martedì 31 maggio 2022

L'Acciaio Sopravvive

 Il 6 maggio ho avuto il piacere di assistere come spettatore a una presentazione alla Feltrinelli di Piazza Piemonte, dove Emanuele Manco, tuttora caporedattore di Fantasy Magazine e quindi una volta mio "capo," intervistava il traduttore Edoardo Rialti, che introduceva una serie fantasy di Richard K. Morgan.

La serie si chiama "Cosa Resta degli Eroi" ed è una trilogia, i titoli sono: L'Acciaio Sopravvive, Il Gelo Comanda, L'Oscurità Profana. L'iniziativa, curata da Rialti, parte da Mondadori, che riprende e porta a conclusione un tentativo andato ad arenarsi un decennio fa, quando Gargoyle pubblicò soltanto i primi due libri.

Richard Morgan è l'autore di Altered Carbon (Bay City), da cui è stata tratta l'omonima serie di fantascienza cyberpunk. Ottima serie, per inciso, purtroppo cancellata dopo due stagioni. Richard Morgan è anche autore di una critica piuttosto originale al lavoro di Tolkien, che avrebbe dato al lettore, nel Signore degli Anelli, la possibilità di osservare da vicino il mondo degli orchi (quando Frodo viene catturato), e di mostrarci le loro speranze e paure, ma avrebbe poi chiuso lo spiraglio e rinunciato a questa opportunità di svilupparli e far vedere il loro lato "umano."

Passando finalmente a L'Acciaio Sopravvive: ho comprato il primo libro della trilogia e l'ho letto piuttosto rapidamente. L'autore riconosce una serie di debiti nei confronti di varie influenze, ma a me ha ricordato, a tratti, un autore che lui non cita, ovvero Joe Abercrombie.

L'Acciaio Sopravvive richiama, almeno in parte, le atmosfere grimdark del suo connazionale, e le scene di grande violenza, di selvaggio combattimento, di disillusione dei personaggi. Già dalla partenza conosciamo tre protagonisti, eroi di una guerra precedente, reduci che se la vivono piuttosto male. Uno, Ringil, è una specie di semidio della guerra, ma la sua omosessualità fa di lui una specie di reietto di lusso. Nessuno se la sente di emarginarlo, quindi si emargina da solo, consapevole di non essere più, a qualche anno dai famosi fatti d'arme, agile e forte come era prima. Ha cercato di mantenere alcune relazioni e amicizie, ne scopre la falsità, l'insignificanza. Qualsiasi cosa faccia esiste una barriera trasparente ma inflessibile tra lui e il prossimo.

Tra i nomadi, più a nord, vive Egar Rovina del Drago: lui va invece alla grande con le donne, fin troppo, ed è capo di un clan. Ma nella guerra ha conosciuto la civiltà con le sue attrattive culturali e i lussi, e gli va stretto dover fare da esempio per i mandriani della tribù. Ne schifa la ristrettezza mentale, la cultura e la religione. E anche loro si rendono conto che Egar non riesce ad essere un buon capo, è diventato troppo diverso.

Edoardo Rialti (a destra) ed Emanuele Manco

La terza protagonista è una donna, o meglio un ibrido tra una razza aliena, i Kiriath, e gli umani. Si chiama Archeth ed è consigliera dell'imperatore di Yhelteth, un dominio molto esteso dove domina la religione della Rivelazione. Una specie di versione fantasy dell'Impero Ottomano, mi viene da pensare. Il sovrano ci tiene ai consigli di Archeth, e la protegge nonostante sia nera e omosessuale, odiata dai fanatici religiosi che la eliminerebbero volentieri. Poiché i Kiriath se ne sono andati, Archeth non ha alcuna compagnia con cui relazionarsi veramente, e vive nel rifugio della sua bella casa a Yhelteth, anche se la vediamo alle prese con dei "Timonieri," macchine (o biomacchine?) senzienti che i Kiriath hanno lasciato alle spalle.

Ma chi sono i Kiriath? E perché se ne sono andati? A spizzichi e bocconi apprendiamo alcuni fatti. La guerra del passato, quella in cui i tre eroi si sono conosciuti e hanno combattuto, è stata causata da un attacco del "Popolo delle Squame," una razza di lucertoloni intelligenti. I Kiriath hanno aiutato gli uomini a difendersi, ma poi hanno proceduto nel loro cammino. Il mondo di questo libro, in effetti, non è la Terra, o se lo è, si tratta di una Terra molto differente, in cui tra l'altro l'unico satellite si è sbriciolato in un disco, simile agli anelli di Saturno, chiamato Arcoluce. Il pianeta è un luogo dove diverse razze si incontrano, di passaggio o per cercare di prenderne possesso.

I nomadi li vediamo alle prese con "gli Smilzi" della prateria. Gli Aldrain sono una leggenda pericolosa, antica, ma non dimenticata. I Kiriath un popolo che si muove attraverso le "scorciatoie," luoghi "pressurizzati" sotterranei. Esistono altre dimensioni che si incontrano qui, i Luoghi Grigi, mondi paralleli da cui gli umani sono esclusi, anche se talvolta li percepiscono in sogno... e in questi mondi alternativi le cose del passato possono essere andate in modo diverso. Insomma c'è sempre la minaccia di una incursione da parte di nemici che gli umani possono contrastare solo con molta fatica o con l'aiuto di altri popoli misteriosi. E siccome questi altri popoli sono molto longevi (la stessa Archeth è bicentenaria) le loro motivazioni spesso non s'intrecciano con il vivere del popolo umano.

Nel primo libro emergerà una nuova minaccia che dovrà essere combattuta. Emergeranno molti personaggi, intrighi, divinità, miti e riti. Le scene di battaglia non mancano. E ci sono molte scene di sesso (principalmente sesso gay, se non gradite siete avvisati, e anche se gradite), caratteristica che mi lascia sempre un po' dubbioso: gli autori che indulgono nei dettagli pensano forse che la gente non sappia cercarsi la pornografia, se necessaria? E ci saranno anche una quantità di crudeltà e schifezze. Se no non sarebbe "grimdark," no?

Se devo essere sincero, vari punti di questo libro mi hanno lasciato insoddisfatto, sebbene ci siano anche dei punti a favore (la grande scorrevolezza dello stile, per esempio). L'umanità è troppo in ritardo rispetto a questi popoli antichi e misteriosi che fanno un po' il bello e il cattivo tempo, senza che le loro motivazioni siano molto chiare. E il grimdark, non voglio ripetere qui cose che ho già scritto, non mi attira particolarmente. Non ho deciso se andrò avanti con la trilogia. Ma spero di avervi illustrato alcuni elementi per permettervi di prendere la vostra decisione.

4 commenti:

  1. Li ho tutti e tre in lista... me ne hanno parlato un gran bene. Spero di trovare il tempo quest'estate.
    Grande anche Joe Abercrombie!

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  2. Richard Morgan è più interessante come costruttore di ambientazioni, sebbene le storie di Abercrombie mi siano sembrate più coinvolgenti... anche se alla fine mi hanno stancato un poco.

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  3. Il mondo, l'ambientazione di questa serie, sono interessanti. Il problema di Morgan, invece di focalizzarsi su questi elementi, a mio avviso punto di forza dell'opera, è di concentrarsi e compiacersi troppo delle scene di sesso che descrive. Non ho nulla contro di esse, purché siano pertinenti alla storia, cosa che non succede qui: a tratti sono quasi pornografia. Morgan ha voluto strizzare l'occhio a un certo tipo di platea, e questo ha fatto scadere l'opera, pertanto mi sono fermato al primo libro. Un peccato, perché se avesse fatto diversamente avrei continuato.

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  4. @ M.T. sono d'accordo, fondamentalmente. Arrivato alla fine del primo libro mi prendo una pausa di riflessione. Forse continuerò, e in tal caso mi sforzerò di arrivare alla fine della trilogia.

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