Questo film horror mi aveva, se devo essere sincero, piuttosto stufato fino alla metà della storia, se non di più. Non mi spiegavo però il grande successo, e quindi sono andato avanti fino alla fine, che spiega finalmente le cose e propone allo spettatore il succo della vicenda, e qui ho cominciato ad apprezzarlo di più. Sto parlando di Talk to Me (2022) dei fratelli Danny e Michael Philippou, australiani di origine greca.
La premessa del film, peraltro, non è delle più credibili. Un gruppo di ragazzi (qualcuno minorenne) si diverte con un oggetto dai misteriosi poteri magici, in grado di permettere il contatto con il mondo dei morti. Non la tavoletta per le sedute spiritiche o qualche misteriosa sfera di cristallo, bensì una specie di mano: sembra presa da un manichino ma forse all'interno vi è una vera mano mummificata: o così dicono. Ma la magia non funziona in maniera dubbia, o sporadicamente... funziona invece alla grande ogni volta! Da non credere quindi il fatto che l'aggeggio non sia stato "monetizzato" in qualche maniera o non sia diventato famoso.
Il film parla (indirettamente) di disagio giovanile, di genitori assenti o, se presenti, decisamente deleteri; di vite che non sanno che direzioni prendere e che non ricevono indicazioni plausibili da nessuno, nel mentre che il mondo annaspa in un vuoto esistenziale. Così anche indulgere in giochi pericolosi come questo rituale sembra diventare una cosa normale. E se prima erano solo alcuni ardimentosi a provarci, finisce che il gioco dilaga al di là del piccolo gruppetto, fino a che un ragazzino è coinvolto nella bravata e si fa molto male.
Il ragazzino è Riley, figlio di una madre decisamente troppo dedita al controllo, Sue, e fratello di Jade, sorella maggiore che non avrebbe voluto farlo partecipare al contatto con gli spiriti. Mia, l'amica di Jade, ha una responsabilità, perché il rituale deve durare solo 90 secondi, diciamo che è una regola. E per Riley s'era deciso di limitarsi a 50, ma lei era convinta che, tramite il ragazzino, stava parlando la madre morta da poco. E quindi ha fatto allungare il limite. Così Riley resta posseduto, comincia a comportarsi in maniera autolesionista e si fa male.
Ritenuta responsabile del fattaccio, Mia si sente in colpa e deve scoprire il modo di aiutare Riley. E anche qualcosa di più sulla morte di suo padre. E qui la vicenda comincia a farsi interessante. Ma ho anticipato fin troppo, e quindi invito il lettore che non abbia già visto il film a saltare al [Fine SPOILER] più in basso. Agli altri racconterò di più.
[Inizio SPOILER]
Mia si convince di essere entrata in contatto con sua madre e segue i suoi consigli per liberare Riley che è trattenuto nel mondo degli spiriti (e quindi resta comatoso in ospedale). Ma comincia presto a esserci una discrepanza tra quello che Mia ritiene di percepire e quello che veramente succede ed è mostrato allo spettatore, che può iniziare ad avere forti dubbi su quanto la ragazza sia in controllo della situazione.
Lo spettro della madre, o qualsiasi cosa sia, si rivela essere lo strumento della discesa all'inferno di Mia, che finisce tra l'altro per essere manipolata fino a uccidere il proprio padre, prima di attentare alla vita di Riley. Alle fine Mia rimane uccisa, e divenuta a sua volta uno spettro, viene evocata da un nuovo gruppo di ragazzi usando il rituale magico e la famosa mano. Ora è "dall'altra parte" del gioco, e qui finisce il film.
Quella che sembra l'avventura dell'intrepida eroina è in effetti la sua caduta nelle macchinazioni di uno spirito maligno, e la sua rovina. Abile la sterzata da parte dei registi che evitano il ripetersi di una trama scontata e scelgono un finale non ottimista.
[Fine SPOILER]
Il film, oltre a una valida trama (salvo qualche momento al rallentatore nell'avvio) ci offre dei momenti carichi di tensione e delle belle raffigurazioni degli spiriti provenienti dal mondo dei morti. Belle nel senso che sono ben fatte e quindi fanno veramente schifo. Talk to me è da recuperare, se non l'avete già visto.
Nel cast si segnalano Sophie Wilde nella parte di Mia, e Miranda Otto (che certamente ricordate dai film di Peter Jackson sul Signore degli Anelli) nella parte di Sue, la madre di Ridley.
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