giovedì 27 marzo 2008

Il Sigillo del Vento


Mi sono perso la presentazione di questo libro, fatta a distanza ragionevole da casa mia, l'anno scorso, e mi sono ripromesso di leggerlo: finalmente l'ho terminato e posso dire la mia.
Uberto Ceretoli non è al suo esordio (ha all'attivo una precedente uscita come co-autore, mi sembra) tuttavia è al suo primo libro fantasy: Il Sigillo del Vento è edito dalla Asengard di cui avevo già letto L'Abbraccio delle Ombre di Ester Manzini. In comune con quel libro il Sigillo ha due cose: una copertina accattivante (nei libri fantasy un fattore sempre importante, perché non ammetterlo...) e un'ambientazione che si richiama ai canoni tradizionali del fantasy e al gioco di ruolo.
Quindi abbiamo nani, elfi, goblin e addirittura accenni alle "classi" stile Dungeons & Dragons (ranger, chierico...), tutta roba che non mi attira particolarmente (per quanto al gioco di ruolo riconosca anch'io di aver influenzato la mia ispirazione), d'altra parte lo sapevo prima di cominciare la lettura: l'ambientazione ha la sua importanza ma se una storia è valida, non sarà questo particolare a rovinarmela. Pertanto il mio parere non sarà condizionato dalla stanchezza che provo verso il fantasy fatto di nani, elfi e compagnia.

Il protagonista è un elfo di incredibili poteri, che porta lo strano nome di Gwyllywm (da intendersi scritto in uno stile che richiama il gallese, dove la W si legge come una U); la storia inizia con alle spalle già una serie di antefatti per cui Gwyllywm deve cercare la verità su sé stesso ed ha una missione di vitale importanza da compiere, per impedire che gli Elfi Oscuri si impadroniscano di un incredibile potere. Tuttavia Gwyllywm è parzialmente privato dei suoi ricordi e sa di esser stato parte, nel passato, proprio della fazione che ora combatte: la ragione gli dice di proseguire a combatterla, ma nel suo animo teme di essere contaminato dalle tenebre. Il protagonista si trova quindi alle prese con una identità lacerata e con il dovere di combattere non solo il proprio stesso popolo, ma addirittura la propria famiglia. Incontrerà per strada altri compagni d'avventura e dovrà affrontare decisioni terribili, nemici quasi imbattibili, verità poco piacevoli.

Un libro ricco di spunti e di trame secondarie, rivela una fantasia che controbilancia abbondantemente gli elementi troppo scontati dell'ambientazione (che peraltro sono almeno in parte rivisitati con uno stile personale). Certo ha anche le sue ingenuità, ma è infinitamente superiore rispetto a certe saghe di successo che sono in realtà aria fritta (da qui cominciano le anticipazioni sulla trama perciò chi è interessato al libro smetta di leggere questo commento e... corra a comprarlo).
Molto sentito il tema dell'ecologia, e un'esposizione del "credo" del culto di Reivon nella prima metà del libro è praticamente una contestazione ben poco mimetica contro lo sfruttamento dell'ambiente e il capitalismo sfrenato; critica che potrei anche sottoscrivere, ma che spinta a questi livelli mi risulta un po' indigesta ed eccessiva nel contesto di un libro fantasy. Questione di gusti, peraltro.
L'autore cerca di mantenere un tono solenne, e non mancano, più o meno riusciti, inserti con preghiere, evocazioni, incantesimi. Non sono un valido commentatore di poesia, mi limito a dire che trovo il tentativo parzialmente riuscito, ma ad un prezzo. Ovvero: Il Sigillo del Vento riesce ad avere una sua solennità, tuttavia è stata una lettura poco scorrevole, con uno stile a volte difficile.
Francamente indigeste molte descrizioni di combattimenti: assai dettagliati, lunghi, ma che mi davano poca immedesimazione. Il motivo è presto detto: elfi demoni, eroi vari ecc... hanno sia capacità fisiche eccezionali sia poteri magici. Un elfo o due (di quelli in gamba, beninteso) possono sbaragliare una unità militare di uomini. Gwyllywm si diverte a massacrare di spada avversari che potrebbe sbrigativamente eliminare con la magia, in più di una occasione quando la situazione finalmente sembra un po' problematica, certi personaggi la risolvono tirando fuori l'incantesimo spaccatutto che avrebbero potuto anche usare prima... insomma le battaglie sono molto magniloquenti ma le ho viste con un certo distacco, come quando si assiste a una partita di uno sport di cui non si capiscono le regole. Certe soluzioni "Deus ex Machina" con cui i compagni di viaggio di Gwyllywm vengono tramutati in guerrieri provetti mi sono piaciute assai poco, come anche il passato del protagonista come "genetista" al servizio degli Elfi Oscuri (nonché creatore di una razza di guerrieri detti berserker, tramite una specie di alterazione genetica delle potenzialità magiche). Sempre questione di gusti, a mio parere bisogna stare molto attenti a come si fanno incontrare le atmosfere magiche e i concetti (o i termini) della tecnologia.

D'altra parte, gustato con calma al giusto passo, questo libro ha mille sfaccettature piacevoli. Intermezzi filosofici, riflessioni, brani introduttivi ai capitoli che spiegano il passato di un personaggio o introducono gli avvenimenti che stanno per svilupparsi, sono elementi piacevoli da leggere e che danno spessore al libro. I personaggi principali sono ben delineati, gli Elfi protagonisti della sfida hanno un indubbio spessore: bello lo scontro finale con Raylyn, mi spiace solo che invece l'uccisione freudiana del padre di Gwyllywm non abbia avuto tutta l'importanza che forse avrebbe meritato. Trovo comunque valido lo svilupparsi delle mosse di entrambi i contendenti: Raylyn crea il suo piano e lo porta avanti reagendo alle mosse del fratello antagonista, e questo mostra che l'autore non si accontenta di limitarsi a un intreccio semplicistico.
Una delle scene che ho amato di più? Direi il mercante goblin alle prese coi ricordi del suo amore impossibile.

Come giudicare questo libro? Sicuramente un punto forte del nuovo fantasy italiano, ma con un'altalena di aspetti validi e di errori di gioventù, ci sono qua e là delle contraddizioni e delle ingenuità, e termini "poco fantastici" che stonano, lo stile non è fluido come preferirei. Comunque rimane un'opera notevole: la storia e l'atmosfera sono avvincenti, il protagonista è abbastanza grandioso per l'avventura eccezionale che deve affrontare, non mancano le emozioni. Credo che nel proseguire la serie delle avventure di Gwyllywm l'autore saprà raggiungere una maturità completa: e già ora, per quanto io non ami fare classifiche, potrei dire che ha mostrato più capacità di molti altri.

8 commenti:

  1. Chissà se è bello chissà se è brutto, ma un libro impostato su un roleplaying non fa per me.

    Big8

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  2. Un altro autore da mettere nella mia lista dei desideri, assieme a Coltri (che non riesco a trovare) e alla Iuorio (che prima o poi comprerò).

    Michele Giannone

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  3. @Michele Giannone: secondo me non ti deluderà, anche se è diverso dal tuo Krune. Quanto a "Zeferina" di Coltri, ne sento parlare così tanto che ormai ho una gran voglia di leggerlo anch'io.
    @Big8: lo pensavo anche io ma ho cambiato idea.

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  4. Vero tutto. Anche questa volta il tuo commento è attendibile, preciso e puntuale. Ma, come nel caso di altri romanzi (stranamente, visti i miei gusti, di autori uomini), il fatto che mi sia piaciuto mi ha fatto dimenticare che c'erano qua e là dei difetti.
    Far piacere a me un elfo è un'impresa quasi titanica! Uberto c'è riuscito, grazie a un personaggio assolutamente vivo e realistico.

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  5. @Francesca: grazie per il complimento, e per quanto riguarda gli elfi: questi sono così potenti e "sovrumani" che praticamente il fatto di chiamarli elfi è indifferente, e tutto sommato è meglio così. Però se gli elfi fossero rimasti nelle pagine di Tolkien ci avrebbero guadagnato tutti.

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  6. A volte sì e a volte no, dai. I questo caso penso che siamo di fronte a una variante interessante. In altri casi sai che anche io ho pregato che ci si astenesse dall'usare certi personaggi, ma in questo caso il personaggio del protagonista aveva una forza che ad altri, in altri testi, è mancata... secondo me.

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  7. ... forza emotiva intendo. Sai quanto sia importante per la composizione del mio giudizio il fattore emotivo.

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  8. Se uno scrittore vuol proprio tirarli fuori, devono essere elfi all'altezza della situazione, insomma :)

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