto 12, che avendo il numero più alto veniamo a sapere essere il posto più scarognato della confederazione. Katniss è brava con arco e frecce e, oddio, si offre volontaria per salvare la sorellina giovanissima e imbelle che era stata sorteggiata.
Peeta è un panettiere e inizialmente sembra ancor più scalognato, anche perché dice in una presentazione televisiva che lui ha sempre avuto una cotta segreta per Katniss, e se uscisse vivo dagli Hunger Games sarebbe solo (non possono sopravvivere entrambi per via delle regole del gioco). Sembra che sia una bufala per creare il "personaggio" a beneficio del pubblico, poi quando inizierà il massacro vedremo Peeta allearsi con una banda di cattivoni (tra cui quelli forti e aggressivi dei distretti coi numeri bassi, i più ricchi) che danno la caccia a Katniss. Ma in realtà l'amore di Peeta è vero e quando avrà la possibilità di uccidere la ragazza, non lo farà.
Nel frattempo lo show causa problemi politici! la morte di tanti baldi giovani e le crudeltà fanno scoppiare dei disordini nel distretto 11. E grazie al cavolo, cosa doveva succedere? Dovrebbe essere la norma e non l'eccezione, e qui torniamo alla fesseria n. 1 accennata sopra. La regia del gioco (che interviene spesso e a volte anche pesantemente) allora cambia le regole e annuncia che le coppie possono sopravvivere, per deviare l'attenzione sulla storia d'amore di Katniss e Peeta, che ora sono insieme sul campo e si difendono a vicenda (anche se lui è ferito). Molto tenero, ma ho un altro dubbio. Se il gioco serve a solleticare i privilegiati, perché viene trasmesso anche agli svantaggiati, che possono solo andare in bestia? Viene accennato che certi combattenti (quelli dei distretti con il numero basso) sono volontari. Ci potrebbe stare: un gioco spietato di gladiatori moderni, anche se quelli dell'antica Roma non venivano sterminati a raffica come si vede nei film. Ma allora non ha senso imporre ai distretti più poveri di mandare carne da macello e costringerli pure a guardare lo spettacolo.
Per la cronaca, alla fine restano vivi proprio i due del distretto 12, ma la direzione tenta il colpo di scena di riportare le regole al "deve sopravvivere uno solo." Quando Katniss e Peeta scelgono di uccidersi entrambi piuttosto che scegliere chi dovrà vivere, la regia è forzata a mantenere la promessa precedente e li consacra entrambi vincitori. Al ritorno nel distretto 12, ricchi della gloria effimera degli Hunger Games, non capiamo se i due staranno insieme. Lei ha un precedente fidanzato, del resto. Fine della storia. Giusto una domandina per chi ha visto il film: quando i duri e cattivi concentrano tutte le risorse messe a disposizione dalla regia (e cadute in loro mano) in un perimetro minato, perché sistemano le cose in modo che poi a Katniss basti una freccia per fare rotolare un peso sulle mine e distruggere tutto il patrimonio? E' perché sono fessi loro? Perché è fessa la trama? O perché si dà per scontato che sia fesso il pubblico? Per me, un po' tutte e tre le risposte sono valide.
Fine dello spoilerone. Che dire del film? Ha tematiche sociali, politiche? No, sono inconsistenti, la trama è troppo modesta per darle credito: ha dei buchi clamorosi, è un baraccone di cartapesta fin dal primo momento. Del resto, sai che grande sociologia: i poveri sono buoni (e i neri sono sempre buoni), i ricchi sono cattivi. Ci sono accenni satirici negli atteggiamenti e costumi clowneschi dei personaggi televisivi e del pubblico "privilegiato," ma ci sarebbe voluto il tocco di un Terry Gilliam per farne un elemento significativo.
Unico personaggio memorabile del film è Jennifer Lawrence, che interpreta la protagonista della storia, mostrata come giovane e magari ingenuotta ma genuina e forte d'animo. L'attrice è brava e adatta alla parte. Non vedo altri aspetti positivi.
Sapevo che buttavo via i soldi, ma questo film è anche peggio di quello che mi aspettavo.
Uno spoilerone sulla trama (saltate al prossimo paragrafo se non volete anticipazioni).Siamo in un'America Post apocalisse o post catastrofe di qualche tipo, riunita in una confederazione (di nome Panem) composta da diversi distretti. Alcuni di questi distretti si sono ribellati in passato quindi sono condannati a fornire due "tributi" umani, un ragazzo e una ragazza, per dei giochi mortali che possono avere un solo sopravvissuto. Perché la faccenda continui a decenni dalla turpe ribellione, non si sa. E' evidente che Capitol, ovvero il distretto della capitale, è privilegiato, mentre gli altri sgobbano per produrre materie prime e prodotti vari, è altrettanto evidente che non sarebbe il caso di infierire troppo e sfregare il sale sulla ferita, ma secondo i presentatori televisivi, ormai questi giochi di morte sono qualcosa "che unisce." Da qui 1) notiamo la fesseria nell'ambientazione, su cui torneremo in seguito, e 2) veniamo a sapere che i poveretti destinati al sacrificio entrano in un perverso "show business," dove sono costretti a proporsi come "personaggi" simpatici al pubblico per poter avere dei piccoli favori dagli sponsor quando saranno coinvolti nella lotta mortale. Ci sono anche dei mèntori, una specie di allenatori che danno indicazioni pratiche e dritte cercando di favorire la sopravvivenza dei propri pupilli. L'azione si concentra su Katniss (la ragazza) e Peeta (il ragazzo) del distretto 12, che avendo il numero più alto veniamo a sapere essere il posto più scarognato della confederazione. Katniss è brava con arco e frecce e, oddio, si offre volontaria per salvare la sorellina giovanissima e imbelle che era stata sorteggiata.
Peeta è un panettiere e inizialmente sembra ancor più scalognato, anche perché dice in una presentazione televisiva che lui ha sempre avuto una cotta segreta per Katniss, e se uscisse vivo dagli Hunger Games sarebbe solo (non possono sopravvivere entrambi per via delle regole del gioco). Sembra che sia una bufala per creare il "personaggio" a beneficio del pubblico, poi quando inizierà il massacro vedremo Peeta allearsi con una banda di cattivoni (tra cui quelli forti e aggressivi dei distretti coi numeri bassi, i più ricchi) che danno la caccia a Katniss. Ma in realtà l'amore di Peeta è vero e quando avrà la possibilità di uccidere la ragazza, non lo farà.
Nel frattempo lo show causa problemi politici! la morte di tanti baldi giovani e le crudeltà fanno scoppiare dei disordini nel distretto 11. E grazie al cavolo, cosa doveva succedere? Dovrebbe essere la norma e non l'eccezione, e qui torniamo alla fesseria n. 1 accennata sopra. La regia del gioco (che interviene spesso e a volte anche pesantemente) allora cambia le regole e annuncia che le coppie possono sopravvivere, per deviare l'attenzione sulla storia d'amore di Katniss e Peeta, che ora sono insieme sul campo e si difendono a vicenda (anche se lui è ferito). Molto tenero, ma ho un altro dubbio. Se il gioco serve a solleticare i privilegiati, perché viene trasmesso anche agli svantaggiati, che possono solo andare in bestia? Viene accennato che certi combattenti (quelli dei distretti con il numero basso) sono volontari. Ci potrebbe stare: un gioco spietato di gladiatori moderni, anche se quelli dell'antica Roma non venivano sterminati a raffica come si vede nei film. Ma allora non ha senso imporre ai distretti più poveri di mandare carne da macello e costringerli pure a guardare lo spettacolo.
Per la cronaca, alla fine restano vivi proprio i due del distretto 12, ma la direzione tenta il colpo di scena di riportare le regole al "deve sopravvivere uno solo." Quando Katniss e Peeta scelgono di uccidersi entrambi piuttosto che scegliere chi dovrà vivere, la regia è forzata a mantenere la promessa precedente e li consacra entrambi vincitori. Al ritorno nel distretto 12, ricchi della gloria effimera degli Hunger Games, non capiamo se i due staranno insieme. Lei ha un precedente fidanzato, del resto. Fine della storia. Giusto una domandina per chi ha visto il film: quando i duri e cattivi concentrano tutte le risorse messe a disposizione dalla regia (e cadute in loro mano) in un perimetro minato, perché sistemano le cose in modo che poi a Katniss basti una freccia per fare rotolare un peso sulle mine e distruggere tutto il patrimonio? E' perché sono fessi loro? Perché è fessa la trama? O perché si dà per scontato che sia fesso il pubblico? Per me, un po' tutte e tre le risposte sono valide.
Fine dello spoilerone. Che dire del film? Ha tematiche sociali, politiche? No, sono inconsistenti, la trama è troppo modesta per darle credito: ha dei buchi clamorosi, è un baraccone di cartapesta fin dal primo momento. Del resto, sai che grande sociologia: i poveri sono buoni (e i neri sono sempre buoni), i ricchi sono cattivi. Ci sono accenni satirici negli atteggiamenti e costumi clowneschi dei personaggi televisivi e del pubblico "privilegiato," ma ci sarebbe voluto il tocco di un Terry Gilliam per farne un elemento significativo.
Unico personaggio memorabile del film è Jennifer Lawrence, che interpreta la protagonista della storia, mostrata come giovane e magari ingenuotta ma genuina e forte d'animo. L'attrice è brava e adatta alla parte. Non vedo altri aspetti positivi.
Sapevo che buttavo via i soldi, ma questo film è anche peggio di quello che mi aspettavo.