domenica 13 gennaio 2008

Beowulf e Grendel


Le saghe nordiche sono la base principale del "fantasy" come comunemente inteso dai più, oggi come oggi. La loro atmosfera è bellissima, va anzi molto al di là della qualità oggettiva dei testi: se vi siete arrischiati a cercare i versi o le prose originali da cui partono tante leggende, da Re Artù a Rhiannon, da Cu Chulainn allo stesso Beowulf, vi sarete resi conto che, senza una rivisitazione moderna, non si tratta di scritti adatti al nostro gusto. Beowulf e Grendel, una produzione cinematografica internazionale di un paio di anni fa (per la direzione di Sturla Gunnarson), compie una interesante revisione del mito a beneficio del grande schermo.
Questo è un film che non ha avuto grande risonanza, eppure a me è sembrato bellissimo. Usando i paesaggi della selvaggia e aspra Islanda (ma l'azione narrata si svolge in Danimarca), mezzi tecnici non eccelsi ma efficaci e un cast di attori che fanno il loro dovere pur senza eccellere, Beowulf e Grendel ci porta in una avventura con toni di mistero e leggenda, una storia violenta di un mondo duro. Non ci sono lungaggini estreme, ma qua e là il film si prende con alcune scene tutto il tempo necessario, e questo forse non potrà piacere a quelli che non riescono a concentrarsi su un dettaglio più di una manciata di secondi.
La trama (fermatevi qui se non volete che vi siano svelati dei particolari) differisce dal poema anglosassone in quanto Beowulf (che accorre in aiuto dei Danesi perseguitati dal troll Grendel) si prende la briga di riflettere sulla maniera in cui l'avversario opera, vi vedrà delle motivazioni e alla fine scoprirà la realtà celata dietro la vendetta sanguinaria del mostro. L'eroe sa che non c'è giustizia in quello che deve fare, ma lo farà, ponendo fine alla vita di Grendel. Dopo averlo ucciso sarà capace di onorare con decoro il caduto, terminando così il ciclo di odio e di vendetta.
Un altro tema del film è quello della conversione al cristianesimo dei Danesi, spinti ad abbandonare i propri dei pagani dalla disperazione di una lotta che sembra non lasciare scampo. In molte scene si ha la sensazione di un mondo che muore, di una magia che lentamente svanisce, sia nell'arrivo del prete che converte alla fine perfino il re, sia nella razionalità con cui Beowulf affronterà il problema della lotta contro il troll, a cui darà un finale violento ma con un accenno di giustizia. L'eroe, per molti aspetti, appare sottotono rispetto a certi personaggi esuberanti ed esplosivi cui le leggende ci hanno abituato. Segue il suo "destino" di eroe senza pretendere di fare la scelta giusta, né nei confronti del cristianesimo con le sue promesse di vita eterna che non sceglie ma che evita di osteggiare, né nei confronti del troll cui riconosce delle ragioni, ma che ucciderà lo stesso. In definitiva, a questo film va il merito di aver inventato un Beowulf un po' pessimista e molto più gentile di quello che ci saremmo aspettati.

Sito del film

2 commenti:

  1. sono ddaccordo con te, è un film eccellente e storicamente molto valido e ricercato (costumi, armi ed elmi). Purtroppo, film storici a questo livello, non se ne vedono molti in giro.

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  2. @ Anonimo: Be', adesso arriva Thor! Ok, sto scherzando...

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