Non è facile valutare un film muto del 1927. In effetti, qualsiasi giudizio che io possa darne è limitato dal tempo trascorso, dalla mancanza del sonoro, e dalla conseguente povertà tecnica, per quanto questa pellicola fosse una meraviglia di inventiva per i suoi tempi. Parlo di Metropolis di Fritz Lang; alla fine me lo son visto nella versione ora disponibile su Amazon Prime, che è quella creata da Giorgio Moroder con musica moderna, quindi con un'atmosfera indubbiamente differente e anche un minutaggio molto più breve rispetto al film originale. Inoltre l'immagine è talvolta alterata e rovinata per la cattiva conservazione della pellicola. Insomma, non è la stessa esperienza che uno avrebbe avuto andando al cinema un secolo fa. Dopo l'adattamento di Moroder altro minutaggio del film venne rinvenuto e restaurato ma... questa nel bene e nel male è la versione che ho visto io.
Film di fantascienza che, dicono, è stato di modello a molte creazioni anche assai più recenti (addirittura Blade Runner? sarà vero?), Metropolis ha in effetti una trama fin troppo elementare (e scusate le anticipazioni, ma insomma, è passato quasi un secolo...).
Trama. Come probabilmente già sapete, il film è un drammone sociale. Nella città avveniristica che vediamo riprodotta con sapiente tecnica (visto che Lang non aveva certo a disposizione tecnologie paragonabili a quelle di oggi) le masse operaie sgobbano nei settori sotterranei, dove ci sono le fabbriche e i quartieri poveri. Uomini sfruttati, ridotti a lavori sfibranti, schiavi delle macchine (le mogli degli operai nel film si vedono, ma non lavorano in fabbrica). Vediamo questi operai muoversi in maniera grottesca, alienata, uniforme, e impegnati in compiti che li forzano a operazioni apparentemente prive di scopo. Il tutto con incidenti industriali e una tensione sociale pronta ad esplodere.
Esiste a quanto pare una società segreta di rivoluzionari, fatto che preoccupa Fredersen, il padrone. Ma in effetti Maria, una specie di santa e martire dei bassifondi (e l'unica persona che abbia un cervello, apparentemente, in tutta la classe dei non ricchi), profetizza l'arrivo di un mediatore che sappia affrontare i problemi "con il cuore" riportando armonia nella comunità.
Freder, il figlio del padrone, simpatizza per gli operai, e cerca di far qualcosa per la loro condizione. Ma Fredersen ha deciso di screditare Maria, e cerca l'aiuto di Rotwang, un inventore. Costui aveva amato la stessa donna, ora morta, che poi era andata in sposa a Fredersen (la madre di Freder, quindi); addolorato per la perdita ha quindi creato un robot per sostituirla, ma Fredersen lo incarica di dare alla macchina l'aspetto di Maria, per screditarla di fronte ai lavoratori.
Rotwang rapisce Maria per dare le sue sembianze alla macchina e toglierla di torno. Così la "cattiva" Maria, in realtà un robot, organizza sedizioni e lancia addirittura una rivolta, incoraggiando i lavoratori a distruggere le macchine. In questo modo una alluvione distruggerebbe le case dei lavoratori e i bambini morirebbero. Nonostante siano avvisati, gli operai proseguono nella distruzione.
Perché Maria (finta) lo fa? Non si sa, il robot è impazzito, ha un sacco di comportamenti malvagi, sembra mirare alla devastazione di tutto. Perché i lavoratori la seguono a proprio danno? Non si sa, devono essere ancora più cretini di come sono stati descritti nel film. Di fatto la vera Maria, liberatasi dalla casa di Rotwang, riesce a salvare i bambini dall'alluvione e la "falsa" Maria è catturata e bruciata. Freder, che ama Maria, sa finalmente che quello è un robot. In una lotta finale elimina Rotwang, e si afferma come il mediatore che con il "cuore" metterà padroni e lavoratori d'accordo.
Tutto qui? In verità ho ridotto le cose all'osso, però praticamente è tutto qui. Io volevo trattenermi nel mio giudizio, temendo di essere prima o poi inseguito da critici cinematografici armati di ascia, ma poi ho scoperto che quel che ne penso io è stato già detto da molti altri: la trama è semplicistica e stupida, le idee espresse ritrite o ridicole. Può capitare, del resto gli Avatar (1 e 2) hanno avuto successo, e che livello di storia ci raccontano? Comunque Metropolis merita di restare famoso per le suggestioni, per certe cose che si vedevano per la prima volta, per il design, per alcune grandiose scene ottenute con grande spesa. Chiaramente, è necessario essere capaci di contestualizzare.
Parliamo un secondo delle persone coinvolte nella produzione, e cominciamo da Fritz Lang: come regista, produttore ecc. è stato molto influente (suo anche M- Il Mostro di Dusseldorf). Fuggì dalla Germania dopo l'avvento del nazismo e lavorò negli USA, il che gli permise di essere, ai suoi tempi, ancor più famoso. Thea von Harbou, la sceneggiatrice (e autrice del romanzo da cui Metropolis è tratto), fu per un certo periodo sposata a Lang, ma non ne seguì le scelte politiche, rimanendo a lavorare nel cinema tedesco. Gli attori non è facilissimo valutarli, in un film muto. Mi ha colpito favorevolmente Alfred Abel (che interpreta Fredersen, il capitalista padrone della città). Degna di nota anche Brigitte Helm, nella parte di Maria e del malvagio robot che ne prende le sembianze.
Vale la pena, oggi come oggi, di vedere questo film? Se avete un interesse verso la storia del cinema, sì, e ci sono dei momenti interessanti, ma certo non abbiamo una gran trama.
Un film come questo va visto con occhi innocenti, gli stessi dei fortunati spettatori che lo hanno visto all'epoca. Al di là della trama, l'ho sempre trovato incredibilmente artistico ed affascinante, una di quelle esperienze da fare almeno una volta nella vita!
RispondiEliminaCi sarebbe tanto da scoprire... c'erano altri temi trattati, e il film durava tre ore. Non è possibile oggi riprodurlo nella sua interezza e non so cosa ne verrebbe fuori. Come scrivevo, ha i suoi momenti, dei "videoclip" di una strana bellezza. E gli va riconosciuto di essere un capostipite, di aver creato un immaginario fantascientifico solenne, catastrofico, inquietante, che è stato di ispirazione per tanti.
RispondiEliminaMa a uno che segue solo il cinema moderno, o a me stesso quando avevo 15 o 20 anni, non saprei se consigliarlo.