lunedì 15 luglio 2024

Come non farsi pubblicità con i social media

 Per prima cosa: non ce l'ho con nessuno, voglio solo raccontare un episodio che mi è capitato e che, devo dire, mi ha stupito un po'. E scusate se parlerò di cose che per molti (ma evidentemente non per tutti) sono estremamente banali e comprensibili.

Dal momento che sono su facebook anche per motivi promozionali, sebbene non mi faccia poi tutta questa gran pubblicità, spesso accetto le richieste di amicizia senza fare controlli. Ammetto che, quando arrivano da qualcuno con cui non ho alcun contatto in comune, dovrei farne.

Pertanto a volte accadono episodi curiosi, fra cui quello di un tizio che per una modica cifra avrebbe mandato via Messenger foto di lui stesso nudo. E anche una spasimante dal Burkina Faso. Ma quelle sono altre storie.

Nel caso in questione: un mesetto fa, semplicemente ho accolto una richiesta di amicizia, il richiedente mi ha ringraziato, io ho replicato con un pollicione alzato perché non è che avessi un gran che da dire, e la cosa sembrava finita lì.

Dopo pochi giorni mi arriva il messaggio successivo, che dice più o meno: lo sai che ho pubblicato il mio primo libro e che è un romanzo storico? Segue sinossi e la domanda se, "prima di chiedermi di comprarne una copia," fossi interessato a vedere la copertina.

Non ho risposto, sperando che la questione arrivasse a morire di morte naturale, ma dopo alcuni altri giorni arriva un link dove sono sollecitato a recarmi per trovare tutte le informazioni. Ancora non rispondo, potrei dire che mi sta rompendo le scatole, ma preferisco astenermi. E così ancora dopo qualche giorno lo scrittore mi manda un altro messaggio: chiede se ho guardato le informazioni, il libro è molto bello, garantito, ed è anche una ottima idea regalo!

Ok, a quel punto ho risposto. Ho scritto che se chiede l'amicizia in giro solo per spammare il proprio libro, è meglio che affidi il proprio marketing a qualcun altro.

La cosa sorprendente è che certe cose dovrebbero essere risapute fin da una ventina di anni fa, quando la prima ondata di aspiranti scrittori calò su internet come un'orda di Unni. La pubblicità generalmente infastidisce. Bisogna che sia 1) mirata, e 2) proposta in maniera appropriata. Certo, andare a proporre un libro a uno che libri li scrive potrebbe essere azzeccato, se non altro sotto il primo punto, anche se sospetto che parecchi scrittori italiani non leggano altri scrittori italiani, e tanto meno gli esordienti. Ma passiamo al secondo punto. Chiedere l'amicizia a qualcuno solo per spammare assolutamente non va bene, perché vuol dire cercare un contatto personale e trasformarlo in un dozzinale modo di fare affari, o provarci. È probabilmente peggio del marketing telefonico, peggio che entrare in un gruppo o nei commenti di un blog giusto per vomitare lo spam.

Quello che uno può cercare di fare è di "costruire" una presenza online, una propria pagina, blog, gruppo su un social, e lì proporsi con quello che si scrive, cogliendo l'occasione, magari, per parlare anche del processo creativo. Ma questo può funzionare solo se uno è attivo, presente, parla e conversa di vari argomenti. Se l'aspirante scrittore non ha tempo o voglia di farlo, meglio cercare altri sistemi.

Tanto per finire il post: lo scrittore in questione non mi ha replicato. Ma forse ha appreso qualcosa di utile.


2 commenti:

  1. Già mi trovo a disagio a propormi in quei siti dove dicono esplicitamente che accettano opere da recensire, se facessi come ha fatto il tipo mi cascherebbe la faccia, anzi no, mi correggo: non ce la farei proprio a propormi.

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  2. La faccia tosta a volte ci vuole, ma a volte non va bene nemmeno quella...

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