Per gli amanti degli abissi, un'altra storia proposta da Netflix: parlo del film-documentario Respiro Profondo (The Deepest Breath) che ci porta nel mondo dell'Apnea sportiva, competizioni ricche di trionfi e tragedie, come abbiamo visto di recente nel film Senza Limiti.
Nel film si raccontano le vite parallele di Alessia Zecchini, campionessa italiana di apnea, e di Stephen Keenan, il suo safety diver (subacqueo di sicurezza, ma penso che in questi sport si usi sempre l'inglese per definire il ruolo).
Il sodalizio fra i due, nello sport come nella vita, è stato bruscamente interrotto nel 2017 quando un incidente durante una delle imprese della Zecchini è costato la vita a Keenan. Il documentario è inquietante perché, mentre Senza Limiti è un film, quindi ricostruisce vita e morte di persone vere cambiando però i nomi e qualche circostanza, e usando degli attori, qui abbiamo i veri protagonisti con veri filmati, e anche immagini dell'incidente mortale. Da notare che, in entrambi i drammi che hanno ispirato queste pellicole, la scarsità di mezzi e di organizzazione ha giocato un ruolo nel peggiorare le cose.
Non mi addentro ulteriormente nella questione, così come non ho analizzato su questo blog un'altra catastrofe subacquea recente, l'incidente del sommergibile Titan avvenuto lo scorso giugno. Mi limito a dire che certe imprese implicano una quota di rischio elevata, e che più di tanto non si può mitigare. Dovrebbero essere più regolate; con tutto il rispetto per le vittime, c'è qualcosa che non va.
Visto il livello di rischio, in certe cose non si può risparmiare in mezzi e sicurezza: già le cose possono andare male se si è preparati a dovere, figurarsi se invece non si fa così.
RispondiEliminaVero. Però questi sport estremi, poiché non ci sono grandi quantità di pubblico che segue gli eventi dal vivo o in TV, non generano un enorme giro di affari. Anche se chi raggiunge dei record è abbastanza famoso, non diventa ricchissimo, quindi può darsi che il budget per la sicurezza sia risicato. Inoltre ci si trova, per forza, in acqua, magari non vicinissimo alla costa (bisogna avere a disposizione un certo fondale) e magari presso piccoli luoghi turistici senza grandi ospedali nelle vicinanze. Quindi a volte, anzi spesso, il soccorso specializzato non è immediatamente a portata di mano.
RispondiEliminaChi pratica l'apnea è ben capace (visto che i "blackout" accadono spesso, ovvero gli atleti svengono durante gli ultimi metri di risalita) di fornire primo soccorso. E ovviamente ci sono sempre bombole a portata di mano. Ma in circostanze serie, ovvero quando i polmoni dell'annegato si sono riempiti d'acqua, le vie aeree sono ostruite per la presenza di schiuma ecc... la presenza di un medico con il defibrillatore, e le apparecchiature per ventilazione, aspirazione, dovrebbe essere il minimo. Parlo di presenza in acqua, nelle imbarcazioni che seguono questi eventi. In entrambi i casi relativi a Respiro Profondo e all'altro mio post, Senza Limiti (che è riferito a un fatto vero), il medico attrezzato non c'era, e non c'era sulla costa un veicolo di soccorso con personale esperto, pronto per caricare la persona e portarla in ospedale.
Senza contare che gli incidenti mortali, come quello che si portò via la campionessa Natalia Molchanova, avvengono anche in "banali" immersioni di allenamento a poche decine di metri, e non solo durante momenti estremi come i tentativi di record.